Magia e superstizioni

Le risposte alle domande sono a cura del teologo Mons. Costantino Di Bruno, Assistente Centrale del Movimento Apostolico.

D. Il fatto di essere bigotti può essere considerata una forma di superstizione?

R. Il bigottismo è una pratica religiosa fine a se stessa, ripetuta in modo quasi ossessivo, ma senza la finalità di essa. Ogni pratica religiosa è finalizzata alla compimento della volontà di Dio. Anche il nostro stare qui questa sera, ha questa finalità. Noi cerchiamo la volontà di Dio per viverla meglio, al massimo, al sommo. Il primo comandamento della carità è amare il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza, con tutto te stesso e il secondo comandamento della carità è simile al primo, amerai il prossimo tuo come te stesso. La pratica religiosa deve quindi condurre a scoprire le vie della verità e della giustizia e a ricevere la forza perché noi possiamo vivere la volontà del Signore. Questo è il principio ispiratore di tutto quello che noi facciamo. La volontà di Dio è il sommo fine di tutto il nostro essere cristiani, del nostro essere uomini. L’uomo vive se è nella volontà del Signore.

D. Nel CCC c’è un’espressione: la virtù della religione. Cosa vuol dire?

R. Cos’è la virtù? E’ quella forza interiore che viene dallo Spirito Santo per cui tu vivi una cosa, una realtà, secondo la sua interiore verità, non secondo la sua falsità. Un’amicizia può essere vera o falsa, autentica o superficiale. La virtù dell’amicizia ti porta a viverla secondo un dono di amore, un dono di carità, un dono anche della tua santità, per cui tu più sei santa e più sei vera amica. La virtù della religione è quella forza interiore che viene dallo Spirito Santo e tu dai alla religione la sua verità. Qual è la verità di ogni religione? Conoscere il Signore, amarlo, e poi servirlo nei fratelli, perché il Signore si ama nei fratelli. Si ama in se stesso, in quanto tu fai sempre la sua volontà, e poi, l’uomo concreto è l’oggetto o il soggetto che tu devi sempre amare. La virtù della religione è quella sapienza interiore, acquisita, e questo grazie anche alla preghiera. Per suo mezzo tu sai, conosci chi è Dio, e come Lui vuole essere servito veramente. Se tu non hai questa virtù, questa forza interiore che è scienza, conoscenza, sapienza, intelletto, timore del Signore, pietà, come fai ad amare Dio secondo la sua verità? Lo potresti amare secondo una falsità dell’uomo. La virtù della religione ti educa, ti conduce ad amare Dio secondo la sua verità.

D. E’ male interpretare i sogni e credere che presagiscano qualcosa?

R. la scrittura dice una cosa sola sui sogni, i sogni lasciali sogni, perché molti si sono persi andando dietro ai sogni. A meno che essi non vengano da Dio. Come fai a sapere se un sogno viene da Dio o non viene da Dio? Se viene da Dio tu non devi fare nulla, perché il sogno si compie da sé. Per esempio, quando Giuseppe sognò che c’erano dodici covoni che si inchinavano davanti al suo, oppure vide che dodici stelle e la luna e il sole si inchinavano davanti a lui, il padre rimase meravigliato di questo. I fratelli furono invidiosi, ma chi mai avrebbe potuto immaginare che attraverso quel sogno Dio indicava a Giuseppe che sarebbe divenuto domani viceré d’Egitto? Il sogno si compie da se e tu non devi fare nulla, perché Dio lo manda, Dio lo realizza. A meno che nel sogno, come avvenne a Giuseppe, il Signore non ti chieda qualcosa in ordine a ciò che tu devi fare. Il Signore ti può chiamare attraverso un suo Angelo a fare qualcosa, ti manifesta la sua volontà. Però generalmente il sogno, dice la scrittura, lasciamolo che sia un tormento della notte, poi la mattina lo dimentichiamo e andiamo avanti. Se poi viene dal Signore, si compie già da sé. Se è un comando dell’angelo di Dio, o da parte di Dio stesso, lo si ascolta e lo si mette in pratica, come fece Giuseppe. Nella maggior parte dei casi, però, non bisogna dare ascolto. Ma se tu hai un sogno, vai dal tuo padre spirituale e ti fai aiutare, e se viene da Dio, ti aiuterà in modo che tu lo possa vivere nel compimento perfetto della volontà del Signore. Tutto dobbiamo leggere alla luce della volontà di Dio.

