IN QUESTA CITTÀ IO HO UN POPOLO NUMEROSO

VENERDÌ 22 MAGGIO (At 18,9-18)

Profeti, Apostoli, missionari, dottori conoscono della storia ciò che il Signore rivela loro. Se il Signore fa vedere, essi vedono. Se il Signore fa ascoltare, essi ascoltano. Altrimenti sono come Samuele: vedono le apparenze, non vedono oltre il visibile: “Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi»” (Cfr. 1Sam 16. 1-13). È il Signore che rivela a Samuele l’invisibile.

Anche il profeta Elia vede il visibile della storia. Attorno a lui c’è un mondo di iniquità e di perversione. L’invisibile gli è ignoto: “Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita». Il Signore gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Cazaèl come re su Aram. Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsì, come re su Israele e ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto. Se uno scamperà alla spada di Cazaèl, lo farà morire Ieu; se uno scamperà alla spada di Ieu, lo farà morire Eliseo. Io, poi, riserverò per me in Israele settemila persone, tutti i ginocchi che non si sono piegati a Baal e tutte le bocche che non l’hanno baciato»” (1Re 19,13-18). In Israele vi sono settemila persone che appartengono al Signore. Elia non è solo. Vi è un popolo numeroso che è rimasto fedele. Lui può continuare la sua missione. Il suo lavoro non è vano. Paolo è a Corinto. Pensa che la sua missione sia finita. Non vi è più nulla da fare. Il Signore invece gli mostra l’invisibile. Nella città c’è un popolo numeroso che gli appartiene. Questo popolo va condotto al Signore. Va portato nel suo ovile. La sua presenza è necessaria.

[Mentre Paolo era a Corinto,] una notte, in visione, il Signore gli disse: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso». Così Paolo si fermò un anno e mezzo, e insegnava fra loro la parola di Dio. Mentre Gallione era proconsole dell’Acaia, i Giudei insorsero unanimi contro Paolo e lo condussero davanti al tribunale dicendo: «Costui persuade la gente a rendere culto a Dio in modo contrario alla Legge». Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un misfatto, io vi ascolterei, o Giudei, come è giusto. Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra Legge, vedetevela voi: io non voglio essere giudice di queste faccende». E li fece cacciare dal tribunale. Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale, ma Gallione non si curava affatto di questo. Paolo si trattenne ancora diversi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era rasato il capo a causa di un voto che aveva fatto.

Si compie per Paolo la Parola di Gesù: “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio»” (Cfr. Gv 10,1-30). Dovendo l’apostolo, il missionario, ogni altro amministratore dei misteri di Dio, conoscere l’invisibile, è necessario che lui sempre chieda al Signore che glielo manifesti. L’apostolo e il Padre, l’apostolo e il Signore Gesù, l’apostolo e lo Spirito Santo dovranno essere una cosa sola. La storia solo Dio la conosce.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che l’apostolo e il Signore siano una cosa sola.