Molti verranno dall’oriente e dall’occidente
28 NOVEMBRE (Mt 8,5-11)
Da Cristo Gesù ognuno si deve presentare con una sua fede. Nulla è più personale della fede. Leggendo il Vangelo, noteremo che ogni persona che cerca Gesù, si reca da Lui con una sua propria fede. Essa è perfetta, imperfetta, vera, incompleta, pura, impura, giusta, erronea. Non vi è vera relazione con Lui se non nella fede. Sarà poi Lui a far sì che la fede raggiunga la sua pienezza di luce e di verità. Quando Gesù incontra un cuore che non crede, ma che vuole credere, Lui con immensa bontà prende quella fede ammalata o solamente abbozzata e le dona pienezza di verità. È il caso della Samaritana incontrata al pozzo di Giacobbe, in Samaria. A Lei si rivela come il Messia di Dio, Colui che deve venire. L’unica e sola volta in cui Gesù si manifesta come il Cristo di Dio, l’Atteso delle Genti. Quando però incontra dei cuori – e sono anche molti – che si rifiutano di credere, anzi si ostinano nella non fede e lo combattono, Lui li lascia e se ne va per la sua strada. L’ostinazione nell’errore è porta chiusa sulla fede.
Ognuno di noi deve andare a Cristo con una sua personale fede, ma deve anche permettere che Gesù la porti a maturazione, nella pienezza della verità sulla sua Persona e sul suo mistero. In fondo l’avvento in modo particolare, ma tutto l’Anno Liturgico è un cammino di fede in fede, da una fede incipiente ad una matura, da una appena abbozzata ad una che inizia a produrre veri frutti di vita eterna. Un centurione, un pagano, si presenta a Gesù con una fede da soldato. In cosa consiste una tale fede? Nel vedere Gesù come il Generale Supremo di tutta la creazione e di ogni elemento di cui essa è composta. Tra i graduati di un esercito colui che è sta più in alto comanda a quanti stanno sotto di lui. Ad ogni comando deve corrispondere una pronta, immediata, sollecita risposta. Poiché Gesù è il Generale Supremo, Lui può comandare ad ogni elemento della creazione e tutti gli devono pronta obbedienza. Chi comanda non necessariamente si reca sul posto. La sua parola basta.
Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
Gesù ammira la fede del centurione ed anche la sua umiltà. Lui è un povero centurione. È di un grado infimo dinanzi a Gesù. Gesù è invece il Generale Supremo di tutta la creazione e anche di ogni uomo. Può lui accogliere nella sua casa una persona così alta, così divina, così – a suo giudizio – “poco umana”? Per lui Gesù è più che un Dio. È vero Dio. Anche se si manifesta in una carne umana, in tutto simile alla sua. Il centurione diviene così immagine, figura dell’umanità, chiamata alla salvezza. Si noti bene. Nel Vangelo secondo Matteo, il primo miracolo è per un lebbroso, il secondo per un pagano. Gesù viene per includere nel suo regno tutti gli esclusi, gli esclusi per lebbra del corpo e gli esclusi per lebbra dell’anima, cioè per lebbra di idolatria. Tutti devono far parte del suo regno. Tutti in esso devono entrare. Nessuno più dovrà essere pensato fuori. A tutti va fatto l’invito. Si aprono le porte del cuore del Padre, ma in quel cuore si entra attraverso il cuore di Cristo. Nel cuore di Cristo si entra accogliendo Lui come vero Salvatore e Signore e la sua Parola come via che conduce alla vita eterna. Gesù è figlio di un popolo, ma viene per tutti i popoli. Lui è il Salvatore dell’uomo. Lui è di ogni uomo e nessuno potrà fare di Lui una “cosa” personale, privata.