Fecondazione ed adozione

Le risposte alle domande sono a cura del teologo Mons. Costantino Di Bruno, Assistente Centrale del Movimento Apostolico.

D. Per quanto riguarda l’adozione, scegliere il bambino da adottare è morale oppure no?

R. Che cos’è l’adozione? Nell’adozione il bene non è tuo, sei tu che doni un bene all’altro, sei tu che doni la tua maternità e la tua paternità spirituale a uno che ne è privo per una qualsiasi ragione, ma per la sua vita e non per la tua. Dio cosa fa? Dona il figlio suo interamente a noi, nel figlio suo ci fa figli di adozione, ci rigenera attraverso lo Spirito Santo, e ci fa suoi figli per darci se stesso come eredità. Lui ci fa prima suoi figli e poi ci adotta, e si dona interamente a noi. Se noi partiamo da questa verità sull’adozione, tu devi scegliere: se è lui, il figlio, che deve dare qualche cosa a te, o sei tu che devi dare qualcosa a lui. Dio non fa preferenza di persone. Dio dona il suo amore a tutti indistintamente, dona la sua verità a tutti, dona Cristo a tutti, dona lo Spirito Santo a tutti, e tutti vengono incorporati a Cristo, ma per il tuo più grande bene. Tu puoi dire: “Io voglio questo bambino perché mi piace così”, oppure tu vuoi dare qualcosa a un bambino per farlo crescere, maturare, per riversare tutto il tuo amore sopra di lui, ma per lui stesso, non per te. E’ questo il problema, e se comprendi il fine dell’adozione comprenderai perché certe cose non sono sante, non sono buone, non sono giuste.

D. Una donna che pur potendo avere figli decide di non averne ma di adottarli, come è visto ciò dalla Chiesa? E’ una cosa santa?

R. Prima di ogni altra cosa bisogna dire che il fine del matrimonio è unitivo e procreativo e i due fini non possono essere disgiunti. Una donna che non vuole avere bambini già espone il suo matrimonio a nullità. Il rifiuto della maternità e della paternità espone il matrimonio a nullità, non si può celebrare il matrimonio, perché si esclude la procreazione che è fine primario del matrimonio. Tant’è che la Chiesa quando tu ti vieni a sposare ti pone tre domande: “Se vuoi accogliere i figli che Dio vorrà donarti, se vuoi educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa , se sei venuta liberamente a sposare”. Se una di questa condizioni non c’è il matrimonio è già nullo in partenza. Tu devi procreare, tu devi dare a Dio il tuo corpo perché lui possa far nascere la vita. Se poi tu procrei e vuoi anche adottare qualche bambino per grande amore lo puoi fare. Ma tu non ti puoi escludere dalla procreazione, nel matrimonio, perché vuoi adottare un bambino, perché è il matrimonio che verrebbe ad essere compromesso. Tuo marito ha diritto di avere un bambino tutto suo, carne della propria carne e osso delle proprie ossa. Che poi possa anche adottare, può. Ma Dio Padre non ha un figlio tutto suo? Il suo Figlio unigenito. Lo ha generato nell’eternità, poi adotta tutti noi in Lui, ma non senza di Lui. L’esclusione della maternità e della paternità, voluta, è causa di nullità matrimoniale.

D. Dopo la tragedia di Haiti, alcune comunità ospitavano bambini rimasti orfani. Davano la possibilità alle coppie di adottare questi bambini senza soffermarsi sulle prassi giudiziarie, ma semplicemente pagando, e questa somma era destinata poi alla ricostruzione del paese. Questo dal punto di vista morale è corretto?

R. Quando tu adotti un bambino lo devi adottare per il suo esclusivo, sommo bene, e non puoi tu usare il bambino per nessun’altra causa, non lo puoi fare come scambio di merce. Se tuoi vuoi collaborare per la ricostruzione del paese, doni quello che vuoi, però anche quello dev’essere un gesto di amore, perché nella nostra religione tutto deve essere un frutto d’amore. Se non è un frutto d’amore c’è qualcosa che manifesta egoismo e noi l’egoismo lo dobbiamo sempre evitare, perché l’egoismo non è cristiano e non è mai regola d’agire, e neanche l’interesse, perché nella nostra santa fede regna la gratuità. Tu devi adottare il bambino neanche perché ne venga a te un bene, ma perché ne venga al bambino il più grande bene, perché il fine dell’adozione non è la coppia che deve rompere la sua solitudine. Il fine dell’adozione è creare una condizione ottimale perché un bambino possa crescere. Domani il bambino se ne può anche andare via e tu devi lasciarlo andare via. Può avere anche il desiderio di ricongiungersi con sua madre e tu devi lasciare che il bambino vada da sua madre. Ma se non c’è in te un grande amore come fai? Non puoi. Tu devi essere libera da te stessa perché lo scopo è quello di fare il bene più grande a un bambino, che non può vivere nel bene più grande.

