E anche a te una spada trafiggerà l’anima
15 SETTEMBRE (Lc 2,33-35)
Gerusalemme che piange per la perdita di tutti i suoi figli, è figura della Madre di Dio. Anche Lei, costituita presso la Croce madre di ogni uomo, vede i suoi figli dispersi, uccisi dal peccato, divorati dalla malvagità, consumati dal vizio, deportati nel regno della morte e della miseria, e piange, piange un pianto che non è possibile consolare.
Come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni; la signora tra le province è sottoposta a lavori forzati. Piange amaramente nella notte, le sue lacrime sulle sue guance. Nessuno la consola, fra tutti i suoi amanti. Tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici. Giuda è deportato in miseria e in dura schiavitù. Abita in mezzo alle nazioni, e non trova riposo; tutti i suoi persecutori l’hanno raggiunto fra le angosce. Le strade di Sion sono in lutto, nessuno si reca più alle sue feste; tutte le sue porte sono deserte, i suoi sacerdoti sospirano, le sue vergini sono afflitte ed essa è nell’amarezza.
Gerusalemme ricorda i giorni della sua miseria e del suo vagare, tutti i suoi beni preziosi dal tempo antico, quando il suo popolo cadeva per mano del nemico e nessuno le porgeva aiuto. I suoi nemici la guardavano e ridevano della sua rovina. Gerusalemme ha peccato gravemente ed è divenuta un abominio. Quanti la onoravano la disprezzano, perché hanno visto la sua nudità. Anch’essa sospira e si volge per nasconderla. La sua sozzura è nei lembi della sua veste, non pensava alla sua fine; è caduta in modo inatteso e nessuno la consola. «Guarda, Signore, la mia miseria, perché il nemico trionfa». L’avversario ha steso la mano su tutte le sue cose più preziose; ha visto penetrare nel suo santuario i pagani, mentre tu, Signore, avevi loro proibito di entrare nella tua assemblea.
Tutto il suo popolo sospira in cerca di pane; danno gli oggetti più preziosi in cambio di cibo, per sostenersi in vita. «Osserva, Signore, e considera come sono disprezzata! Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta, e con cui il Signore mi ha afflitta nel giorno della sua ira ardente. Dall’alto egli ha scagliato un fuoco, nelle mie ossa lo ha fatto penetrare. Ha teso una rete ai miei piedi, mi ha fatto tornare indietro. Mi ha reso desolata, affranta da languore per sempre. S’è aggravato il giogo delle mie colpe, dalla sua mano sono annodate. Sono cresciute fin sul mio collo e hanno fiaccato la mia forza. Il Signore mi ha messo nelle loro mani, non posso alzarmi. Il Signore in mezzo a me ha ripudiato tutti i miei prodi, ha chiamato a raccolta contro di me per fiaccare i miei giovani; il Signore ha pigiato nel torchio la vergine figlia di Giuda.
Guarda, Signore, quanto sono in angoscia; le mie viscere si agitano, dentro di me è sconvolto il mio cuore, poiché sono stata veramente ribelle. Di fuori la spada mi priva dei figli, dentro c’è la morte. Senti come gemo, e nessuno mi consola. Tutti i miei nemici hanno saputo della mia sventura, hanno gioito, perché tu l’hai fatto. Manda il giorno che hai decretato ed essi siano simili a me! Giunga davanti a te tutta la loro malvagità, trattali come hai trattato me per tutti i miei peccati. Sono molti i miei gemiti e il mio cuore si consuma» (Cfr. Lam 1,1-22).
La Vergine Maria, al contrario di Gerusalemme, può intervenire efficacemente per la salvezza dei suoi figli. Lei ha un Figlio innocente, santo, puro, senza macchia, perfetto. Lo può offrire per la salvezza degli altri figli. Questo è il suo grande amore di Madre. Offre Gesù, il Figlio Santo, per la redenzione degli altri suoi figli peccatori. Non solo offre il Figlio Santissimo, nel Figlio offre anche se stessa. È questa la spada che le trafiggerà il cuore: questa duplice offerta a Dio: del Figlio e di se stessa.
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
Il dolore della Madre di Dio non è il frutto di un peccato personale, è invece il frutto del suo materno amore per tutti i suoi figli dispersi. Maria è in tutto come il Padre celeste. Lui vede tutti i suoi figli dispersi e offre il Figlio per la loro redenzione. Anche Maria offre il Figlio e se stessa per la salvezza di quanti vivono nell’ombra della morte. Maria va imitata. Ogni figlio di Dio per la salvezza dei suoi fratelli dovrà offrire se stesso.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci olocausto di amore.