Non agite secondo le loro opere
23 FEBBRAIO (Mt 23,1-12)
“Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno”: è la parola più carica di tristezza per ogni pastore, maestro, educatore, formatore di coscienze, professore, teologo. Viene sconfessata la loro vita. Se il loro cattivo esempio mai dovrà essere imitato, perché Gesù chiede di praticare e osservare tutto ciò che essi dicono? Lo chiede, perché nell’obbedienza la responsabilità dell’azione passa all’istante su colui che l’ha insegnata. Lo scriba dice di agire così, si agisce così. Quando vi è la buona fede di chi ascolta, Dio domanderà conto a chi ha comandato, mai a chi ha obbedito, a meno che il comando non fosse in evidente contrasto con la Legge del Signore. In questo caso si obbedisce a Dio anche a costo del martirio. Contro la Legge del Signore non vi è obbedienza verso gli uomini, mai vi dovrà essere. Dio viene prima di ogni uomo, sempre. Questa verità ci viene insegnata dallo stesso Pietro in un dialogo con i sommi sacerdoti.
Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l’uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome». Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l’accaduto. L’uomo infatti nel quale era avvenuto questo miracolo della guarigione aveva più di quarant’anni (At 4, 13-22).
Quando un ministro di Dio non può essere imitato, è segno che lui non ama il suo Signore. Insegna e ammaestra per ufficio, ministero, perché costretto, obbligato, per forza. Glielo domanda il suo incarico pubblico. Quando però non si ama il Signore, non si insegna dal cuore di Dio, per noi cristiani dal cuore di Gesù Crocifisso, ma dal proprio cuore, nel quale vi è un abisso di iniquità, concupiscenza, falsità, errore, menzogne, lacune. È un insegnamento umano e non divino, della terra e non del Cielo, superficiale e non essenziale, parziale e non plenario o globale. Tratta Dio non come Dio, ma come se fosse una cosa, una verità, un legge, un obbligo e non invece la sola Persona da amare, dal cui amore nasce la verità di ogni altro amore.
Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.
Gesù vuole i suoi discepoli, non padri ma discepoli, non maestri ma fratelli, non padroni ma servi, non superiore agli altri ma inferiori, non al primo posto ma all’ultimo, non persone che dicono cosa fare, ma fratelli che mostrano ai fratelli come si ama il Signore in modo che tutti possano amarlo con un amore puro, vero, giusto, perfetto. Dio non è una norma. È una Persona. È una Trinità di Persone e ogni Persona va amata in risposta al suo amore versato nel nostro cuore. Poiché l’amore di ogni persona è infinito, anche l’uomo deve amarlo di un amore infinito, senza misura.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di amore vero per Gesù.