vangelo del giorno

Vedendo le folle, ne sentì compassione

5 LUGLIO (Mt 9,32-38)

Il Libro della Sapienza, quando contempla la compassione di Dio, ci rivela tutta la sua grande misericordia. Il Signore di tutti ha veramente compassione. Anche le sue correzioni sono sempre mosse dal suo amore, dalla sua misericordia, dalla sua pietà.

Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi si opporrà alla potenza del tuo braccio? Tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita (Sap 11.21-26).

Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore. Tu hai odiato gli antichi abitanti della tua terra santa, perché compivano delitti ripugnanti, pratiche di magia e riti sacrileghi. Questi spietati uccisori dei loro figli, divoratori di visceri in banchetti di carne umana e di sangue, iniziati in orgiastici riti, genitori che uccidevano vite indifese, hai voluto distruggere per mezzo dei nostri padri, perché la terra a te più cara di tutte ricevesse una degna colonia di figli di Dio. Ma hai avuto indulgenza anche di costoro, perché sono uomini, mandando loro vespe come avanguardie del tuo esercito, perché li sterminassero a poco a poco. Pur potendo in battaglia dare gli empi nelle mani dei giusti, oppure annientarli all’istante con bestie terribili o con una parola inesorabile, giudicando invece a poco a poco, lasciavi posto al pentimento, sebbene tu non ignorassi che la loro razza era cattiva e la loro malvagità innata, e che la loro mentalità non sarebbe mai cambiata, perché era una stirpe maledetta fin da principio; e non perché avessi timore di qualcuno tu concedevi l’impunità per le cose in cui avevano peccato. E chi domanderà: «Che cosa hai fatto?», o chi si opporrà a una tua sentenza? Chi ti citerà in giudizio per aver fatto perire popoli che tu avevi creato? Chi si costituirà contro di te come difensore di uomini ingiusti? Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose, perché tu debba difenderti dall’accusa di giudice ingiusto (Sap 12,1-13).

Gesù viene per rivelare fin negli abissi più profondi la compassione del Padre. In verità la compassione di Dio per l’uomo è Gesù, ma è Gesù crocifisso. Gesù che prende su di sé tutte le colpe dell’umanità per espiarle sul legno della croce. Così tanto il Padre ama l’uomo, fino a consegnare il suo Figlio Unigenito ai tormenti del supplizio per noi. Gesù vede la folla disorientata, confusa, smarrita, si ferma, le va incontro, la illumina, la conforta, le dona speranza. Le manifesta tutto l’amore del Padre suo. Quanto fa Gesù avrebbe dovuto farlo ogni loro pastore. Ma di pastori neanche l’ombra.

Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

Cristo oggi dona un grande insegnamento. Prima che ogni altra cosa, Lui è pastore che dona la vita per le sue pecore. Così anche ogni altro. Prima che dottore, maestro, teologo, professore, ogni apostolo e presbitero è pastore. Se non è pastore, a nulla serve la sua scienza e il suo ministero. Ma tutto ciò che essi fanno, devono farlo nella veste di pastori. Devono dare alle pecore non teologia, non scienza, non morale, non ascetica e né mistica. Tutte queste cose devono farle come pastori e perché pastori. Sono queste cose sublimi, ma solo se date dal buon pastore, come Cristo Gesù che tutto donava come vero nutrimento alle pecore che il Padre gli aveva donato.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, ricolmateci di compassione.Vedendo le folle, ne sentì compassione
5 LUGLIO (Mt 9,32-38)

Il Libro della Sapienza, quando contempla la compassione di Dio, ci rivela tutta la sua grande misericordia. Il Signore di tutti ha veramente compassione. Anche le sue correzioni sono sempre mosse dal suo amore, dalla sua misericordia, dalla sua pietà.

Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi si opporrà alla potenza del tuo braccio? Tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita (Sap 11.21-26).

Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore. Tu hai odiato gli antichi abitanti della tua terra santa, perché compivano delitti ripugnanti, pratiche di magia e riti sacrileghi. Questi spietati uccisori dei loro figli, divoratori di visceri in banchetti di carne umana e di sangue, iniziati in orgiastici riti, genitori che uccidevano vite indifese, hai voluto distruggere per mezzo dei nostri padri, perché la terra a te più cara di tutte ricevesse una degna colonia di figli di Dio. Ma hai avuto indulgenza anche di costoro, perché sono uomini, mandando loro vespe come avanguardie del tuo esercito, perché li sterminassero a poco a poco. Pur potendo in battaglia dare gli empi nelle mani dei giusti, oppure annientarli all’istante con bestie terribili o con una parola inesorabile, giudicando invece a poco a poco, lasciavi posto al pentimento, sebbene tu non ignorassi che la loro razza era cattiva e la loro malvagità innata, e che la loro mentalità non sarebbe mai cambiata, perché era una stirpe maledetta fin da principio; e non perché avessi timore di qualcuno tu concedevi l’impunità per le cose in cui avevano peccato. E chi domanderà: «Che cosa hai fatto?», o chi si opporrà a una tua sentenza? Chi ti citerà in giudizio per aver fatto perire popoli che tu avevi creato? Chi si costituirà contro di te come difensore di uomini ingiusti? Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose, perché tu debba difenderti dall’accusa di giudice ingiusto (Sap 12,1-13).

Gesù viene per rivelare fin negli abissi più profondi la compassione del Padre. In verità la compassione di Dio per l’uomo è Gesù, ma è Gesù crocifisso. Gesù che prende su di sé tutte le colpe dell’umanità per espiarle sul legno della croce. Così tanto il Padre ama l’uomo, fino a consegnare il suo Figlio Unigenito ai tormenti del supplizio per noi. Gesù vede la folla disorientata, confusa, smarrita, si ferma, le va incontro, la illumina, la conforta, le dona speranza. Le manifesta tutto l’amore del Padre suo. Quanto fa Gesù avrebbe dovuto farlo ogni loro pastore. Ma di pastori neanche l’ombra.

Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

Cristo oggi dona un grande insegnamento. Prima che ogni altra cosa, Lui è pastore che dona la vita per le sue pecore. Così anche ogni altro. Prima che dottore, maestro, teologo, professore, ogni apostolo e presbitero è pastore. Se non è pastore, a nulla serve la sua scienza e il suo ministero. Ma tutto ciò che essi fanno, devono farlo nella veste di pastori. Devono dare alle pecore non teologia, non scienza, non morale, non ascetica e né mistica. Tutte queste cose devono farle come pastori e perché pastori. Sono queste cose sublimi, ma solo se date dal buon pastore, come Cristo Gesù che tutto donava come vero nutrimento alle pecore che il Padre gli aveva donato.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, ricolmateci di compassione.