D. La sterilità viene vissuta oggi come migliaia di anni fa quasi come un’onta di vergogna dalla donna che non riesce concepire. Fino a che punto è giusto aiutare una donna a concepire con le tecniche a disposizione dell’uomo e della scienza d’oggi.

R. La sterilità è una incapacità di poter generare. La sterilità oggi non è solo femminile, è anche maschile. Tu non devi sempre incolpare la donna quando un concepimento non avviene, perché può essere sia l’uomo che la donna. Puoi tu essere aiutato dalla medicina? Sempre. Perché la medicina non è un male in sé, è un bene, per cui tutta la scienza sempre può venire in aiuto dell’uomo. Cosa non può fare la scienza, non si può sostituire all’atto coniugale, perché questo non è dato, perché il bambino che nasce non può essere un prodotto. Deve essere un frutto d’amore tra un uomo e una donna, deve essere il frutto della sola carne non di una manipolazione. Questo la Chiesa non lo consente perché è contro la dignità della persona umana e contro la dignità del bambino che verrà. Ogni bambino deve essere il frutto del tuo amore e non della manipolazione della scienza. Su questo non deve aver potere la scienza.

D. Nell’embrione c’è già la coscienza?

R. L’embrione è essere in divenire, essendoci l’anima c’è tutto nell’embrione. Però il tutto è capace di una vita autonoma? No. Nel catechismo di S. Pio X si parlava dell’età della ragione, dell’età della coscienza, dell’età del discernimento tra il bene e il male, e questo avviene verso i sei anni. Verso i sei anni il bambino comincia a capire cos’è il bene e cos’è il male, comincia a funzionare la sua coscienza. Per questo S. Pio X aveva permesso di poter fare la comunione ai bambini nell’età della ragione, a sei anni, perché il papa voleva che il bambino fin da subito fosse accompagnato dalla grazia di Dio. Adesso questo tempo è stato spostato a nove anni, ma nell’ultimo documento di Benedetto XVI sul mistero dell’Eucaristia, c’è scritto che il parroco può anche anticipare questa data, se constata che il bambino ha già l’uso della ragione e sa discernere già il bene dal male. La posticipazione della data non è assoluta per tutti, per cui io posso anche a sei anni concedere a un bambino che faccia la prima comunione perché ha l’uso della coscienza, ha l’uso del discernimento. Sà il bene e sà il male. Nel momento in cui l’embrione inizia la sua vita lui è perfetto in tutto, ma manca l’esercizio, la funzionalità, lo sviluppo che ancora deve avvenire. Impiegherà nove mesi nel grembo materno, poi viene alla luce, e poi inizia il suo percorso che è lungo, faticoso, è il percorso della vita. Una cosa è chiara, da quando avviene il concepimento non c’è più nessun salto ontologico che avviene nell’utero materno, ma c’è uno sviluppo progressivo, graduale, perfetto, sempre.

D. In riferimento alla paternità e alla maternità responsabile. Volendo esplicitare questo principio cosa intende Paolo VI quando ci dice che la paternità e la maternità responsabili debbono essere esercitate in rapporto ai processi biologici, alle energie della propria sessualità e alle ragioni e alle condizioni economiche, fisiche, psicologiche e sociali della coppia.

