È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore

È l’annuncio che il mondo attendeva da quando Adamo ed Eva avevano appena finito di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male e il Signore aveva profetizzato a Satana la prima lieta notizia, il primo Vangelo: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,14-15).

Il dono o la nascita del Salvatore dell’uomo è il fine di tutte le opere di misericordia fatte da Dio nella storia fino al presente, ma è anche la sorgente, la fonte, dalla quale attingere tutta la ricchezza, la potenza, la forza, la verità, di ogni altra misericordia di Dio. Cristo è tutta la misericordia del Padre e in Cristo si attinge ogni altra misericordia. Il canto di Isaia è vera profezia di questo immenso, divino, perenne dono che il Padre ci ha fatto.

Tu dirai in quel giorno: «Ti lodo, Signore; tu eri in collera con me, ma la tua collera si è placata e tu mi hai consolato. Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza». Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. In quel giorno direte: «Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate ricordare che il suo nome è sublime. Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra. Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele» (Is 12,1-6).

È vero tradimento di Dio, di Cristo, dell’uomo, se questo lieto annunzio viene taciuto. Il Padre celeste sarebbe un Dio senza alcuna salvezza. Cristo Gesù avrebbe versato vanamente il suo sangue. Le sue piaghe sarebbero senza alcuna efficacia. Lo Spirito Santo, anche Lui, sarebbe condannato a svolgere un’opera a servizio del peccato dell’uomo. Se ne farebbe di lui un servo del peccato e non invece il vero Operatore della salvezza eterna. L’uomo rimarrebbe impantanato nella sua sporcizia, miseria, malvagità, cattiveria, delinquenza, empietà, corruzione, malaffare, chiusura alla vera vita, imprigionato in una immanenza che è solo di peccato e di morte, non solo oggi, nella storia, ma anche domani nell’eternità.

È quanto sta accadendo ai nostri giorni. Abbiamo tutti deciso che Cristo non serve più. Per paura dell’uomo, abbiamo crocifisso l’uomo, perché lo abbiamo consegnato tutto a Satana. Questo accade quando si decide che Cristo non debba parlare, non debba profetizzare, non debba darsi come alimento di vita eterna, non debba essere esposto neanche nella sua immagine di Crocifisso e Trafitto per la nostra salvezza. Chi ama l’uomo deve mettere Cristo Gesù al centro: al centro della mente, del cuore, dei sentimenti, della volontà, delle istituzioni, dell’economia, delle finanze, dei mercati, di ogni relazione dell’uomo con Dio, con gli uomini, con le cose. O si mette Cristo al centro o il posto lo occupa Satana. Non si hanno altre scelte. La nostra quotidianità ci rivela che oggi è Satana al centro. Cristo Gesù è stato defenestrato, cancellato, ridotto a espressione liturgica o relegato a noioso discorso teologico.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,8-14).

Il cristiano deve essere questo angelo del Signore in carne ed ossa che “appare” Ad ogni uomo, di notte e di giorno, per recargli solo questo gioioso, lieto, stupendo, meraviglioso annunzio: “Anche per te Cristo Signore è nato. Anche te è venuto a salvare. Anche te vuole liberare dal peso della tua colpa, da questo giogo di piombo che toglie il respiro e soffoca l’anima e la rende inabile al servizio dell’uomo”. È Cristo Gesù la misericordia del Padre nel quale è racchiusa ogni altra misericordia. Se priviamo l’uomo di Cristo, lo priviamo del Padre, dello Spirito Santo, del suo corpo che è la Chiesa, della sua famiglia che sono tutti i battezzati, della vera speranza che è la vita eterna. Lo nutriamo di qualche carruba perché la nostra coscienza possa stare serena, tranquilla, mentre in realtà lo abbiamo depredato del suo più grande diritto di avere accesso a Cristo, per attingere in Lui ogni vita, ogni bontà, ogni verità, ogni luce. Per essere da Lui elevato all’altissimo dignità di vero figlio del Padre. Depredare l’uomo non è amarlo. Ama l’uomo chi gli dona l’unica cosa necessaria alla sua vita e questa unica cosa è Gesù Signore. Di ogni altra cosa se ne può fare a meno. Non è in alcun modo né vita e né sorgente di vita.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fatevi veri evangelizzatori di Cristo.