Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna?

L’uomo è creatura fatta da Dio a sua immagine e somiglianza e deve al suo Creatore e Signore ogni obbedienza. Non esiste nella creazione un solo essere che possa vivere senza obbedienza. Ogni cosa, anche quella inanimata, quella che si trova nelle lontane galassie, il sole e la luna e ogni altra stella o pianeta, esiste per obbedire ad un preciso odine o comando del suo Creatore e Signore. Solo due creature possono disobbedire a Dio: l’angelo e l’uomo. Il Signore però ha avvisato l’uomo che se esce dalla sua obbedienza, entra nella morte. Lo ha anche avvisato che se non torna nell’obbedienza, la sua morte si trasformerà in morte eterna. Esisterà, non ritornerà nel nulla, ma si consumerà nella morte per sempre, in un fuoco che brucia, ma non si consuma, tormenta l’uomo, mai però si esaurisce. Questa verità oggi è stata cancellata da quanti sono chiamati a gridarla ad ogni uomo, perché abbandoni il regno della morte ed entri nel regno della vita. Con quali risultati? La loro stoltezza e insipienza sta trasformando la terra in un gigantesco inferno di morte. Le città stanno divenendo inferni di morte, le case inferni di morte, la cultura è di morte, le leggi sono di morte, l’uomo è un seminatore di morte e anche la scienza anziché a servizio della vita si sta trasformando in scienza per la morte. Se l’uomo è nella morte nulla potrà produrre per la vera vita. La vera vita nasce dalla più pura obbedienza alla volontà del suo Dio, alla sua Legge, alla sua Parola.

Il Signore costituisce un popolo per costituirlo portatore e creatore i vita per ogni altro popolo. Esso però da popolo del Signore per il suo Signore, diviene e si fa popolo senza il Signore contro il suo Signore, rifiutandosi di prestare a Lui l’obbedienza chiesta, nella quale solamente lui sarebbe potuto divenire popolo di vita per tutti i popoli. Il Signore manda numerosi profeti perché esso ritorni ad essere il popolo del Signore, per il Signore. Tutto è stato vano. La sordità è stata sempre somma. Infine manda anche il Figlio suo, il suo Unigenito. Quale fu la decisione di questo popolo? Togliere il Figlio fuori dalla vigna, ucciderlo, così la vigna sarebbe stata sempre del popolo. Ma sarebbe stata una vigna di morte per la morte, non invece una vigna di vita per la vita. Può il Signore e il Creatore permettere che il mondo intero rimanga nella morte perché i “missionari” della sua vita hanno scelto di essere popolo nella morte per la morte? La sua decisione è ferma. Darà la vigna ad altri, li priverà cioè della missione di vita per la vita e la darà ad altri perché la vivano secondo purezza di verità e giustizia, lasciando che essi vivano di morte per la morte. Il Signore ha pietà della sua creatura. Non vuole che l’umanità finisca nelle tenebre eterne. Se lasciasse la missione a questo popolo che ha deciso per la non missione, di certo non amerebbe la sua creatura. Invece Lui ama e dona la missione ad altri.

Poi prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. Disse allora il padrone della vigna: “Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!”. Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”. Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri». Udito questo, dissero: «Non sia mai!». Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo? Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato». In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro (Lc 20,9-19).

Questa legge di amore eterno del nostro Dio vale anche per discepolo di Gesù. Quando il cristiano si consegna a strutture, forme, vie, pensieri, teologie, filosofie, dottrine che sono solo di morte per la morte, perché non danno più vita, il Signore interviene e suscita nuovi cuori, nuove menti, perché entrino essi nella pienezza della sua vita che è in Cristo e che si vive per lo Spirito Santo e per essi la via della vita venga fatta conoscere ad ogni altro uomo. La storia ci attesta che ogni forma, un tempo fiorente nel dare la vita, quando si fossilizza e si chiude in se stessa, subito dal Signore viene saltata e per il suo Santo Spirito suscita nuove forme e nuove vie capaci di parlare ai cuori perché lascino il mondo della morte ed entrino in quello della sua vita. Quanto nasce all’interno della Chiesa o risplende sempre per dono di vita ad ogni uomo, oppure dal Signore sarà scalzato. Lo priverà del suo Santo Spirito ed esso diverrà un rudere storico, senza però più alcuna incidenza nel tempo presente. Il nostro Dio non è il Dio delle forme senza vita, dei popoli senza vita, delle strutture senza vita. Lui è il Dio della vita e vuole che ogni suo fedele viva pienamente in Cristo per lo Spirito Santo e in Cristo per lo Spirito Santo porti vita, la sua vita, ad ogni altro uomo. Se noi diveniamo uomini di morte per la morte, Lui scende, cerca, trova altre persone che possano compiere la sua volontà di vita.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci persone di vita per la vita.