R. Il dono di una vita non dipende da nessun altro. Nessuno stato si può introdurre negli affari della famiglia ne per vietare e ne per incrementare la procreazione. Responsabili di una vita sono il padre e la madre. Perché sono loro i soli attori cui Dio ha devoluto questo compito. Procreazione significa, creare al posto di, o creare a beneficio di, tu sei procreatore perché c’è Dio che è creatore, e tu crei in nome di Dio con la sua benedizione e crei per il bene di un’altra persona. Ora si può inserire in questo processo un elemento estraneo? No. Cosa significa allora paternità e maternità responsabile? Significa che la moglie e il marito si mettono davanti a Dio, esaminano la loro vita, la loro possibilità e la realtà della propria storia e si chiedono quanti figli possono dare al Signore? Si decide e ci si assume la responsabilità davanti a Dio. Se darne uno, due, tre… Questo significa paternità e maternità responsabile. Per cui un figlio non si fà perché è gradito alla nonna o è gradito al fratellino, perché il fratellino non può decidere un’altra vita, la deve decidere il padre e la madre, sempre. Questo è un principio di retta azione. Nessuno può governare la vita della coppia. Nella Genesi stà scritto: ”Abbandonerai il padre e la madre ti unirai alla donna, e sarete una carne sola”. Da quel momento in cui si stabilisce una nuova famiglia e si crea, la famiglia diventa responsabile di tutta la sua vita e nessuno deve entrare nell’ambito di questa responsabilità. Io ti posso aiutare, ti posso sorreggere, ti posso illuminare ma non posso decidere al posto tuo. Anche il prete non può decidere la posto tuo, ti deve illuminare, guidare, sorreggere, ma non decidere, perché la responsabilità è del padre e della madre.

D. A volte i governatori degli stati, per incrementare il tasso di natalità, elargiscono degli incentivi per le famiglie che mettono al mondo dei figli. Come vede la Chiesa questo tipo di intervento da parte dello stato?

La Chiesa deve tutto bene ciò che è fatto bene. Lo stato però non può decidere quanti figli puoi avere e quanti figli non puoi avere. Se però c’è una famiglia povera che vorrebbe dare un altro figlio al Signore e non può, e lo stato aiuta, la famiglia prende la sua decisione, decide responsabilmente e fà ciò che vuole fare. Lo stato non ha potere sulla famiglia. La famiglia è prima dello stato e nessuno può intervenire sulla famiglia. Perché altrimenti daremmo allo stato un potere che non possiede. Però lo stato può aiutare ogni difficoltà, può aiutare ogni povertà, può sostenere anche le famiglie che sono in stato di indigenza, le può aiutare. Tutto il bene si può fare, sempre, però non si può decidere ciò che deve essere deciso dal padre e dalla madre, perché questa è una decisione che vi spetta, e nessuno ve la può togliere ciò che è vostro è vostro. Neanche Dio interviene nella vostra decisione, vuole che siate voi responsabili, sempre.

D. Potreste spiegarmi negli atti coniugali la contraccezione, e la differenza con la regolamentazione della procreazione?

R. Il matrimonio ha due fini primari: il fine unitivo e il fine procreativo. Questi due fini non si possono disgiungere. Tu non puoi usare il matrimonio solo per fine unitivo e non per fine procreativo. Tu però non puoi avere più figli, per diversi motivi o svariate ragioni. Cosa devi fare? Puoi vivere il fine unitivo ma non escludere volutamente il fine procreativo con mezzi estranei. Questo ti insegna la Chiesa. C’è la via naturale, che tu puoi sempre usare, quando nella tua responsabilità decidi di non poter avere più figli da dare al Signore, alla Chiesa, al mondo. Se comprendiamo che questi due fini, unitivo e procreativo non possono essere disgiunti, si capirà cosa si può fare e cosa non fare. Anche perché alcune pratiche di contraccezione sono immorali in sé, perché non sono degne della persona umana, oppure non sono buone neanche per il bambino, perché possono arrecare danni gravi. Bisogna che noi siamo saggi, intelligenti, accorti, prudenti, che ci lasciamo guidare, condurre, e le cose andranno bene. Poi c’è sempre la benedizione di Dio che ti aiuta, ti protegge e ti guida. La coscienza te la guida personalmente il tuo padre spirituale, che ti può indicare la via giusta e santa attraverso cui tu puoi vivere i due fini del matrimonio, però non attraverso qualcosa che appartenga a tutti, ma qualcosa che appartenga solo alla tua coscienza e alla coscienza di tuo marito, e fate una famiglia cristiana. Tante cose, poi, si regolano all’interno della guida spirituale, che ti dona la via giusta sulla quale camminare per non commettere errori e non fare cosa sgradevoli per te, per il bambino, per tuo marito, per la tua natura o per altre cose.

