Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare

Ogni parola di Gesù è messa sulla sua bocca dallo Spirito Santo. Esse non sono dette così come le dicono gli uomini. Quelle degli uomini sono parole di un istante, un momento. Domani non esisteranno più, non avranno più alcun valore. Quelle dello Spirito del Signore sono cariche di durata e di valenza eterna. Valevano per ieri, valgono per oggi, varranno per domani. Il tempo e l’eternità sono illuminati dalle Parole di Gesù Signore date a Lui dallo Spirito di Dio. Questa sostanziale differenza va fatta. Noi invece diamo valore eterno alle parole effimere degli uomini e priviamo di ogni valore la parola eterna del Dio vivente. Mentre la Parola di Dio e di Cristo non passa in eterno, rimane stabile per l’eternità e il tempo, noi la priviamo di questa stabilità eterna per dare questo valore ad una parola di morte per la morte. Questa stoltezza è il frutto del peccato, che è il generatore, il creatore, il diffusore di ogni tenebra, falsità, menzogna.

Osserviamo quanto Gesù insegna: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dire: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. In un’altra parte del Vangelo Gesù chiama infingardo, fannullone un altro servo, non lo definisce inutile: “Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse” (Mt 25,26-27). La chiave di lettura e di interpretazione è in questa parola: “Quando avrete fatto quello che vi è stato chiesto… Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Inutile è il servo che vive di perfetta obbedienza, di perenne ascolto, che nulla tralascia della volontà del suo Signore. Solo in questo caso potrà dichiararsi inutile, altrimenti è malvagio, infingardo, fannullone, ozioso, accidioso.

Perché nell’obbedienza ci si deve dichiarare servi inutili? Siamo inutili quanto al farci da noi stessi. Noi obbediamo, ma non ci rigeneriamo a vita nuova. Noi obbediamo, ma non siamo noi che ci facciamo testimoni di Cristo. Noi obbediamo, ma non siamo noi che ci trasformiamo in corpo di Cristo. Noi obbediamo, ma non siamo noi che ci conformiamo a Cristo. Noi obbediamo, ma non siamo noi che possiamo trasformarci in luce, in verità, in amore, in misericordia, in giustizia, in santità. Siamo inutili perché non ci possiamo fare. Prendiamo della creta. Essa è inutile a se stessa. Rimane per sempre creta. Se invece obbedisce, si lascia fare dal vasaio o dall’artista che la modella, può divenire ogni cosa nelle sue mani. Essa è inutile in ordine al suo divenire. Può divenire solo lasciandosi fare. Per questo le è chiesta una perenne obbedienza all’artista. Lei obbedisce alla modellazione del vasaio e nelle sua mani diviene altra cosa.

Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» (Lc 17,5-10).

La creta non pensa come modellarsi, neanche ha un’idea di cosa vorrebbe essere. A lei il vasaio o l’artista una cosa sola chiede: lasciarsi modellare. Poi ogni altra cosa è il vasaio o l’artista che la crea e la realizza. Quella della creta è una “nullità” ontologica. È nel suo essere che lei deve penarsi inutile. Per essa nulla si potrà compiere. Essa da se stessa rimarrebbe creta in eterno. Così dicasi per l’uomo. È stato il Signore a prendere la polvere del suolo. È stato il Signore ha modellarla e a darle forma. È stato il Signore a spirare nelle narici l’alito della vita. È stato il Signore a pensare, decidere, volere la sua redenzione, la sua salvezza. È stato il Signore a modellare Maria, la Madre di Gesù. È stato Cristo che ha versato dal suo costato, dalla croce, l’Artista Modellatore della creta che dopo il peccato è tutta frantumata. La polvere sarebbe rimasta solo polvere. La creta frantumata solo creta frantumata.

Questa nullità ontologica è l’uomo, ma è nullità ontologica se rimane obbediente al suo Signore e l’obbedienza per l’uomo consiste nel lasciarsi modellare dal suo Dio, in Cristo, per opera dello Spirito Santo. L’uomo vuole essere modellato quando obbedisce ad ogni comando del suo Creatore. Obbedisce al comando, fa quanto gli è chiesto, ogni altra cosa è il Signore che la realizza in esso, per esso. Non è l’uomo che si fa, è Dio che lo fa, ad una condizione: che si lasci fare da Lui. Tutto è per grazia. Anche la lavorazione della creta è per grazia. Anche andare in cerca della creta per essere lavorata è grazia. Tutto è grazia, dalla grazia, per grazia. Se l’uomo comprendesse tutta la potenza della grazia del Signore, si consegnerebbe interamente ad essa, permettendo al suo Dio, Creatore e Padre, ogni intervento su di lui. Purtroppo non si crede nella grazia e ognuno è convinto di potersi modellare da sé. La creta rimane creta.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a lasciarci modellare da Dio.