Andate piuttosto dai venditori e compratevene
26 AGOSTO (Mt 25,1-13)
Vi sono dieci vergini, cinque di esse sono sapienti e cinque stolte. In questa parabola di Gesù è nascosta una verità che urge mettere sul candelabro, così che possa illuminare la nostra coscienza e orientarla verso la luce più pura e più santa. La sapienza dona il fine vero alla vita dell’uomo. Essa è la volontà di Dio rivelata, donata, scritta, ma anche cercata, trovata, per essere trasformata in nostro quotidiano agire.
Poiché nessun uomo può darsi la verità del suo essere, neanche si può dare la verità del suo agire. Verità dell’essere e dell’agire sono date da Dio, per creazione, rivelazione, illuminazione, direttamente, attraverso la sua voce, indirettamente per mezzo dei suoi messaggeri, inviati, profeti. Se l’uomo non ascolta il suo Signore, non sa chi lui è e non conoscendosi nella sua essenza, mai potrà conoscere il fine del proprio essere. Necessariamente vivrà in una stoltezza perenne. In fondo i dannati questo attestano a se stessi: abbiamo fallito la nostra vita, perché le abbiamo dato un fine falso, empio, immorale. Non abbiamo seguito la via della verità.
«La nostra vita è breve e triste; non c’è rimedio quando l’uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dal regno dei morti. Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati: è un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore, spenta la quale, il corpo diventerà cenere e lo spirito svanirà come aria sottile. Il nostro nome cadrà, con il tempo, nell’oblio e nessuno ricorderà le nostre opere. Venite dunque e godiamo dei beni presenti, gustiamo delle creature come nel tempo della giovinezza! Saziamoci di vino pregiato e di profumi, non ci sfugga alcun fiore di primavera, coroniamoci di boccioli di rosa prima che avvizziscano; nessuno di noi sia escluso dalle nostre dissolutezze. Lasciamo dappertutto i segni del nostro piacere, perché questo ci spetta, questa è la nostra parte. Spadroneggiamo sul giusto, che è povero, non risparmiamo le vedove, né abbiamo rispetto per la canizie di un vecchio attempato. La nostra forza sia legge della giustizia, perché la debolezza risulta inutile. Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade». Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile (Cfr. Sap 2,1-22).
Il tempo è breve. La vita scorre in un attimo. Le vergine stolte si sono trovate prive di vera finalità. Hanno delle lampade senza olio. Il fine della lampada è la luce, non il buio. Vi è un momento in cui il fine si può recuperare, e un momento in cui non si può più. Il Signore viene, la porta della luce si chiude. Non si entra. Non ci conosce.
Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.
Sbagliare il fine della propria vita – conoscere, amare servire Dio in questa vita per goderlo nell’altra in paradiso – ci esclude dal regno eterno del Signore. Tutto deve essere usato come mezzo per il raggiungimento del vero fine. Oggi purtroppo tutto è divenuto fine a se stesso, spesso anche la preghiera, i sacramenti, altre cose.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci il vero fine della vita.