Andate a imparare

Per Gesù la Scrittura Antica è come l’alfabeto che ci consente di formare ogni parola necessaria per conoscere Cristo Gesù. Anche se poi la Parola formata va infinitamente oltre la sua lettera perché in Cristo vi è lo stesso Dio eterno che è disceso dal cielo e si è fatto uomo. Essendo i farisei senza alcun alfabeto, erano non solo degli incapaci ignoranti riguardo alla lettura di ogni Parola scritta dal Padre su Gesù, all’ignoranza aggiungevano una cattiveria e una malvagità unica, tanto grave di trasformarli in spietati accusatori, denigratori, distruttori di chiunque altro pensasse o solamente osasse dire qualcosa che fosse anche in una minuscola parte differente dal loro pensiero e dal loro modo di agire. I farisei si ritenevano i soli depositari della santità. La loro però era una santità senza santità, perché neanche l’alfabeto della santità da essi era conosciuto. Vivevano di assurde pretese, nel nome delle quali gettavano ogni veleno sugli altri. La loro presunta e immaginata santità li spingeva a prendere il posto di Dio, a legiferare in suo nome, a stabilire il bene e il male, a decidere per chi era la misericordia e il perdono e per chi mai invece si sarebbe dovuto accostare al Signore. Loro si sentivano padroni del cuore di Dio, possessori dell’unica chiave. Se essi aprivano, il cuore si apriva, se essi chiudevano, il cuore si chiudeva. Questo il loro malvagio, satanico, diabolico analfabetismo.

Gesù apre il cuore della misericordia del Padre ad un pubblicano, ritenuto dai farisei, un rinnegato, un reprobo, un nemico del popolo del Signore. È la più grande rivoluzione religiosa operata da Cristo Signore. Anche per i pubblicani e per ogni altro peccatore Lui è venuto. E infatti questo suo gesto fu ben compreso da tutti gli altri peccatori, amici di Levi, i quali subito accorsero e sedettero a tavola con Gesù. È lo scandalo. Gesù è visto come un sovversivo, un distruttore dell’ordine costituito. I farisei vedono il gesto di Gesù come una vera sfida al loro prestigio. Vedono Gesù come uno che agisce, pensa, decide, opera in modo contrario alla loro falsa dottrina. Non parlano direttamente con Lui, ma con i suoi discepoli. Gesù ascolta le loro parole e subito interviene con una immagine molto eloquente: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. Con questa prima affermazione Gesù si qualifica come vero medico del cuore e della mente, dell’anima e della coscienza dell’uomo. Il medico non è per i sani, ma per i malati. Se i farisei sono medici dei sani, esercitino pure la loro medicina. Lui non è stato mandato per i sani, ma per quanti sono sofferenti nel cuore, nello spirito, nell’anima. Non si ferma a questa prima verità. Dice loro che prendano l’alfabeto di Dio e che imparino a comporre la parola misericordia e a trovare in essa il suo vero Significato: “Andate a imparare che cosa vuol dire: misericordia io voglio e non sacrifici”. Se i farisei vogliono sapere cosa sta operando Cristo Gesù, devono imparare a legge l’alfabeto del Signore. È lì la chiave di tutto.

Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano» (Mt 9,9-17).

Oggi, se Gesù potesse indicarci una via di salvezza, non ci chiederebbe di andare a imparare le parole del Padre. Andrebbe ben oltre, perché in verità noi siamo ben oltre. Ci chiederebbe di iniziare a imparare a comporre non parole del suo Vangelo, ma lettere. Oggi al cristiano manca la stessa comprensione non delle parole, ma delle stesse lettere. Non sa neanche distinguere una lettera da un’altra lettera. Quando legge è astruso, non senso, enigmatico, ermetico. È scritto in una lingua della quale non conosce più neanche il suono. Al cristiano oggi Gesù chiederebbe di sedersi umilmente sui banchi della scuola del suo Santo Spirito e iniziare ad individuare ogni lettera che poi servirà a comporre le sue parole e a dare ad esse il vero significato, quello che lo Spirito ha posto in esse, dopo averlo attinto dal cuore del Padre. Quando il Vangelo diviene straniero per il cristiano e il cristiano straniero per il Vangelo, uno solo può creare verità nei cuori: lo Spirito del Signore. È Lui l’inventore di ogni lettera del Vangelo, è Lui che ha composto le Parole, è Lui che le ha colmate di divina ed eterna verità. Alla sua scuola ci si deve presentare con molta, grande umiltà. Se ci si presenta con l’arroganza e la tracotanza dei farisei, Lui si ritira e sarà il diavolo a farci da maestro. Noi pensiamo di essere ammaestrati dalla divina sapienza, in realtà siamo alla scuola di Satana.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci discepoli umili dello Spirito Santo.