D. Nel CCC leggevo che l’uomo, per quanto riguarda il suo futuro, si deve affidare alla Provvidenza, e che l’uomo stesso, a volte, è imprevidente. Che cosa vuol dire?

R. La vita di un uomo non si può regolamentare. Cosa farai fra un secondo tu non lo sai, non puoi prevedere cosa ti succederà fra un attimo. Tutta la tua vita la devi sempre mettere nelle mani di Dio, la devi porre nella sua volontà: “Signore sia fatto secondo la tua volontà come in cielo così in terra”. Tu non puoi disporre di te: la malattia, la salute, il presente, il futuro, la gioia, la tristezza, la fame, la nudità, l’abbondanza, la povertà, non sono regolabili, vengono e basta, e tu devi fare quello che faceva San Paolo. Nella lettera ai Filippesi lui dice così: “Io ho imparato ad essere povero, ho imparato ad essere ricco, so vivere nell’abbondanza, so vivere nella povertà, so camminare nella salute e so camminare nella malattia. Sono abituato a tutto. Come il Signore mi manda la vita così io la vivo. Nella sua grazia, nella sua misericordia, cercando sempre di fare la sua volontà, ogni giorno”. Quello che ti capiterà domani non lo sai. C’è una bellissima espressione di San Paolo a tal proposito: “Quello che mi capiterà domani non lo so, so solamente che lo Spirito mi spinge ad andare avanti. Se domani sarò in carcere, sarò lapidato, sarò crocifisso, sarò decapitato, sarò malmenato o fustigato non lo so, ma so che devono andare avanti perché il Signore mi sta aspettando. Lui è avanti a me e mi chiama, devo andare. C’è un pericolo di fiume, c’è un pericolo di brigante, c’è un pericolo di mare, c’è il pericolo di un mio avversario, non lo so, però so che devo andare avanti, Lui mi attende, è avanti a me”. Lui aveva questo forza irresistibile di andare sempre incontro al Signore. E anche la morte lui la vedeva come l’incontro definitivo con Dio. Tanto che lui voleva morire per andare incontro al Signore. Poi, il Signore, lo attendeva ancora sulla terra, e lui camminava in mezzo agli uomini. La nostra vita è imprevedibile e nessuno di noi la può programmare, la può stabilire. In un istante tu sei qui e in un altro istante tu non ci sei più. Questo è il mistero della vita, e noi lo dobbiamo accogliere come volontà di Dio. Perché viene una malattia? Nessuno lo sa. Giobbe in questo è sublime. A lui capitò la disgrazia di perdere in un giorno tutto: moglie, figli, averi, tutto ciò che possedeva, e lui disse: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia fatta la sua volontà. Prima voleva che io vivessi da ricco e vivevo da ricco, adesso non ho niente e vivo da povero”. Poi perse anche la salute e disse: “Prima il Signore voleva che vivessi da sano e vivevo da sano, adesso vuole che viva da malato e vivo da malato, sia fatta la sua volontà”. In tutto questo Giobbe non peccò. Questo è il mistero della vita. La vita va accolta come essa è, però vissuta nella volontà di Dio, sempre. L’ispiratrice del Movimento Apostolico prima era sana e faceva il suo ministero da sana: camminava, andava, si recava. Adesso non è più sana, e vive il suo ministero da non sana. Perché prima era sana e adesso è non sana? Non lo so, mistero. Però lei vive sempre la volontà di Dio: da sana, da ammalata, da zoppa, vive sempre il mistero della volontà di Dio. Lei è sempre nella volontà di Dio. Questo per noi deve essere un esempio grande, perché ci fa capire che si può essere sempre nella volontà di Dio pur non potendo noi prevedere cosa avverrà fra un minuto. Una cosa io so, che devo stare sempre nella volontà di Dio

