Perché imponesse loro le mani e pregasse
13 AGOSTO (Mt 19,13-15)
Dal primo istante del suo concepimento, ogni uomo è di Dio. A Dio lo si deve condurre. Ogni madre, ogni padre, dovrebbe imitare Anna. Lei chiese a Dio un figlio come dono. Dio esaudì la sua richiesta. Anna dona il figlio a Dio. Glielo presenta perché il Signore possa richiederlo. Così il dono dato ritorna ad essere sempre e solo del Datore Eterno di ogni dono. Tutto ciò che Dio dona a Dio si ridona come a Legittimo Eterno Signore.
Anna si alzò, dopo aver mangiato e bevuto a Silo; in quel momento il sacerdote Eli stava seduto sul suo seggio davanti a uno stipite del tempio del Signore. Ella aveva l’animo amareggiato e si mise a pregare il Signore, piangendo dirottamente. Poi fece questo voto: «Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo». Mentre ella prolungava la preghiera davanti al Signore, Eli stava osservando la sua bocca. Anna pregava in cuor suo e si muovevano soltanto le labbra, ma la voce non si udiva; perciò Eli la ritenne ubriaca. Le disse Eli: «Fino a quando rimarrai ubriaca? Smaltisci il tuo vino!». Anna rispose: «No, mio signore; io sono una donna affranta e non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante, ma sto solo sfogando il mio cuore davanti al Signore. Non considerare la tua schiava una donna perversa, poiché finora mi ha fatto parlare l’eccesso del mio dolore e della mia angoscia». Allora Eli le rispose: «Va’ in pace e il Dio d’Israele ti conceda quello che gli hai chiesto». Ella replicò: «Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi». Poi la donna se ne andò per la sua via, mangiò e il suo volto non fu più come prima.
Il mattino dopo si alzarono e dopo essersi prostrati davanti al Signore, tornarono a casa a Rama. Elkanà si unì a sua moglie e il Signore si ricordò di lei. Così al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Le rispose Elkanà, suo marito: «Fa’ pure quanto ti sembra meglio: rimani finché tu l’abbia svezzato. Adempia il Signore la sua parola!». La donna rimase e allattò il figlio, finché l’ebbe svezzato. Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore (1Sam 1,9-28).
È questo diritto di Dio che Gesù oggi ricorda ai suoi discepoli. Ogni bambino è di Dio. Ogni bambino va presentato al Signore, perché sia Lui a benedirlo e a imporre le sue mani sulla sua testa in segno di accettazione, gradimento, come vero olocausto.
Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.
Gesù aggiunge inoltre: “A chi è come loro, infatti appartiene il regno dei cieli”. Di chi è il regno dei cieli? Di colui che sa farsi dono, purissimo dono, come dono sono i bambini per il genitori. Chi si fa dono al Signore, per essere sempre dalla sua volontà, è regno di Dio. Chi conserva e trattiene la sua vita per se stesso, mai potrà dirsi regno di Dio. Gli manca la verità del regno. Non si è fatto dono. Chi è Cristo? È il Dono Eterno del Padre per la salvezza del mondo, ma è anche il Dono Incarnato fatto al Padre. È il Dono dato che si dona. È il Dono fatto che si fa. È il Dono di Dio che si fa Dono a Dio dalla croce, perché il Padre possa riconciliarsi con l’umanità. Se non ci si fa dono totale al Padre, il Padre non può farci dono. Non siamo regno di Dio. Adulto è chi prende la vita nelle sue mani e la sottrae al Signore. A Lui è chiesto di farsi bambino, dono.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci purissimo