Al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno
7 AGOSTO (Lc 12,32-48)
Credo che l’immagine più vera per illuminare le parole di Gesù Signore dette oggi ai discepoli: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina”, sia la liberazione dei figli di Israele dalla dura schiavitù d’Egitto. Quando il Signore Dio Onnipotente scese per liberarli e per introdurli nella terra dove scorreva latte e miele, essi lasciarono case, possedimenti, ogni altra cosa. Portarono con sé ben poca cosa. Era tanta la fretta di lasciare l’Egitto che non c’era il tempo neanche di far fermentare il pane. Per nutrirsi, portarono con loro pasta azzima, cioè non lievitata. Si spogliarono di tutto.
Gesù dice che al Padre nostro è piaciuto di darci il suo regno, la sua terra, nella quale anche per noi scorre ogni abbondanza di beni. È come se il Signore ci offrisse un castello ricco di tutto il suo cielo e noi volessimo portare in esso i nostri tuguri e le nostre misere, logore, baracche. È un controsenso. È come se noi volessimo rendere più luminosa la luce del sole, portando su di esso una candela o una lampada a petrolio. Ma anche se portassimo tutte le luci della terra, sarebbe sempre oscurità per il sole. Tant’è che appena lui sorge, le nostre lampade diventano tutte inutili.
Chi entra nel regno dei cieli, chi riceve da Dio questo grandissimo dono, per entrare in esso, è giusto che lasci tutte le cose della terra. Sono inutili. È come se il figliol prodigo ritornasse nella casa del Padre portando in essa la ricchezza delle sue carrube. Queste gli servivano mentre pascolava i porci. Nella casa del Padre esse non hanno alcun valore. Sarebbe da stolti introdurle in essa. Eppure noi tutti vogliamo portare nel regno di Dio, nella casa del Padre, le nostre povere carrube e i nostri tuguri. Nel regno di Dio si entra così come si opera il passaggio nell’eternità. Lasciando tutto ciò che è ricchezza di questo mondo. A Dio non servono le nostre ricchezze. Il suo regno oscura ogni ricchezza di questo mondo e la rende inutile.
Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
Non si può essere regno di Dio se rimaniamo attaccati alla nostra volontà, alla nostra terra, ai nostri tuguri, alle nostre carrube. Si entra nel regno di Dio accogliendo la sua volontà e facendola nostra, obbedendo ad essa per tutti i giorni della nostra vita. È questo il vero regno di Dio: liberarci dalla misera ricchezza dei nostri pensieri e della nostra volontà per entrare nella vera ricchezza della volontà e dei pensieri del nostro Dio, che vengono a noi rivelati da Cristo Gesù e aggiornati dallo Spirito Santo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero regno di Dio.