D. Attribuire tutto ciò che accade alla volontà di Dio, può essere una forma di superstizione?

R. Più che una forma di superstizione è una religione non corretta e non santa. Non tutto ciò che accade è volontà diretta di Dio. Dio lo permette, non lo vuole, però lo permette. Allora bisogna chiedersi, perché il Signore permette questo? Qual è il significato che io devo scovare in questa permissione di Dio? Ti metti in preghiera e chiedi la luce al Signore, in modo che tu possa migliorarti, possa perfezionarti, possa crescere nel vivere secondo la volontà di Dio. In tutto ciò che ti capita, o in bene o in male, il tuo compito è di rimanere sempre nella volontà di Dio. Nel libro dei Proverbi sta scritto: “Signore non mi mandare né la povertà e né la nella ricchezza, perche c’è un rischio nella ricchezza e c’è un rischio nella povertà. Nella ricchezza ti abbandono, mi dimentico di te, non vivo la ricchezza secondo la tua volontà. Nella povertà ti posso bestemmiare, e quindi non vivo la povertà nella tua volontà, faccio qualcosa di male, qualcosa che turba il mio rapporto con te. Dammi tutto ciò che mi fa rimanere sempre nella tua volontà”. E’ quello che chiediamo nel Padre nostro: sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Non tutto ciò che accade è volontà diretta di Dio, però molte volte il Signore lo permette. E’così che noi possiamo crescere, possiamo migliorarci, possiamo essere più saggi, più concreti, possiamo evitare tante cose che noi pensiamo siano bene ed invece sono un male. Qui occorre tanta saggezza nel leggere la storia. Ecco perché abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci aiuti a capire la vita, perché si possa camminare meglio.

D. L’eccessivo culto dei santi può far cadere nell’idolatria?

R. I santi sono amici di Dio e per loro ministero sono intercessori, possono intercedere presso il Signore. Noi abbiamo la Vergine Maria, lei sempre intercede presso il Signore per noi. Quando il culto dei santi va purificato? Quando si sostituisce il santo a Dio. Il santo è lui stesso che deve andare dal Signore. La Vergine Maria non fa lei le grazie, le ottiene dal figlio suo, e infatti noi le diciamo sempre: prega per noi, intercedi per noi. Nell’Ave Maria noi le diciamo: “Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. Il culto della chiesa è santo, è perfetto. Vi racconto un fatto vero. Un parroco ogni mattina vedeva una donna povera, semplice, che entrava in Chiesa e andava davanti a una statua, si inchinava, la pregava e poi se ne andava a casa. Il parroco dopo tempo, non ne poté più e volle correggerla. Una mattina andò dalla donna e le chiese: “Signora, perchè voi quando entrate in Chiesa venite sempre davanti a questa statua e non vi recate mai davanti al Santissimo?”, e lei rispose: ”Quando quello lì mi farà le grazie che mi fa questa qui, allora pregherò anche lui, ma finché questa mi fa le grazie io non ho bisogno di andare da lui. E io per la grazia vengo”. Questo è un culto che va purificato, non va distrutto, perché se si distrugge qualcosa nel cuore bisogna mettere qualcos’altro. Noi non distruggiamo quello che c’è, lo purifichiamo. Il culto si purifica insegnando la verità, che cioè il santo intercede e non è l’autore. Nel nostro popolo c’è molta ignoranza e l’ignoranza va illuminata sempre. Questo è il nostro compito particolare, illuminare sempre l’ignoranza dei fedeli che è tanta, non è poca. Però con la grazia di Dio ce la possiamo fare. Anche Voi avete una grande responsabilità che è quella di illuminare le persone. Se vi mettete di buona volontà, potete fare tanto bene. Questa è la nostra verità, verità di Dio, verità della Chiesa, verità della nostra fede. E’ così che l’altro cresce, perché sa la verità delle cose: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Ora, noi abbiamo una religiosità popolare che ha bisogno molta, molta luce. Però questa luce se nessuno la dà come si può diffondere. Condannare è sempre facile, educare, formare, istruire, è il nostro compito. Voi siete Movimento Apostolico, siete chiamati a dare questa luce di verità a questo mondo che ha tutto, ma non ha la luce. La luce siete voi, e se voi la portate la luce c’è, altrimenti, se nessuno la da, non c’è. La luce non scende da sola perché và mediata, va portata, va offerta, va donata. Siamo noi i portatori della luce in questo mondo.

