GUAI A COLORO CHE MEDITANO L’INIQUITÀ

SABATO 18 LUGLIO (Mi 2,1-5)

Il “guai” nei profeti non è solo un serio e forte ammonimento perché subito si smetta di fare ciò che si sta operando a causa del giudizio di Dio, al quale saremo sottoposti. Esso è anche avviso perché ci ricordiamo che stiamo creando rovina e morte nel popolo di Dio con le nostre azioni: “Guai a coloro che si alzano presto al mattino e vanno in cerca di bevande inebrianti e si attardano alla sera. Il vino li infiamma. Ci sono cetre e arpe, tamburelli e flauti e vino per i loro banchetti; ma non badano all’azione del Signore, non vedono l’opera delle sue mani. Perciò il mio popolo sarà deportato senza che neppure lo sospetti. I suoi grandi periranno di fame, il suo popolo sarà arso dalla sete. Pertanto gli inferi dilatano le loro fauci, spalancano senza misura la loro bocca. Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo, il tripudio e la gioia della città. L’uomo sarà piegato, il mortale sarà abbassato, gli occhi dei superbi si abbasseranno. Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da tori e il peccato con funi da carro, che dicono: «Faccia presto, acceleri pure l’opera sua, perché la vediamo; si facciano più vicini e si compiano i progetti del Santo d’Israele, perché li conosciamo». Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro. Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti. Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande inebrianti, a coloro che assolvono per regali un colpevole e privano del suo diritto l’innocente. (Is 5,11-30). Meditare l’iniquità e poi compierla è azione che arreca solo danni. Ogni danno arrecato ad altri, sempre ritorna su chi lo causa o lo genera come danno ancora più grande. La Parola del Signore ci ammonisce: “Chi semina vento, raccoglie tempesta. Chi scava una fossa, vi cade dentro”. Il male fatto ad altri ricade su di noi con conseguenze anche eterne. Ecco perché chi si ama, chi si rispetta, chi si vuole bene si astiene da ogni iniquità.

Guai a coloro che meditano l’iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell’alba lo compiono, perché in mano loro è il potere. Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono. Così opprimono l’uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità. Perciò così dice il Signore: «Ecco, io medito contro questa genìa una sciagura da cui non potranno sottrarre il collo e non andranno più a testa alta, perché sarà un tempo di calamità. In quel tempo si intonerà su di voi una canzone, si leverà un lamento e si dirà: “Siamo del tutto rovinati; ad altri egli passa l’eredità del mio popolo, non si avvicinerà più a me, per restituirmi i campi che sta spartendo!”. Perciò non ci sarà nessuno che tiri a sorte per te, quando si farà la distribuzione durante l’assemblea del Signore».

L’iniquità è azione compiuta contro la Legge del Signore. Il vero adoratore di Dio deve astenersi anche dalle più piccole trasgressioni della Legge. Nessun comandamento va trasgredito. Ogni trasgressione è iniquità: “«Guai a chi accumula ciò che non è suo, – e fino a quando? –  e si carica di beni avuti in pegno!». Forse che non sorgeranno a un tratto i tuoi creditori, non si sveglieranno e ti faranno tremare e tu diverrai loro preda? Poiché tu hai saccheggiato molte genti, gli altri popoli saccheggeranno te, perché hai versato sangue umano e hai fatto violenza a regioni, alle città e ai loro abitanti. Guai a chi è avido di guadagni illeciti, un male per la sua casa, per mettere il nido in luogo alto e sfuggire alla stretta della sventura. Hai decretato il disonore alla tua casa: quando hai soppresso popoli numerosi hai fatto del male contro te stesso. La pietra infatti griderà dalla parete e la trave risponderà dal tavolato. Guai a chi costruisce una città sul sangue, ne pone le fondamenta sull’iniquità. Guai a chi fa bere i suoi vicini mischiando vino forte per ubriacarli e scoprire le loro nudità. Ti sei saziato d’ignominia, non di gloria. Guai a chi dice al legno: «Svégliati», e alla pietra muta: «Àlzati». Può essa dare un oracolo? Ecco, è ricoperta d’oro e d’argento, ma dentro non c’è soffio vitale. Ma il Signore sta nel suo tempio santo. Taccia, davanti a lui, tutta la terra!” (Ab 2,6-20). Oggi noi trasgrediamo i Comandamenti e beviamo l’iniquità come il pane. La disobbedienza ai comandamenti oggi è divenuta così normale, che nessuno più si scandalizza di un divorzio, un adulterio, un aborto, una falsa testimonianza e calunnia, mille altre cose.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che mai cadiamo nella trasgressione della Legge.