D. Cosa pensa la Chiesa riguardo alla madre surrogata, nel caso in cui una coppia non possa avere dei figli?

Il bambino deve nascere all’interno del matrimonio e basta, e non può nascere al di fuori del matrimonio e non può nascere al di fuori di un rapporto coniugale completo fra un uomo e una donna. Su questo non ci sono deroghe, di nessun genere, perché non è possibile che il figlio sia un prodotto. Il figlio non è una macchina, il figlio è un atto d’amore. In uno degli ultimi documenti del papa si dice che “il bambino non è un dovuto ma è un dono”, è un frutto della benedizione di Dio, è un suo regalo, per cui il dono si chiede ma non si può pretendere. Per il dono si può anche pregare, e molti hanno pregato e l’hanno ottenuto, però non si può pretendere perché non è un dovuto, il figlio è un dono, non è un dovuto.

D. Attraverso il sito, Pietro ci chiede: lei dice che il bambino dev’essere frutto dell’atto coniugale e non di quell’attività che chiama manipolazione, cioè la fecondazione medicalmente assistita. Perché la Chiesa è contro a questo progresso che a mio avviso rappresenta l’espressione di Dio nella scienza, Dio che dà una possibilità? Perchè queste tecniche andrebbero contro la dignità del bambino? Non c’è forse nella procreazione artificiale attività che nasce da scelte dolorose e difficili, una devozione infinita alla vita? Il bambino non nasce da un vero e unico desiderio che trascende l’atto sessuale, ovvero il desiderio di un figlio? Chi celebra la copula come l’unica procreazione veramente degna celebra infatti la specificità animale perché la specificità dell’uomo è l’artificialità. E se l’amore fisico fra due persone non basta per generare un bimbo perché non usare l’artificialità?

R. Perché il bambino non è un prodotto, il bambino non è un tuo frutto, il bambino dev’essere un atto d’amore, dev’essere carne della tua carne vita della tua vita, sangue del tuo sangue, attraverso la via che Dio ti ha insegnato e ha creato per te. Quello che dice questo amico non è vero nelle sue conclusioni. Dice che l’animale è animale, l’uomo è scienza. L’uomo non è scienza, l’uomo è morale, è discernimento, l’uomo è coscienza, l’uomo non si fà da sé, si fà da Dio. Noi non ci siamo fatti da noi, siamo fatti ogni giorno da Dio. La scienza dev’essere di aiuto all’uomo non di sostituzione, il possibile alla scienza non è morale sempre. Sono tutte morali le cose che oggi può fare la scienza? La clonazione la scienza la può fare, ma è morale fare la clonazione? Non è morale. Se noi non partiamo dal principio che noi non siamo autonomi nella legge che regola la nostra natura, ma che dobbiamo sempre portare la nostra natura in riferimento a Dio, noi domani possiamo dare alla scienza la delega di tutto, e la scienza può fare tutto ciò che vuole. E invece no. La scienza deve sottostare alla coscienza, e la coscienza deve sottostare alla legge di Dio. Se non partiamo da questa verità domani possiamo fare quello vogliamo dell’uomo, possiamo anche decidere noi come volere un uomo, come costruirlo, come farlo, come progettarlo. E questo non va. Perché noi prenderemmo il posto di Dio. Mentre noi non abbiamo il posto di Dio. L’uomo e l’animale non si distinguono perché uno non ha la scienza e l’uomo ce l’ha. Si distinguono perché uno ha la coscienza morale e l’altro non ce l’ha. Il leone può sempre sbranare la gazzella ma l’uomo non può sbranare un uomo, pur avendo la scienza di poterlo fare. Su questo bisogna essere forti, fermi, risoluti, perchè altrimenti costruiamo un’umanità falsa, un’umanità a nostra immagine e non più a immagine di Dio.

D. Nel documento di Pio XII si dice che la fecondazione artificiale è da ritenersi immorale perché secondo la legge naturale, la legge divina, l’unica procreazione possibile è quella frutto del matrimonio. Per il credente la legge naturale è quella che si basa sull’insegnamento di Cristo. Ma per un non credente come può essere spiegata la legge naturale? In ambiente universitario, dialogando con un mio professore, questi mi ha fatto questo esempio: “due gemelli vengono separati dalla nascita. Uno và a vivere in un posto e l’altro in un posto assolutamente diverso, dove usanze e costumi sono totalmente differenti, al punto che ciò che è bene per un fratello non è bene per l’altro”. Ora, se mi viene chiesto da un non credente che cosa sia il diritto naturale, e io rispondo che è l’insegnamento che Cristo ha dato a me, il mio professore obbietta che introducendo in questo discorso il fattore religioso, il discorso stesso non può continuare, non può andare avanti. Vorrei sapere come si deve rispondere ad una domanda di questo genere.