D. Come si fa ad educare a non credere nel malocchio?

R. La nostra vita non può dipendere da uno sguardo, da un desiderio che una persona ha su di noi. Dobbiamo essere seri, dobbiamo essere forti, dobbiamo essere convinti della nostra fede. Una cosa, un oggetto, non può avere potenza su di noi perche è un oggetto. Chi può avere potenza è l’uomo, lui si che ti può fare il male, con la suggestione, con l’invidia, con la superbia, con l’avarizia, con la lussuria, con la concupiscenza. Il diavolo ti può fare il male, perché ti tenta. Ma gli oggetti inanimati, o i tuoi desideri, perché tu li esprimi, non possono fare il male, perché non hanno questa potenza in se di poter incidere sulla mia vita. Dobbiamo essere liberi, e il cristianesimo è libertà da tutte queste cose. Però, purtroppo, noi non siamo liberi, perché non siamo stati formati alla vera libertà. La gente crede in queste cose, perché non è formata, non è illuminata, non è stata incoraggiata nel cammino della vera fede. C’è una sub-cultura della fede oggi, che noi dovremmo estirpare. Occorre un tempo infinito e dovremmo noi fare comunione di luce, per creare una luce potente. La bellezza del Movimento Apostolico è che potrebbe essere un faro di luce così potente da illuminare l’universo intero, tanto è potente la sua luce. Ma se ognuno si tiene la sua lucetta, possiamo fare poco. Se invece noi mettiamo le nostre luci insieme, e facciamo corpo, facciamo vita, facciamo comunione, facciamo unità, allora le cose andranno bene. Certamente il Signore ci aiuterà, ci sosterrà, ci spingerà. Fuori c’è un mondo che ha una sub-cultura religiosa che fa spavento. Ma la colpa non è loro, è nostra perché ancora non siamo buon Movimento Apostolico di Dio. Prendiamo questa sera coscienza, mettiamoci insieme come luce e faremo cose belle, cose stupende e cose sante.

D. Che responsabilità ha davanti a Dio una persona che fa il mago o comunque prende in giro la gente dicendo di guarire e che in questi riti sfrutta anche l’immagine divina di Gesù, della Madonna o di qualche santo?

R. Il principio che bisogna mettere nel cuore è uno solo: ogni inganno perpetrato ai danni del fratello è peccato. Ogni inganno, ogni menzogna, ogni illusione, ogni falsità, ogni bugia è peccato, perché tu non puoi mai ingannare tuo fratello. Al di là delle tue convinzioni, che possono essere vere o false, fatte con coscienza buona o cattiva, tu hai sempre un dovere, di non ingannare mai un fratello. Il fratello ha bisogno di essere condotto sempre nella verità. Qualsiasi forma di inganno è peccato. E’ peccato contro l’ottavo comandamento, può essere peccato contro il settimo, può essere peccato contro il sesto e può essere peccato contro il quinto. Molte volte questi comandamenti si trovano insieme ad essere trasgrediti. Noi dobbiamo fare molta attenzione. Usare l’immagine del crocifisso per ingannare meglio è un grande peccato, ed è anche peccato di sacrilegio. E’ un peccato contro il secondo comandamento, perché tu chiami Dio a testimone della tua falsità per ingannare gli uomini. Ma nessun uomo ha il potere di governare il futuro dell’uomo. Noi dobbiamo reagire all’inganno, dobbiamo illuminare su quello che l’altro ti fa. Tante volte alcune cose avvengono, perché si vive in uno stato di peccato. Se noi torniamo nella grazia di Dio, Dio torna in noi e la vita cambia, all’istante, immediatamente. Bisogna avere questa certezza, che la vita cambia se io cambio e torno in Dio.

