Riflessioni dei giovani del Movimento Apostolico a partire dal Messaggio di papa Francesco per la XXXV Giornata Mondiale della Gioventù (2020)
Giovane, dico a te, alzati!
(cfr Lc 7, 14)
Mi sembra di vederlo, Gesù, nel momento in cui si imbatte in quel corteo funebre che accompagna alla sepoltura un giovane, unico figlio di una madre vedova. Gesù è colpito dal dolore della donna, Lui vede il suo dolore e ne ha compassione.
Uno sguardo premuroso e sincero fa capire a Gesù quanta sofferenza avvolge quell’umile donna e con parole semplici, prima di compiere il miracolo, le dona conforto… (cfr Lc 7, 11-13)
Il papa, nel suo messaggio a noi giovani, ci esorta a riflettere sul nostro sguardo, sul nostro modo di accorgerci della sofferenza altrui, sul nostro modo di essere giovani.
Mi ritrovo a pensare al vedere il dolore e la morte proprio in questo periodo di estrema angoscia che tutto il mondo vive; una nuova realtà stravolta che ci porta all’inquietudine e alla preoccupazione.
Come tanti giovani, non vi nascondo che spesso crollo nel mio dolore emotivo o sociale e che a volte può sfociare nell’apatia, nello scoraggiamento, nel pianto… Ci si può sentire morti per un fallimento, per la mancanza di un futuro, che ci porta ad essere oppressi da un vuoto interiore. Il Papa riporta la frase di una ragazza che sembra essere riferita alla maggior parte di noi giovani: “Tra i miei amici vedo che si è persa la spinta a mettersi in gioco, il coraggio di alzarsi”. È proprio il coraggio che ci manca, la forza, la speranza e questo ci fa vivere nella futilità, senza nemmeno riuscire a farci vedere il dolore di chi ci sta accanto…
Però, aldilà di ogni nostro sogno non realizzato o di ogni nostra illusione, c’è Gesù che sa vedere il dolore, che ci dà conforto, che sa vincere la Morte. Io questo lo posso testimoniare nel mio cammino di fede iniziato sin da bambina nella spiritualità del Movimento Apostolico.
Quante volte ho visto l’Ispiratrice del Movimento volgere lo sguardo verso noi, “Piccolo Gregge”, e donarci l’amore, la fiducia, la speranza; risvegliava noi assopiti per la nostra stessa indifferenza.
La Morte sta quindi nel rendere la nostra vita morta alla vita e questo dona dolore anche alle tante mamme che ci accompagnano ogni giorno in un corteo funebre, che si ripete.
Capiamo quindi che dobbiamo cercare di non cadere in questa morte spirituale, dobbiamo affidarci a Gesù che vede il dolore e la morte, e non sta fermo: ci risana e ci richiama alla vita.
Come ho imparato dalla nostra Ispiratrice, anche noi, anche se siamo giovani e con piccole esperienze di vita, vincendo la nostra “morte”, possiamo impedire anche la “morte” dei nostri coetanei. Possiamo dare testimonianza, coraggio attraverso una parola, un sorriso, un semplice gesto attento e non indifferente. Dobbiamo essere coloro che risvegliano l’altro.
Maria Letizia Guzzo