R. Noi distinguiamo il diritto naturale dal diritto positivo. I dieci comandamenti sono diritto positivo, diritto posto da Dio a fondamento del suo popolo. Il vangelo è legge positiva posta da Cristo a fondamento della sua Chiesa. Rousseau faceva lo stesso ragionamento del tuo professore. Il diritto naturale è la struttura umana dell’uomo, che non si è fatto da sé, ma che è stato fatto ad immagine di Dio. Dio non è il Dio dei cristiani, è il Dio dell’uomo, e Dio ti ha fatto a sua immagine. Il diritto naturale è quello che Cristo Gesù dice in Matteo 7,12: “Qualsiasi cosa tu vuoi che gli uomini facciamo a te tu fallo agli altri perché questa è la legge e i profeti”. Tu sai cosa è il bene per te, lo sai, c’è un bene che tu noti, indipendentemente se sei cristiano, se sei pagano, se sei ateo, se sei miscredente, se sei idolatra, tu hai la concezione del bene, tu sai che certe cose sono un male in sè. Tu lo sai, perchè sei uomo e perché hai la coscienza morale, che si può anche estinguere, si può spegnere, però resta sempre qualcosa dentro di te che ti dice che una cosa è bene e una cosa è male. Se tu leggi la storia di Caino, trovi che, prima che Caino uccidesse il fratello Abele, il Signore gli disse una bellissima frase: “la concupiscenza, il desiderio del male è accovacciato alla tua porta ma tu ti dominerai, tu non puoi ammazzare tuo fratello”. Questo non è diritto positivo, è diritto naturale. Il tuo professore se gli dai uno schiaffo sà che è un male, e se fa preferenze fra gli studenti sà che è un male, se si vende un esame sà che è un male, ed è un male non perché c’è una legge positiva ma perché c’è una legge naturale. Tu non puoi fare preferenze di persone, non puoi fare discriminazioni fra un uomo ed un uomo. Questa non è legge positiva ma è legge naturale. Io e te siamo pari in dignità e questa dignità io te la devo rispettare, perché è la tua natura umana che è così, non perché te la fa la religione, perché l’uomo è prima della religione. Prima viene l’uomo e poi viene la religione. In riferimento ai due gemelli che tu separi, tu separi la cultura e non la natura, perché nella natura l’uomo avverte questa trascendenza e questa dimensione di eterno che c’è. Questa trascendenza non te la toglie nessuno, altrimenti su che cosa tu fondi la religione, la religione sarebbe un artificio, e non può essere un artificio la religione, mai. La religione è una risposta vera alla esigenza che hai nel tuo cuore, che devi arrivare alla perfezione, e allora viene Dio e ti dona la perfezione che tu ricerchi, viene Cristo e ti dona la verità che tu ricerchi. Ti dona la verità della tua natura. L’uomo porta in se questa immagine di Dio che viene dalla sua creazione. Solo partendo da qui possiamo capire e comprendere.

D. Una persona che sa di essere sterile, può contrarre comunque matrimonio?

R. La persona che sà con certezza di essere sterile, deve avvisare il suo partner della sua sterilità. La decisione non la può prendere solo lei ma la deve prendere anche il marito, altrimenti il matrimonio è nullo per inganno. Quando si fa l’istruttoria matrimoniale c’è un’ultima domanda nella quale si chiede se si è tenuto nascosto al proprio partner qualcosa che possa incidere domani sulla stabilità del tuo matrimonio? Tutti rispondono nulla. Bisogna dire ho tenuta nascosta questa verità. Poi è colui che porta avanti il processetto matrimoniale che dirà se quella è condizione di invalidità o non è condizione di invalidità, se è condizione compromettente o non compromettente. Ma non si può celebrare un matrimonio tenendo nascosta una verità essenziale della tua vita. Il matrimonio è finalizzato anche alla procreazione e se un uomo ha a cuore di avere assolutamente dei figli tu devi lasciare che lui sposi un’altra persona, non lo puoi ingannare. C’è un fine da rispettare che noi non possiamo non considerare, non manifestare, non dire. Questo non vuol dire che tu non ti puoi sposare. Il diritto allo sposalizio precede anche la stessa procreazione purchè non sia esclusa volutamente.