D. Profezia e magia, qual è la differenza? In giro tante persone si dicono profeti. Come riuscire a capire quando voltiamo le spalle a un ciarlatano o a una persona veramente di Dio?

R. Se noi comprendiamo cos’è la profezia sappiamo se ci troviamo dinanzi a un ciarlatano o a un uomo di Dio. La profezia è l’annuncio qualificato della verità di Dio, della sua volontà. Ora, noi abbiamo la verifica della profezia. Conosciamo già la volontà di Dio, per rivelazione ufficiale. Noi abbiamo la Sacra Bibbia, abbiamo la Sacra Tradizione della Chiesa, abbiamo il Magistero, noi sappiamo qual è la volontà di Dio. Se una persona ti annuncia la volontà di Dio, non puoi dire che è un falso profeta. Ma io per trovare un falso profeto, o un vero profeta, non devo andare in chissà quale recondito luogo, non devo andare lontano. Basta che cammino per la strada e so chi è falso profeta e so chi è vero. Se ne incontrano di falsi profeti ogni giorno che dicono cose in nome di Dio, e che Dio non ha detto e non ha pensato. Eva era nel giardino, quando gli arrivò Satana/serpente e le disse che non era vero ciò che Dio aveva proferito. Se lei avesse avuto un poco di intelligenza, immediatamente avrebbe capito che si trovava dinanzi a una verità di contrasto: Satana falso profeta, dice una falsa verità su Dio. Il cristiano falso profeta dice una falsa verità su Dio. Il cristiano vero profeta dice una vera parola di Dio. Se io ti invito ad osservare i comandamenti sono un vero profeta, se ti invito a trasgredirli sono falso. La falsa profezia non è quella che ti annuncia un futuro che verrà o non verrà, perché non è questo il compito della falsa profezia. La falsa profezia ti dice una volontà che non è di Dio mentre la vera profezia ti dice una volontà che è di Dio. Ma ognuno di noi può essere falso profeta un giorno e vero profeta un altro. Un giorno può essere giusto e un giorno ingiusto. Per questo è necessario avere sempre il consigliere spirituale che possa fare discernimento sul vero e sul falso, sul giusto e sull’ingiusto. Chiunque ti può proporre una cosa ingiusta, ed è un falso profeta. Però se non si ha il criterio del discernimento bisogna camminare con una persona saggia. E ci sono quelle persone sagge che devono guidare il cammino. Nella Chiesa ci sono i ministri, c’è la predicazione, c’è la catechesi perché noi dobbiamo distinguere la vera profezia dalla falsa, il vero cammino con Dio dal falso, la vera volontà di Dio da quella falsa. Questo dobbiamo sceglierlo e discernerlo noi, ogni giorno. E’ questo il nostro cammino, è qui che si fa la vita. Ma anche noi rischiamo di essere falsi profeti con i nostri amici quando li invitiamo a qualcosa che non è secondo la volontà di Dio. Uno che ti invita alla droga, al vizio, al peccato, è un falso profeta. Uno che ti promette un futuro è un falso profeta, perché il nostro futuro è talmente imprevedibile che nessun uomo lo potrà mai decifrare. Quando Dio ti parla del futuro lo fa in una dimensione non conoscibile. Dio farà i cieli nuovi, ma come e quando questo avverrà, non lo sai. Il futuro non è identificabile nel giorno, nell’ora, nel tempo. C’è un futuro che verrà ma non sai quando, come, non lo sai perché Dio il futuro se lo tiene nascosto nel cuore.

