All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua
Per comprendere il brano del Vangelo offerto alla nostra meditazione e riflessione, dobbiamo ricordare cosa è avvenuto nel tempio di Gerusalemme circa nove mesi prima: “Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo»” (Lc 1,13-20). Zaccaria è muto perché non ha creduto. Il non poter parlare deve essere un segno per lui. D’ora in poi non potrà narrare le meraviglie che il Signore vuole realizzare per mezzo di lui. Mentre il sole, le stelle, ogni elemento della creazione narra le glorie del suo Dio, Zaccaria, per mancanza di fede nella Parola dell’Angelo, dovrà tacere finché ogni Parola proferita non si sarà compiuta. Mentre tutto si compie, lui deve tacere, non può parlare. Si ricorderà così per tutti i giorni della sua vita che la vera parola nasce dalla fede. Parlare dalla non fede a nulla serve. Non si cantano le glorie del Signore.
Applichiamo questa verità al cristiano. Che lui parli all’uomo dalla sua non fede, di certo non canterà mai le glorie del Signore. Il vero missionario di Gesù non è colui che parla all’uomo dalla parola dell’uomo. Parla invece all’uomo dalla Parola di Dio che si è compiuta nella sua vita. Il sole dice all’universo che non sono in esso le ragioni del suo esistere e del fine della sua luce. Ma anche le stelle, gli abissi marini, ogni altro elemento della creazione, grida che esso è stato creato e che Dio gli ha assegnato un posto nel mistero della sua provvidenza. Celebra le glorie del Signore per il fatto stesso di esistere. Per l’uomo invece il fatto di esistere mai celebrerà le glorie del Signore. Gli occorre necessariamente la fede. La fede è solo nella Parola del Signore che ha cambiato, rinnovato, santificato, redento, elevato la sua vita. La fede non è nel Vangelo, non è nella Scrittura Santa, non è in Dio, non è in Cristo, non è nella Chiesa, non è nei suoi sacramenti, non è nella sua luce. È invece nel Vangelo, nella Scrittura, in Dio, in Cristo, nello Spirito Santo, nella Chiesa, nei sacramenti, nella grazia, nella luce che ha trasformato per intero tutta la sua vita e che giorno dopo giorno la rinnova e la redime., liberandola da ogni residuo di peccato, anche lieve, piccolo, insignificante.
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui (Lc 1,57-66).
Possiamo annunziare tutto il Vangelo, ma essere muti. Possiamo citare la Scrittura a memoria ed essere muti. Possiamo possedere la scienza teologica degli Angeli e degli uomini ed essere muti. Possiamo dare anche le nostre sostanze ai poveri ed essere muti. Possiamo celebrare ogni giorno mille Sante Messe ed essere muti. Possiamo predicare da tutti i pulpiti della terra ed essere muti. Quando noi siamo voce di Dio in questo mondo, voce di Cristo, voce dello Spirito Santo, voce della Chiesa, voce della Scrittura, voce del Vangelo? Quando la Parola del Signore trasforma il nostro corpo così come la Parola del Padre trasformò il corpo di Cristo sulla croce e nel sepolcro. La prova che noi parliamo la Parola di Dio, il segno che noi diciamo ogni cosa dal cuore di Cristo è quando noi ci lasciamo trasformare dalla Parola nel corpo, nell’anima, nel cuore, nella volontà. Zaccaria non crede nel tempio, non potrà parlare nel mondo. Non ha creduto. Non ha trasformato la Parola dell’Angelo in sua vita. Il suo mutismo sarà tuttavia temporaneo. Finché ogni Parola dell’Angelo non si sarà compiuta a suo tempo. Ora che suo figlio è stato circonciso e ha ricevuto il nome datogli dall’Angelo prima dello stesso concepimento, Zaccaria potrà narrare le glorie del Signore. Sarebbe opportuno che ognuno di noi si chiedesse: “Canto io le glorie del Signore o sono un muto che cammina nella storia? La mia parola rivela tutta la grandezza del nostro Dio o è parola inutile, vana, perché parla di cose della terra?”. Un esame di coscienza urge. L’uomo ha bisogno di conoscere il suo vero Cristo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci ad essere sempre voce che canta la gloria del nostro Dio.