HA CONSEGNATO SE STESSO PER ME
GIOVEDÌ 23 LUGLIO (Gal 2,19-20)
Ogni uomo ha un debito di giustizia verso il suo Signore. La nostra vita è un suo dono. Come si paga questo debito? Vita per vita. Lui ha donato a noi la vita. Noi doniamo a Lui la nostra vita. È questo il nostro sacrificio di ringraziamento: “Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera. Verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui lo invocavo. Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi, ero preso da tristezza e angoscia. Allora ho invocato il nome del Signore: «Ti prego, liberami, Signore». Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato. Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché il Signore ti ha beneficato. Sì, hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta. Io camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi. Ho creduto anche quando dicevo: «Sono troppo infelice». Ho detto con sgomento: «Ogni uomo è bugiardo». Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo. Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli. Ti prego, Signore, perché sono tuo servo; io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene. A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo, negli atri della casa del Signore, in mezzo a te, Gerusalemme. Alleluia Salmo” (116 (114-115),1-19). Nessun uomo potrà offrire questo sacrificio al Signore, perché la sua vita con il peccato non è più sua, ma del principe delle tenebre. Il Signore prima la deve riscattare con il sangue del Figlio suo. Solo se riscattata, potrà essere offerta al Signore. Così la nostra vita è doppiamente sua. È sua per creazione ed è sua per redenzione. Solo se redenta potrà essere data a Lui.
Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.
San Paolo non vede Cristo Gesù come il redentore del mondo e neanche vede lui minuscola parte di questo mondo redento. Lui vede Cristo come suo Redentore e suo Salvatore. Vede Cristo che si è lasciato crocifiggere solo per lui. Verso di Lui ha un debito di giustizia. Cristo Gesù gli ha dato la vita. La sua vita ora è tutta di Cristo Gesù. Questo dono va fatto ogni giorno. Come? Lasciando che sia Cristo a vivere in Lui, così come viveva nel suo corpo, prima della sua gloriosa risurrezione. È come se in Paolo Cristo Gesù “si fosse incarnato”. È come se Paolo oggi “fosse vero corpo di Cristo”. Siamo nelle profondità del mistero. Ma è questa la verità del cristiano: dare anima, corpo, spirito a Cristo, perché sia Lui a vivere in noi, secondo ogni mozione dello Spirito Santo. Questo non significa che Cristo non sia morto per il mondo intero. Ma la personalizzazione dell’incarnazione, morte e risurrezione, dona più forza alla nostra fede, alla nostra carità, alla nostra speranza. Sapere che Cristo è morto per me, cambia sostanzialmente la mia relazione con Lui. Nella Prima Lettera a Timoteo, lui, avvolto dalla misericordia di Cristo, chiede a tutti di lasciarsi avvolgere: “Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna” (1Tm 1,12-16). Il nostro debito di amore per Cristo Gesù dura per l’eternità. Esso ogni giorno va soddisfatto. Nessuno mai potrà dire “il mio debito è stato pagato”, anche perché ogni giorno abbiamo bisogno di nuova redenzione e nuova salvezza. Ma oggi di questo mistero nulla esiste.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che viviamo lasciando che Cristo Gesù viva in noi.