Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare
28 LUGLIO (Mt 13,47-53)
La non fede nella Parola del Signore è stata sempre la vera piaga dell’uomo. Essa riempie di morti la terra e l’inferno. Priva una moltitudine immensa del Paradiso. Il giusto giudizio di Dio, che pronunzia la sua sentenza di vita o di morte eterna, attraversa tutta la Scrittura. Dalla Genesi all’Apocalisse la rivelazione è questa verità. Anzi, possiamo affermare che tutta la rivelazione è un invito pressante ad entrare nella Parola al fine di evitare sia la morte prematura nel tempo che quella eterna dell’inferno. Nonostante che i profeti la rimettessero sul candelabro e la riaffermassero con vigore, l’uomo tuttora grida ai quattro venti che l’inferno è chiuso per sempre e che solo il Paradiso è aperto. Sostiene che il padre buono mai condannerà un solo suo figlio al fuoco per sempre. Non c’è fuoco, non ci sono tenebre, ma solo luce per tutti.
Duri sono i vostri discorsi contro di me – dice il Signore – e voi andate dicendo: «Che cosa abbiamo detto contro di te?». Avete affermato: «È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall’aver osservato i suoi comandamenti o dall’aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti». Allora parlarono tra loro i timorati di Dio. Il Signore porse l’orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. Essi diverranno – dice il Signore degli eserciti – la mia proprietà particolare nel giorno che io preparo. Avrò cura di loro come il padre ha cura del figlio che lo serve. Voi allora di nuovo vedrete la differenza fra il giusto e il malvagio, fra chi serve Dio e chi non lo serve. Ecco infatti: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia e voi uscirete saltellanti come vitelli dalla stalla. Calpesterete i malvagi ridotti in cenere sotto le piante dei vostri piedi nel giorno che io preparo, dice il Signore degli eserciti (Mal 3,13-21).
Che tutti possano entrare nella rete della Chiesa – buoni e cattivi, puri e impuri, santi e peccatori – mai dovrà significare che tutti potranno entrare nel regno eterno di Dio. Si entra nella Chiesa per purificarsi, mondarsi, emendarsi dalla vita di male che si conduce. Si prende la via giusta della Parola, ci si nutre di grazia, ci si alimenta di Spirito Santo, si procede verso la Beatitudine eterna. Se però si entra nella Chiesa per rimanere nel nostro peccato, lo stare solo fisicamente, ma non spiritualmente nella comunità del Signore, di certo non porta nel regno di Dio. Non si è oggi regno di Dio e neanche lo si sarà domani. Chi vuole essere domani regno di Dio, lo deve essere anche oggi. È l’oggi come vero regno che produce il domani eterno come vero regno.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.
Lo scriba che diviene discepolo del Signore, è vero discepolo se prende la dottrina antica e ad essa aggiunge tutta la potenza di rivelazione e di verità che scaturisce dalla nuova, cioè quella che nasce dal cuore di Gesù Signore. La dottrina antica senza la nuova, è un tronco vecchio, senza né rami, né foglie, né frutti. È come il tronco di Iesse dal quale non spunta il Virgulto che gli dona vita, anzi una vita tutta nuova. Così è l’Antico Testamento: un vecchio tronco senza vita. Se ad esso aggiungiamo il Nuovo Testamento, ne facciamo un albero rigoglioso. Ma anche al Nuovo Testamento, giorno dopo giorno, va aggiunta la comprensione della sua verità secondo che lo Spirito Santo suggerisce ai cuori e alle menti. Senza questa aggiunta, il Vangelo rimane per ieri, mai diviene per oggi. Oggi la verità di ieri deve rivestirsi della novità che viene dallo Spirito.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci nuovi nello Spirito Santo.