D. In merito al principio per cui ciò che è lecito giuridicamente non sempre moralmente si può fare, non permettere lo sviluppo di un embrione è omicidio? In riferimento alla legge 40 del 2004, se lo Stato italiano permette la ricerca sugli embrioni la responsabilità della loro eliminazione ricade su tutto il popolo italiano?

R. La responsabilità è sempre personale, ed è di colui che è all’inizio e durante il processo di questa eliminazione. Un embrione è considerato dalla Chiesa già persona umana e sulla persona umana tu non puoi fare sperimentazioni. Non vogliono che si facciano sperimentazioni sugli animali! E l’animale non è persona umana. Noi rispettiamo l’animale, però il Signore lo ha creato per l’uomo. L’uomo invece non è stato creato per un altro uomo ma è stato creato per se stesso, per cui non si può fare nessuna sperimentazione sull’uomo. Prima di tutto contro la sua volontà e poi neanche con la sua volontà, se una sperimentazione produce un male irreparabile. La persona umana và sempre rispettata. La responsabilità di chi è? E’ di colui o di colei che hanno dato il loro seme alla scienza e di tutti coloro che nella catena intervengono per la sperimentazione, e poi anche del legislatore se ha dato la possibilità a che questo possa avvenire. Chiunque entra nella catena del male è responsabile per la sua parte del male che viene fatto. Per esempio, chi ha legalizzato il divorzio è responsabile di tutti i divorzi che si commettono fino a quando la legge non verrà cambiata . Chi ha legalizzato l’aborto è responsabile di tutti gli aborti che si praticano in Italia, e chi lo pratica è responsabile per averlo praticato. Però ognuno ha la sua responsabilità morale dinanzi a Dio. Ognuno di noi, nella vita ha la responsabilità del male appena giunge alla sua porta. Se io spargo una calunnia, arriva a te e tu la propaghi, tu sei responsabile quanto me della calunnia che hai propagato, e sei responsabile dinanzi a tutte le persone che hanno ascoltato quella calunnia. Ognuno di noi quando si trova dinanzi al male lo deve interrompere: “mi dispiace io questo non lo posso fare”. Questo significa testimoniare Cristo. E’ questa una responsabilità che ci dobbiamo assumere tutti. Anche il prete quando si trova dinanzi al male deve dire: “mi dispiace non posso”. Cristo Gesù quanto volte venne tentato? E lui dinanzi al male rispose: “no non posso”. Però oggi all’uomo manca la coscienza morale, la sta distruggendo la coscienza morale, per cui non c’è più distinzione fra il bene e il male. Quando Giovanni Paolo II nell’84 venne in Calabria, all’aeroporto di Lamezia Terme disse: “Abbiate forte in voi la distinzione fra il bene e il male”, abbiate la coscienza morale santa, perché la coscienza morale santa ti dona la salvezza oggi.

D. Abbiamo letto sui giornali che il papa accetta l’uso dei preservativi in alcuni casi. Realmente com’è la situazione?

Il papa ha rilasciato un’intervista, ancora il libro non è uscito. Non so cosa abbia scritto il papa. Nella nostra morale cristiana c’è sempre il principio del male minore che và messo in atto. Tra due mali, uno più grande e uno più piccolo che sono concomitanti, tu devi scegliere il male minore ed evitare il male maggiore, non puoi lasciare che tutti i due mali vengano perpetrati. Questo si insegna nella teologia morale fondamentale. Sempre l’uso di questo bene più grande per l’uomo anche attraverso il male minore, per impedire che un male maggiore venga fatto. Mi sembra, da quello che io ho sentito, che il discorso del papa si inserisca in questo principio di male minore-male più grande. Ma come ho già detto prima, quando ci sono questi problemi morali bisogna rivolgersi al proprio padre spirituale o al tuo confessore, e il sacerdote che conosce bene la teologia morale fondamentale saprà sempre guidarti e sempre instradarti perché tu compia il bene più grande e il male più grande possa essere sempre evitato.

D. Se due coniugi adottano un bimbo la legge vieta ogni rapporto del bimbo con i genitori naturali. Ma se la madre è stata costretta a donare il figlio o si è pentita e vuole riallacciare qualche rapporto, i genitori adottivi come devono comportarsi?