D. Ci potete spiegare la differenza fra destino e disegno di Dio?

R. Il destino è un fatto che avviene indipendentemente da quello che io faccio, per cui la mia volontà non c’entra. Se è destino che questo avvenga avverrà. E la tua volontà dov’è? Dio ha messo la vita dell’uomo nelle Sue mani, e nelle mani dell’uomo. La mia vita è nelle mie mani, è nella mia prudenza, nella mia temperanza, nella mia saggezza, nella mia accortezza, nella mia preghiera, nel mio affidamento a Dio, nella mia supplica che ogni giorno gli faccio: “Signore guida i miei passi sulla via del bene”. Io sono certo che Dio custodisce la mia vita, anche in base alla mia preghiera. Il destino invece prescinde da tutto questo. Se per esempio, tu cammini con la macchina in un certo modo, e fai attenzione, preghi, invochi il Signore, sano esci da casa e sano ci torni. Se invece vai all’impazzata, non tieni conto delle condizioni atmosferiche, hai fretta, fai manovre azzardate, e ti capita un incidente, non puoi dire che era destino. Il destino ti libera dalla tua responsabilità, mentre tu sei sempre responsabile di ciò che ti accade. La vita è anche nelle tue mani, soprattutto nelle tue mani, soprattutto nella tua preghiera, soprattutto nella tua buona volontà, soprattutto nella tua prudenza. Ecco perché credere ciecamente al destino vuol dire abolire la responsabilità personale, abolire il discernimento previo, abolire la saggezza e abolire l’intelligenza. Certe cose non puoi farle perché se le fai, saranno cattive, e possono provocarti anche la morte, non devi farle. Non è destino, è stoltezza.

D. Qual è l’atteggiamento della chiesa nei confronti dei segni zodiacali, degli oroscopi e quindi quale deve essere il nostro atteggiamento?

R. L’astronomia è una bella scienza perché studia le leggi della natura. L’astrologia non è una bella scienza, perché non studia nessuna legge della natura. Lo zodiaco non ti può determinare la vita, l’oroscopo non determina la tua vita. Tutte queste forme non buone non sono per te. La vita non dipende dalle stelle, ma dalla tua volontà. Se non mettiamo la vita nella nostra volontà e la governiamo con saggezza noi sbaglieremo sempre, perché possiamo fare qualcosa che non và. Un matrimonio non si fa perché le stelle lo comandano, perché uno è del toro e l’altro è dell’ariete, o perchè uno è vergine e l’altro è acquario, o perché uno è scorpione e l’altro è del cancro. Questa è stoltezza. Il matrimonio si fa pregando, chiedendo al Signore che mandi la persona giusta e che mi aiuti, poi, a viverlo santamente. Ma a volte l’uomo preferisce liberarsi della sua intelligenza, della sua libertà, della sua volontà, del suo discernimento, e affidarsi a cose stolte, insipide e insipienti. Questo non è possibile, è un peccato contro l’uomo e noi non vogliamo fare peccati contro noi stessi. Il Signore mi ha dato l’intelligenza per poter discernere il bene e il male per me. Mi ha dato la sapienza per vedere ciò che è più utile per me, e mi ha dato la volontà per seguire sempre il bene che la mia intelligenza vede. Questo è importante per tutti noi ed è bello che noi lo facciamo. Il Signore ci benedirà, senz’altro.

D. Se la religione non è vissuta come un percorso per conoscere la volontà di Dio, ma la preghiera viene fatta solo per ottenere le grazie. In questo caso la preghiera può essere considerata come un rito di magia?

