Signore, se vuoi, puoi purificarmi
VENERDÌ 26 GIUGNO (Mt 8,1-4)
La lebbra del corpo figura della lebbra dell’anima, frutto del peccato che conduce l’uomo, prima alla morte del suo spirito e della sua anima e poi alla dannazione o morte eterna, lontano dal Signore. Vi è però una differenza tra il lebbroso e il peccatore. Il lebbroso aveva coscienza della gravità della sua malattia e sapeva perché era stato escluso dalla comunità del Signore, non spiritualmente, ma fisicamente. Lui stesso era obbligato a ricordare la sua lebbra: “Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”. Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento” (Lev 13,45-46). Questa esclusione era atto di altissima carità. Si allontanava uno perché tutti gli altri potessero vivere. Carità perfetta, santa.
San Paolo chiede che si applichi anche ai lebbrosi dello spirito e dell’anima questa legge. Essi dovranno essere esclusi dalla comunità, perché comprendano lo stato miserevole nel quale si trovano e anche per non lievitare di peccato l’intero corpo di Cristo: “Si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile! Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione. Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore. Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. Vi ho scritto nella lettera di non mescolarvi con chi vive nell’immoralità. Non mi riferivo però agli immorali di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è immorale o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro: con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!” (1Cor 5,1-13). Oggi non solo non si escludono. Vengono colpevolizzati i sani di spirito e di anima perché non si vuole fare alcuna distinzione tra santità e peccato, moralità e immoralità, giustizia e ingiustizia. Così agendo, siamo precipitati in una depressione morale senza via di salvezza.
Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».
Il lebbroso viene guarito. Gesù però non è venuto per guarire dalla lebbra del corpo, ma dell’anima. Anche Lui dona ai suoi discepoli la legge dell’allontanamento dalla comunità. Si allontana perché si prenda coscienza del peccato e si rientri nella verità: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo” (Mt 18,15-18). Ma oggi a chi interessa la salvezza eterna di un uomo? A nessuno. Lo attestano le nostre falsità e menzogne sulla vita eterna. Non diciamo che alla fine tutti saranno accolti in Paradiso, indipendentemente dalle opere compiute?
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci prendere coscienza della lebbra del peccato.