Come il Padre mi ha comandato, così io agisco
26 APRILE (Gv 14,27-31a)
Quando il Signore manda un suo profeta sulla terra, vuole che sia dipendente solo da lui. Questa verità la Sacra Scrittura la ricorda diverse volte. Geremia avverte nella sua stessa carne il contrasto tra la volontà di Dio e la volontà del mondo. Ma lui non può abbandonare, deve andare avanti. La Parola è nel suo intimo un fuoco che lo divora.
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni». Risposi: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e il Signore mi disse: «Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca. Vedi, oggi ti do autorità sopra le nazioni e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare». Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro. Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti». Oracolo del Signore (Ger 1,5-19).
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. Sentivo la calunnia di molti: «Terrore all’intorno! Denunciatelo! Sì, lo denunceremo». Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta». Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile (Ger 20,7-11).
Gesù non è stato chiamato dal grembo della madre, ma dalla stessa eternità. Lui è venuto dall’eternità, come vero Figlio dell’Altissimo, per manifestare al mondo quanto è potente in Lui l’amore per il Padre. L’amore in Lui brucia più che i chiodi, più che le frustate, più che gli sputi, più di ogni insulto, più di ogni scherno e ludibrio. Cristo, da Crocifisso, innalzato sul palo, fatto pubblico spettacolo al mondo, rivela da quel luogo di supplizio quanto grande è il suo amore per il Padre suo. L’Apostolo Giovanni vuole che si dia alla passione di Gesù un significato altamente teologico, ascetico, anzi mistico. Gesù è capace di annientarsi su una croce per amore. In questa visione mistica della passione, scompaiono gli uomini. Rimane solo Gesù e il Padre e nessun altro. È un rapporto che si deve vivere a due. Tutti gli altri vengono tagliati fuori.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco ».
Quando il Padre ha chiesto al suo Figlio Unigenito di manifestare ad ogni uomo tutta l’immensità del suo amore per Lui, non era certo sotto il governo di Satana, nel suo regno, in questo mondo. Lui era nella gloria del Cielo. Era nel seno di Dio. Il Padre chiede al Figlio di rivelare all’uomo quanto è grande il suo amore e il Figlio scende nel regno di Satana. Non conosce il male. Vive da persona ricca solo di amore. Il mondo del male lo inchioda sulla croce. Gesù si lascia inchiodare. L’amore per il Padre vale molto più di una croce e di tutte le croci del mondo. Anche se avesse dovuto rimanere milioni di anni inchiodato sulla croce, Gesù vi sarebbe rimasto. Il suo amore è grande. Per amare il Padre Lui si fa vero olocausto di amore, sacrificio di redenzione.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero olocausto di amore.