R. Il problema non è se la preghiera è magica o non lo è. Il problema è della coscienza. Se viene una persona disperata a fare una preghiera, in Chiesa, tu non la puoi condannare quella persona, ma la devi aiutare, a poco a poco, a passare dalla preghiera all’obbedienza. Se leggi il vangelo troverai che tante persone sono andate da Cristo Gesù per una grazia, per un miracolo e poi sono scomparse. Quanta gente andava da Cristo si prendeva il miracolo e tornava a casa. Cristo non condannava questa gente perché erano pecore senza pastore. Non erano formate, non erano guidate, non erano aiutate, non erano illuminate. Cristo Gesù aveva compassione e le aiutava, le sorreggeva, le curava, le istruiva. L’uomo va a Dio così come esso è, e molte volte è ignorante, non formato, abituato, educato in un certo modo. La Madonna, i santi, lo stesso Dio, non disprezzano colui che umilmente li riconosce come sua salvezza in quel momento. Dio non disprezza questa preghiera, l’accoglie. Spetta a noi illuminare, guidare, aiutare, è compito della Chiesa. Se leggi il libro degli Atti trovi che l’eunuco della regina Candace partiva dall’Etiopia e arrivava vicino Gerusalemme. Durante l’andata leggeva la bibbia e durante il ritorno se la ripassava. Quando Filippo si avvicinò e gli chiese se comprendeva ciò che leggeva, questi gli rispose che non comprendeva nulla. Allora Filippo salì sul cocchio e gli spiegò chi era il servo del Signore. E glielo spiegò bene. Quell’uomo arrivato ad un corso d’acqua si fece battezzare e se ne tornò in Etiopia con uno spirito nuovo. L’uomo che viene a noi è così, non formato, non curato nelle cose della fede. Ma d’altronde quando Dio prese l’uomo nel deserto lo prese crudo, e poi con tutta la sua fatica divina, durata migliaia di anni lo formò, ma senza risultati. Poi è venuto Cristo, poi è venuta la Chiesa, adesso ci siamo noi, però i risultati sono sempre pochi perché questo uomo è fatto di peccato. Allora noi lo dobbiamo aiutare, dobbiamo avere un’infinita sapienza per lavorare con quest’uomo. Non dobbiamo disprezzare il suo cuore però, perchè quando il cuore non è malvagio in esso si può sempre seminare la verità di Dio. La sua parola si può sempre immettere, un santo principio evangelico che può cambiare l’intera esistenza. Per questo il Signore ha voluto il Movimento Apostolico, per portare questa luce di vangelo in molti cuori che sono assetati di verità, ma che nessuno dona. A volte neanche noi doniamo questa luce come verità autentica di vangelo. Questa sera facciamo un serio esame di coscienza. C’è tanta gente che desidera conoscere Dio, però noi siamo muti e non parliamo. Da questa sera iniziamo a parlare e tante cose si faranno meglio.

D. Da Cardolo. La magia in quanto tale ha origine dal sogno inconfessabile dell’uomo di essere Dio, oppure dalla presunzione di potersi impadronire della stessa forza di Dio per usarla a suo piacimento. C’è una certa relazione con quella tentazione dei primordi che è stata all’origine del primo peccato?

R. C’è la magia di chi opera e di chi si reca. Chi opera la magia è spinto da questo spirito di superbia che pretende di poter governare il mondo e gli uomini. Però a differenza dei primordi, dove ci fu la superbia di voler essere come Dio, molte volte, in tanta magia, c’è il vile guadagno e quindi più che la superbia c’è la concupiscenza, c’è l’inganno, c’è la frode contro i fratelli. Chi invece frequenta perchè cerca una grazia, cerca un miracolo, cerca una soluzione ad un problema, si trova in uno stato di grande ignoranza, di molta non conoscenza del mistero. Noi dobbiamo lavorare su queste persone, illuminarle, aiutarle, spiegare a loro ogni cosa. C’è bisogno di molta luce, c’è bisogno di molta verità, c‘è bisogno di molta sapienza, c’è bisogno di molta grazia, c’è bisogno di noi. Andate a casa con questo convincimento nel cuore: Dio ha bisogno di me per illuminare il mondo, Dio ha bisogno di me per dare il gusto della sua sapienza, Dio ha bisogno di me per dare la verità della sua grazia e della sua parola.

Indicazioni fornite da Mons. Costantino Di Bruno per la preparazione dell’incontro:

– Catechismo della Chiesa Cattolica nn. da 2110 a 2132 e n. 1852
– Documento finale dell’assemblea plenaria: “Dov’è il tuo Dio – la fede cristiana di fronte alla sfida dell’indifferenza religiosa