Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare
2 AGOSTO (Mt 13,47-53)
L’immagine della rete in Giobbe esprime il grande mistero della vita. Questa non ci appartiene. Non è interamente nelle nostre mani. Non è governabile dalla nostra volontà. Vi è qualcosa in essa che è imponderabile. Questa verità esige, vuole, domanda una grandissima fede nel Dio che è il Signore esclusivo dei nostri giorni. Chiede altresì che noi viviamo sempre di perfetta giustizia. Nulla di ciò che avviene in questo mistero dovrà essere il frutto di un nostro peccato personale. Per quanto dipende invece da noi tutto deve avvenire per la più grande obbedienza ai Comandamenti. Dimorare sempre nello spirito delle Beatitudini.
Giobbe prese a dire: «Fino a quando mi tormenterete e mi opprimerete con le vostre parole? Sono dieci volte che mi insultate e mi maltrattate in modo sfacciato. È poi vero che io abbia sbagliato e che persista nel mio errore? Davvero voi pensate di prevalere su di me, rinfacciandomi la mia vergogna? Sappiate dunque che Dio mi ha schiacciato e mi ha avvolto nella sua rete. Ecco, grido: “Violenza!”, ma non ho risposta, chiedo aiuto, ma non c’è giustizia! Mi ha sbarrato la strada perché io non passi e sui miei sentieri ha disteso le tenebre. Mi ha spogliato della mia gloria e mi ha tolto dal capo la corona. Mi ha distrutto da ogni parte e io sparisco, ha strappato, come un albero, la mia speranza. Ha acceso contro di me la sua ira e mi considera come suo nemico. Insieme sono accorse le sue schiere e si sono tracciate la strada contro di me; si sono accampate intorno alla mia tenda. I miei fratelli si sono allontanati da me, persino i miei familiari mi sono diventati estranei. Sono scomparsi vicini e conoscenti, mi hanno dimenticato gli ospiti di casa; da estraneo mi trattano le mie ancelle, sono un forestiero ai loro occhi. Chiamo il mio servo ed egli non risponde, devo supplicarlo con la mia bocca. Il mio fiato è ripugnante per mia moglie e faccio ribrezzo ai figli del mio grembo. Anche i ragazzi mi disprezzano: se tento di alzarmi, mi coprono di insulti. Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti: quelli che amavo si rivoltano contro di me. Alla pelle si attaccano le mie ossa e non mi resta che la pelle dei miei denti. Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei, perché la mano di Dio mi ha percosso! Perché vi accanite contro di me, come Dio, e non siete mai sazi della mia carne? Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro. Languisco dentro di me. Voi che dite: “Come lo perseguitiamo noi, se la radice del suo danno è in lui?”, temete per voi la spada, perché è la spada che punisce l’iniquità, e saprete che c’è un giudice». (Gb 19,1-29).
Gesù si serve dell’immagine della rete per rivelare, manifestare il grande mistero della salvezza. La rete viene gettata nel mare. Tutti i pesci che entrano in essa, vengono tirati a riva. Sono catturati. Anche coloro sui quali viene gettata la rete del Vangelo vengono catturati, presi, tirati alla riva dell’eternità. Sono tutti salvi, tutti buoni, tutti santi costoro? Tutti saranno accolti in Paradiso? Tutti vivono di fede secondo la verità del Vangelo? Tutti seguono la legge della carità e della vera pietà?
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.
Gesù ci dice che nella rete confluisce ogni genere di pesci: grandi, piccoli, buoni, cattivi, commestibili, non commestibili. Il regno è offerto a tutti. Non tutti però si lasciano trasformare dal regno. Nella rete della Chiesa vi saranno sempre buoni e cattivi, giusti ed empi, santi e peccatori, veri adoratori e idolatri, persone dalla sana e corretta moralità e persone immorali, spietati, senza coscienza, contro la verità della natura umana oltre che contro la verità rivelata.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri della verità di Dio.