Costui accoglie i peccatori e mangia con loro
Da quando in Israele esistono i veri profeti, essi esistono per vivere una sola missione: invitare quanti sono lontani da Dio, quanti vivono nella disobbedienza alla sua Legge, quanti non ascoltano la sua Parola, perché si convertano per avere nuovamente la vita, per entrare nella benedizione del loro Padre celeste. Profeta e peccatori stanno l’uno all’altro come il fuoco e la legna. Come senza legna non c’è fuoco, così senza peccatori non esistono profeti. Se esiste un solo vero profeta, esso esiste perché vi sono peccatori ancora da condurre nella casa del Padre. Un mondo di giusti non ha bisogno di profeti. Il giusto è già nella casa del Signore.
Accusare Gesù di ricevere i peccatori, sedersi con loro, servire loro, anche mangiando e condividendo un tozzo di pane, la Parola del Padre suo, è vera contraddizione dottrinale. È legge eterna di Dio che colui che conosce e vive di Parola aiuti colui che non la conosce e non la vive. Accusando Cristo, farisei e scribi si dichiarano essere essi stessi fuori della Parola, fuori della profezia, fuori della santissima volontà di Dio. Essi stanno attestando la purissima verità della Parola di Gesù: “Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito” (Lc 11,52). È volontà del Padre celeste che ogni persona che conosce Lui e vive nella sua Parola, aiuti ogni altro a conoscere Lui e a vivere nella sua Parola. Farisei e scribi non solo non vivevano essi nella Parola del Signore, non permettevano che alcuno la potesse vivere e soprattutto la potesse donare a quanti non la conoscevano e non la vivevano.
Non vi è misericordia più grande che si possa elargire ad un uomo di quella di strapparlo dalla rete del peccato, dell’ignoranza di Dio, del vizio, del male, dal potere del principe di questo mondo, dalla sua falsità di morte e condurlo tra le braccia del Padre suo, il Padre della vita, della benedizione, di ogni dono di grazia e di verità. Dare all’uomo la verità della sua umanità è l’opera di misericordia vissuta dallo stesso Dio. Quando si vive questa misericordia si è come Dio. Se poi noi stessi ci facciamo dono a Dio, perché il Padre ci doni al mondo come ha dato Cristo dalla Croce per la salvezza dell’umanità, allora saremo come Cristo Gesù. Saremo noi stessi con la nostra vita la grande misericordia di Dio in favore di ogni altro uomo.
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (Lc 15,1-10).
La differenza tra Cristo Gesù e i farisei consiste proprio nella santità. Quando l’uomo vive nel peccato – scribi e farisei nel peccato erano immersi fino al collo, anzi erano sommersi nel peccato – l’altro, chiunque esso sia, è visto come un estraneo, uno che non è parte di noi. È visto anche come uno che disturba, inquieta, toglie qualcosa che ci appartiene. E cosa appartiene al peccatore? Solo il peccato. Quando l’uomo vive invece nella più alta santità e Gesù viveva in una santità non solo divina ma anche umana nella sua più pura perfezione, allora l’altro, chiunque esso sia, è uno al quale si deve dare la vita per la sua salvezza e redenzione. Dio, il Santo, il Giusto, la Carità, la Misericordia, l’Amore Infinito ed Eterno, ha dato il Figlio suo per la salvezza della creatura da Lui fatta a sua immagine e somiglianza.
Satana, creatura fattasi peccato, superbia, invidia, toglie la vita all’uomo. Lo priva del bene più prezioso. Vuole il suo male. Chi è nel peccato non ama l’uomo, mai lo potrà amare, non lo conosce, lo ignora, lo sfrutta, lo uccide, lo respinge, impedisce che venga accolto e servito. Questi frutti solo il peccato li produce e li genera. Chi non vuole questi frutti, deve liberarsi da ogni peccato e rivestirsi della più pura santità di Dio, rivestendo Cristo e lasciandosi muovere e guidare dallo Spirito Santo. Ignora l’uomo chi ignora Dio. Fa del male all’uomo chi è servo del principe di questo mondo. Dalla santità l’uomo è servito e più cresce la santità e più cresce il servizio verso l’uomo. Il servizio nella santità è il nuovo culto dell’uomo. Dal peccatore l’uomo è disprezzato, violentato, derubato, abbandonato, denudato, spogliato della vita e dei beni, lasciato nella sua morte spirituale. È il culto verso l’uomo che distingue i santi dai non santi. La santità conduce l’uomo a Dio. Il peccatore lascia l’uomo nel peccato e anche lo dona al diavolo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci il vero servizio verso l’uomo.