vangelo del giorno

Imparate da me, che sono mite e umile di cuore

Is 40,25-31; Sal 102,1-4.8.10; Mt 11,28-30
7 DICEMBRE

Nella vera fede il discepolo deve sempre camminare sulle orme di quanti sono posti da Dio come guide, pastori, maestri, evangelizzatori, dottori, profeti. Paolo invita quanti per Lui il Signore ha chiamato alla fede perché camminino, imitando il suo esempio. Lui è imitatore di Cristo Gesù. Loro imiteranno lui che cammina dietro il Maestro Divino.

Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori! (1Cor 4, 16). Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo (1Cor 11, 1). E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia (Gal 2, 13). Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi (Ef 5, 1). Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi (Fil 3, 17). E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione (1Ts 1, 6). Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali, come loro da parte dei Giudei (1Ts 2, 14). Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi (2Ts 3, 7). Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare (2Ts 3, 9). Perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse (Eb 6, 12). Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede (Eb 13, 7). Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio (3Gv 1, 11).

Paolo può essere imitato perché vive ogni cosa sul modello di Gesù Signore. È come se Paolo avesse sempre dinanzi agli occhi la vita del Maestro. Lui cammina dietro Cristo Signore, mostrando di Lui ogni virtù. In nessuna è difettoso. In nessuna carente. Le virtù sono l’abito del suo spirito, la veste del suo cuore, l’ornamento della sua anima. Nulla Paolo vive se non lasciandosi condurre dalle sante virtù.

Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto! (2Cor 6,3-10).

Gesù chiede a quanti sono stanchi e oppressi di andare a Lui, perché Lui dona ogni ristoro. Quando però il Signore dona consolazione, pace, speranza, sollievo? Quando si entra nella sua Parola, si prende il giogo del suo Vangelo. Gesù ristora nella Parola, nel Vangelo, mai fuori di esso. Lui porta ogni consolazione al cuore quando lui è imitato nella mitezza e nell’umiltà. Nella mitezza si vive ogni sofferenza a causa del Vangelo, nell’umiltà si cerca solo e sempre la volontà del Padre per dare ad essa ogni obbedienza. Senza mitezza ci si ribella ad ogni croce, piccola o grande. Senza umiltà si percorreranno vie umane, non divine. Non si vive nella Parola, secondo la Parola.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Senza mitezza non si sa stare in Croce. Senza umiltà neanche si cammina verso di essa. Nell’umiltà Gesù camminava sempre verso la Croce, il suo è un viaggio verso il Golgota. Nella mitezza seppe sempre sopportare ogni avversità che nasceva contro di Lui a causa della Parola del Padre. Perseverò sino alla fine. Adempì ogni Scrittura. Salvò il mondo. Versò dalla Croce lo Spirito Santo per la rigenerazione di ogni uomo. Umiltà e mitezza sono le virtù di Cristo, devono essere le virtù di ogni suo discepolo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci imitatori di Cristo Gesù.