Àlzati, prendi la tua barella e cammina

MARTEDÌ 24 MARZO (Gv 5,1-16)

Che l’uomo, quando è nel peccato, pensa e agisce da stolto, è un fatto di quotidiana evidenza. Oggi vediamo il male, lo detestiamo, ci strappiamo le vesti, da ottime prefiche sappiamo anche intonare il lamento funebre. Ma tutte queste cose sono visioni di stoltezza. Vediamo il male, non vediamo la causa che lo produce. Ci ribelliamo al male, ma poniamo ogni attenzione perché nessuno sveli e manifesti l’albero che lo produce. Se poi una persona, per leggerezza, inavvertenza, incoscienza, o anche con volontà, dovesse rivelare la causa, subito viene accusata di omofobia o addirittura di volere imporre la sua visione agli altri. E intanto il male ogni giorno divora le sue vittime. Ma questa modalità del peccato la vediamo anche nei farisei e negli scribi del tempo di Gesù. C’è un uomo che da ben trentotto anni è nell’incapacità di camminare. Vorrebbe scendere nelle acque per essere guarito. Ma neanche questo può fare. Essendo nella non possibilità di muoversi, avrebbe bisogno di un aiuto. Ma nessuno si occupa di lui. Tutti invece si interessano alle proprie malattie e ai propri affanni.

Gesù è sotto i portici della piscina, detta di Betzatà. Vede quest’uomo. Dopo un brevissimo dialogo, gli dona un ordine: “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”. Il comando è subito eseguito. L’uomo si alza, prende la sua barella e si dirige verso casa. Subito esce dalle tenebre il mondo della stoltezza e del peccato. Questo mondo vede un uomo camminare e neanche si interessa del suo stato precedente. Era un uomo immobile da ben trentotto anni. Di cosa di preoccupa? Che lui porti una barella in giorno di sabato. Non si interessa per nulla dell’altro comando dato da Gesù: “Àlzati e cammina”. Se solamente si fosse occupato del primo comando, avrebbe potuto comprendere che una persona che dona un tale ordine e la parola si compie, non può non essere che un profeta mandato da Dio. Se è vero profeta, la sua Parola è vera Parola di colui che lo ha mandato e di conseguenza non vi potrà mai esistere conflitto tra la Parola scritta di Dio e la Parola orale. Infatti portare una barella non crea nessun conflitto con la Legge del Sinai, il cui spirito è ben differente dal pensiero degli scribi.

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Chi vuole vedere con saggezza, agire con saggezza, ragionare con saggezza, deve lasciare il mondo del peccato, del vizio, della trasgressione dei Comandamenti. Questi farisei e scribi così zelanti per la loro legge del sabato, disobbedivano ai più grandi comandamenti delle Legge del Signore. Le loro prescrizioni sul sabato erano solo una maschera per nascondere il loro vuoto spirituale e il loro marciume di peccato. Gesù svela la loro grande e universale ipocrisia e per questo essi desiderano la sua morte. Essi sono il mondo delle tenebre che si schiera contro il mondo della luce. Questa verità va gridata anche al cristiano. Se lui entra nel mondo del male e diviene male con il male, anche lui indosserà la maschera dell’obbedienza alla sua legge di peccato e di morte, presentata come vera interpretazione della legge Santa del Signore. In nome di Dio si adora la falsità. In nome di Dio si uccide la verità. Questo fa l’uomo di peccato.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che i cristiani siano uomini di purissima verità.