Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando
3 FEBBRAIO (Mc 6,1-6)
Gesù è il vero Maestro, anzi è il solo vero Maestro dell’umanità. Possiamo comprendere questa affermazione, che non offende nessun altro maestro a condizione che si veda nella sua verità e onestamente si riconosca in essa, confessandola, se ci lasciamo aiutare dal Libro di Giobbe, uomo dalla coscienza purissima e dall’amore verso il suo Dio oltre la sua stessa coscienza e oltre anche la Legge Antica. Quest’uomo viene messo alla prova. Tre amici vogliono consolarlo. Sono da lui giudicati medici da nulla, teologi del niente, sapienti senza sapienza, intelligenti senza intelligenza, uomini di dottrina senza alcuna verità di vera dottrina. Gli uomini non riescono ad appagare la sua sete di conoscenza. Lui però non conosce Dio. Parla di Lui, mai però lo ha sentito, mai ascoltato, mai ha ricevuto una qualche rivelazione. Alla fine Dio gli parla dal turbine. Non gli svela il mistero. Gli dice che tutta la sua creazione è mistero. Neanche delle cose più semplici lui conosce essenza, natura, finalità.
Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano: «Chi è mai costui che oscura il mio piano con discorsi da ignorante? Cingiti i fianchi come un prode: io t’interrogherò e tu mi istruirai! Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri? Dimmelo, se sei tanto intelligente! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la corda per misurare? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e acclamavano tutti i figli di Dio? Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”? Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all’aurora, perché afferri la terra per i lembi e ne scuota via i malvagi, ed essa prenda forma come creta premuta da sigillo e si tinga come un vestito, e sia negata ai malvagi la loro luce e sia spezzato il braccio che si alza a colpire? Certo, tu lo sai, perché allora eri già nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande! Conosci tu le leggi del cielo o ne applichi le norme sulla terra? Puoi tu alzare la voce fino alle nubi per farti inondare da una massa d’acqua? Scagli tu i fulmini ed essi partono dicendoti: “Eccoci!”? Chi mai ha elargito all’ibis la sapienza o chi ha dato al gallo intelligenza? Chi mai è in grado di contare con esattezza le nubi e chi può riversare gli otri del cielo, quando la polvere del suolo diventa fango e le zolle si attaccano insieme? Sei forse tu che vai a caccia di preda per la leonessa e sazi la fame dei leoncelli, quando sono accovacciati nelle tane o stanno in agguato nei nascondigli? Chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi piccoli gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo? (Cfr. Gb 38,1-41).
A queste e a molte altre domande, sempre sulla creazione, Giobbe risponde con una grande professione di fede. Lui non conosce il Signore. Non conosce nessuna delle sue creature. Vede ma non sa, osserva ma non comprende. Tutto è mistero.
Giobbe prese a dire al Signore: «Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile. Chi è colui che, da ignorante, può oscurare il tuo piano? Davvero ho esposto cose che non capisco, cose troppo meravigliose per me, che non comprendo. Ascoltami e io parlerò, io t’interrogherò e tu mi istruirai! Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere» (Gb 42,1-6).
Nessuna di queste cose può essere predicata di Gesù. Lui Dio lo conosce perché è la sua stessa essenza divina, lo conosce perché è nel suo seno dall’eternità. Lui è il vero, solo, unico Maestro dell’umanità, perché Lui stesso è Dio e ci parla da Dio.
Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la più pura fede in Gesù.