Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno
Sul Golgota vi sono tre persone crocifisse. Due sono state inchiodate per le loro colpe. Un’altra invece perché ha assunto su di sé le colpe di tutta l’umanità. Il peccato immediato è l’invidia, la gelosia, la cattiveria del cuore, la malvagità dello spirito, l’ottusità della mente, l’ostinazione nel rifiuto di accogliere la luce discesa dal cielo e anche quella stolta e insensata diplomazia nei rapporti umani, capace di sacrifica qualsiasi uomo, nato o ancora da nascere, agli interessi di peccato o di artificio che gli uomini si sono creati. Dove regna il peccato, sempre vi è il sacrificio dell’uomo, il suo disprezzo, la negazione della sua verità, la sua morte. Ma Gesù per questo è venuto: per insegnare ad ogni uomo che se vuole vivere da vero uomo deve essere capace di prendere su di sé tutti i peccati dei suoi fratelli. Gesù è il solo che insegna agli uomini come si vive travolti dal peccato, senza conoscere il peccato, senza mai rispondere al male con il male. Lui, poiché vero Maestro di come si porta ogni croce, deve stare sulla croce. Mai potrà scendere da essa. Se scendesse non sarebbe più il Maestro dell’umanità.
Le altre due persone sono sulla croce per loro colpa. Uno accetta la croce e se ne serve come strumento di espiazione e di redenzione. L’altro la rifiuta e chiede a Gesù che scenda e liberi anche lui dal supplizio dovuto al suo peccato. Pur volendo, neanche questo Cristo Signore può fare. Ogni peccato genera le sue particolari croci e da esse nessuno potrà mai liberare, né Dio e neanche gli uomini. Commesso il peccato, si è già inchiodati sulla croce. Essa va accolta e vissuta in espiazione, redenzione, salvezza. L’accoglienza della croce e l’offerta a Dio della sofferenza, aiuta ad espiare le colpe ma anche a redimere e a santificare l’anima. Interviene l’altro crocifisso. Prima invita il suo compagno di peccato a riconoscere che la loro pena è giusta. Essa è frutto delle loro colpe. Poi gli chiede di agire nel timore del Signore. Non si insultano gli innocenti. Neanche i colpevoli vanno insultati. Per gli innocenti occorre un occhio di grande misericordia, consolazione, pietà. Gesù non ha fatto nulla di male. Questa differenza va fatta. Loro il male lo hanno fatto e la croce è il frutto delle loro azioni. Gesù è innocente. La croce che porta non è la sua, ma quella dell’intera umanità. Tutti i peccati del mondo sono sulle sue spalle. Lui sta espiando per le colpe degli altri. Questa verità va riconosciuta a Cristo Gesù.
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,26-43).
Il “buon ladrone” va ben oltre. Ma per andare oltre occorre una vera mozione e illuminazione dello Spirito Santo. Quando si entra nella giustizia e nella verità – questo ladrone è nella giustizia e nella verità, avendo riconosciuto e confessato sia il suo peccato che l’innocenza di Gesù Signore – sempre lo Spirito di Dio può agire sia sulla mente che sul cuore. Possiamo dire che sul Golgota avviene quanto è avvenuto nella casa di Zaccaria. Da Gesù lo Spirito Santo si posa su quell’uomo ritornato nella giustizia e gli fa vedere in un istante il mistero di Cristo. Chi è Gesù? Il Servo Sofferente del Signore. È il Messia dal Regno Eterno. È il Giusto Sofferente. È il Sacerdote e il Profeta della Nuova Alleanza. Lui dalla croce sta entrando in possesso del Regno che il Padre gli ha promesso. A questo Re il giusto ladrone chiede che si ricordi di lui quando entrerà in possesso del regno che il Padre gli ha promesso. La risposta di Gesù è immediata: “Oggi sarai con me nel paradiso”. “Oggi sarai con me nel mio regno”. Ad una Chiesa affranta, stanca, delusa, che si sta arrendendo al mondo, il ladrone giusto dalla sua croce sta lanciando un grande messaggio: “Vivi nella giustizia. Prendi su di te le colpe dell’umanità. Attesta al mondo la tua innocenza. Dalla tua santità versa nei cuori lo Spirito Santo. Essi comprenderanno in un istante il tuo mistero e ti chiederanno di accoglierli nel tuo grembo. Dalla tua giustizia, l’ingiusto riconoscerà il suo peccato e per l’azione dello Spirito ti riconoscerà”.
Madre ai piedi della croce, Angeli, Santi, ottenete per ogni uomo la grazia di confessare Cristo.