R. Il problema è uno solo. Perché cosa tu adotti un bambino? Lo adotti per il suo più grande bene o per il tuo? Se lo adotti per il suo bene, nel momento in cui tu sai che per il bambino il contatto con la madre naturale sia la sua vera vita, tu lo cedi nuovamente. La morale è oltre la legge. Non c’è nessuna morale che possa essere soppiantata da una legge civile. La legge civile regola i rapporti in base a un diritto positivo che l’uomo si dona. Qual’è il diritto positivo? Che il bambino una volta adottato diventa proprietà dell’altra coppia. Ma il bambino non è proprietà di nessuno, perché è proprietà di Dio e di se stesso. Io lo adotto per il suo più grande bene o per il mio più grande bene? Se lo adotto per il mio più grande bene certamente l’altra famiglia mi è di ostacolo, ma se io l’adotto per il suo più grande bene e lo aiuto a crescere, nel momento in cui mi devo distaccare io mi sò distaccare perché io cerco il suo più grande bene. Nella parabola del figliol prodigo vi è un significato profondo e bello. Il padre si priva del figlio perché il figlio pensa che il suo più grande bene sia andare fuori dalla casa del padre. Il padre che non può legare a se il figlio dona a lui tutto quello che gli spetta e il figlio parte per un paese lontano. Cosa cerca il padre quando il figlio parte e quando il figlio torna? Cerca solo il bene più grande del figlio. Prima era che partisse e poi che fosse accolto. Qual’è il bene più grande per un bambino? Che lo si tenga stretto a sé o che lo si dia a sua madre? O anche che il bambino possa avere l’una e l’altra madre. La legge queste cose non le può codificare. L’amore sì. L’amore è prima della legge, e se noi non mettiamo nella nostra società la legge dell’amore, quella che Giovanni Paolo II chiamava la civiltà dell’amore, noi abbiamo una civiltà del diritto, ma il diritto non è amore. Il diritto ti dice ciò che è tuo e ciò che è suo. L’amore ti dice che tu molte volte devi rinunciare al tuo perché l’altro abbia un bene più grande, un bene personale.

D. Don Andrea Gallo in un suo libro dice così: “I cristiani non chiedano ai non credenti quello ch’essi non possono dare. Non chiedano atti di fede trasformati in legge. Non chiedano di accogliere convinzioni dogmatiche nella politica. Ma sappiano presentare il loro messaggio in modo che i non credenti possano condividerli. Cosa c’entra con il messaggio biblico, evangelico, l’imposizione a tutti con legge dello stato di una scelta che invece è una questione puramente individuale e che non danneggia nessuno?

R. Il problema è sempre quella equivocità che vi è tra la legge naturale e la legge positiva. Cosa è fede e cosa è legge naturale e legge positiva. La fede non è una sovrastruttura alla nostra natura, non è un abito che io indosso o che mi confeziono a mio gusto e piacimento, la fede è la rivelazione da parte di Dio della tua natura e delle vie attraverso cui questa natura tu la possa portare a suo compimento. Questa è la fede, non è una sovrastruttura. Io non posso imporre la mia fede a te, perché se vuoi la vita eterna osserva i comandamenti, se vuoi la vita eterna pratica la giustizia, se vuoi la vita eterna ama il prossimo tuo come te stesso. La fede è una scelta personale. Possiamo noi discutere su ciò che è proprio della natura umana, o no ? L’uomo è capace di sapere ciò che è un uomo, o no? Ha questa capacità l’uomo, o gli è tolta, si è oscurata? Se noi diciamo che l’uomo non è più capace di conoscere se stesso, e non è più capace di comprendersi, chiudiamo il discorso, ognuno fa quello che gli pare e agisce secondo quello che è il suo cervello. Però, quando tu entri in un rapporto con l’altro la tua umanità necessariamente ha dei limiti, e questi limiti sono naturali o artificiali? Non ammazzare è un limite artificiale o naturale? Non rubare è un limite artificiale o naturale? Non dire falsa testimonianza, non calunniare il tuo prossimo, è un limite artificiale o naturale, della dignità dell’altro? La mia dignità me la sono fatta io o viene dalla mia natura? Fra me e un cane c’è una differenza o non c’è una differenza? Siamo capaci noi di questo? Se non siamo capaci ricadiamo nell’agnosticismo più nero e più crudele perchè non siamo capaci più di conoscerci.

Indicazioni fornite da Mons. Costantino Di Bruno per la preparazione dell’incontro:

– Catechismo della Chiesa Cattolica dal nn. 2366-2379
– Pio XII : Discorso ai medici cattolici 
– Questioni di biomedica:  Sintesi dell’istruzione genitas personae