PER AMORE DI ME E DI DAVIDE MIO SERVO
MARTEDÌ 23 GIUGNO (2Re 19,9-11.14-21.31-35.36)
Il Signore non può abbandonare del tutto il suo popolo. Deve per fedeltà alla sua Parola lasciare sempre una fiammella accesa, un piccolo resto perché la sua Parola si possa compiere. Questa verità è così annunziata dal profeta Isaia: “Udite, o cieli, ascolta, o terra, così parla il Signore: «Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende». Tutta la testa è malata, tutto il cuore langue. La vostra terra è un deserto, le vostre città arse dal fuoco. La vostra campagna, sotto i vostri occhi, la divorano gli stranieri; è un deserto come la devastazione di Sòdoma. Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato qualche superstite, già saremmo come Sòdoma, assomiglieremmo a Gomorra” (Is 1,2-9). Perché il Signore necessariamente dovrà conservare un piccolo resto? Perché Lui ha promesso di benedire tutte le genti nella discendenza di Abramo. Se Lui cancellasse i figli di Abramo dalla terra, non potrebbe più essere fedele alla sua promessa. La Parola non si compie per la discendenza di Abramo, ma per la discendenza di Abramo che diviene discendenza di Davide. Dio sempre vigila sulla sua Parola perché si compia.
La Scrittura Santa è questa rivelazione. Il Signore lascia il piccolo resto per amore del suo nome, per la Parola da Lui proferita, per la promessa da Lui fatta. Questo significa per amore di Davide e di me. “Ma non gli strapperò tutto il regno; una tribù la darò a tuo figlio per amore di Davide mio servo e per amore di Gerusalemme, città da me eletta” (1Re 11, 13). “Ma, per amore di Davide, il Signore suo Dio gli concesse una lampada in Gerusalemme, innalzandone il figlio dopo di lui e rendendo stabile Gerusalemme” (1Re 15, 4). “Aggiungerò alla durata della tua vita quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re d’Assiria; proteggerò questa città per amore di me e di Davide mio servo” (2Re 20, 6). “Per amore di Davide tuo servo non respingere il volto del tuo consacrato” (Sal 131, 10). “Non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo tuo amico, di Isacco tuo servo, d’Israele tuo santo” (Dn 3, 35). “Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio, poiché il tuo nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo” (Dn 9, 19).
In quei giorni, Sennàcherib, re d’Assiria, inviò di nuovo messaggeri a Ezechia dicendo: «Così direte a Ezechia, re di Giuda: “Non ti illuda il tuo Dio in cui confidi, dicendo: Gerusalemme non sarà consegnata in mano al re d’Assiria. Ecco, tu sai quanto hanno fatto i re d’Assiria a tutti i territori, votandoli allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti?”». Ezechia prese la lettera dalla mano dei messaggeri e la lesse, poi salì al tempio del Signore, l’aprì davanti al Signore e pregò davanti al Signore: «Signore, Dio d’Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Porgi, Signore, il tuo orecchio e ascolta; apri, Signore, i tuoi occhi e guarda. Ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente. è vero, Signore, i re d’Assiria hanno devastato le nazioni e la loro terra, hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però non erano dèi, ma solo opera di mani d’uomo, legno e pietra: perciò li hanno distrutti. Ma ora, Signore, nostro Dio, salvaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu solo, o Signore, sei Dio». Allora Isaia, figlio di Amoz, mandò a dire a Ezechia: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib, re d’Assiria. Questa è la sentenza che il Signore ha pronunciato contro di lui: Ti disprezza, ti deride la vergine figlia di Sion. Dietro a te scuote il capo la figlia di Gerusalemme”. Poiché da Gerusalemme uscirà un resto, dal monte Sion un residuo. Lo zelo del Signore farà questo. Perciò così dice il Signore riguardo al re d’Assiria: “Non entrerà in questa città né vi lancerà una freccia, non l’affronterà con scudi e contro essa non costruirà terrapieno. Ritornerà per la strada per cui è venuto; non entrerà in questa città. Oracolo del Signore. Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo”». Ora in quella notte l’angelo del Signore uscì e colpì nell’accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Sennàcherib, re d’Assiria, levò le tende, partì e fece ritorno a Nìnive, dove rimase.
Da questa verità ogni vero adoratore di Dio deve mettere ogni impegno per essere a Lui gradito. Il Signore darà anche a Lui una Parola che sarà salvezza per il mondo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci veri adoratori del nostro Dio in purezza e giustizia.