Poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati
Nei secoli antichi esisteva l’arte del ragionare, argomentare, dedurre, dimostrare la verità o la falsità di quanto veniva asserito, detto, insegnato, predicato. Regnava la scienza dell’analisi e della sintesi. Da una verità primaria veniva dedotto tutto un complesso di verità derivate. Era il tempo della ricerca dell’oggettività delle cose. Poi venne un giorno in cui l’uomo, stoltamente decise di abbandonare l’oggettività e ridurre tutto a soggettivismo esasperato ed esasperante. Questa tendenza a poco a poco conquistò anche la religione, la morale, l’etica, i costumi, la stessa fede oggi cade a pezzi sotto le potenti picconate del soggettivismo religioso. Non vi è più la dimostrazione della verità, ma la pubblicità del pensiero, servendosi della stessa scienza psicologica che viene adoperata per pubblicizzare un prodotto. Che sia utile o inutile, buono o cattivo, morale o immorale, giusto o ingiusto a nessuno importa. A tutti importa invece suscitare l’interesse per esso. Che faccia bene o faccia male non è l’obiettivo primario. Ormai questo avviene in ogni campo. Politica, economia, finanza, scienza, filosofia, psicologia, religione, sport, svago, tempo libero, lavoro, occupazione, sindacato, ogni altra realtà del vivere e del pensare dell’uomo è governata da questo soggettivismo, costituito unica e sola religione dell’umanità. Il terrorismo contemporaneo non è anch’esso il frutto di questa nuova religione?
La nostra fede, la fede in Cristo Crocifisso e Risorto, disceso dal Cielo e nuovamente asceso la cielo, portando in esso la sua umanità avvolta dalla gloria della risurrezione e trasformata in purissima luce, mai potrà essere ridotta a soggettività. Purtroppo oggi anch’essa soffre di questo terribile male ed ecco allora che la complessità delle sue verità, delle quali una dona forza all’altra e l’una diviene il sostegno dell’altra, viene ridotto a frasi, affermazioni, dettagli, parole fuori da ogni contesto di verità e di Vangelo. Chi parla deve sapere che colui che ascolta non conosce la bellezza del “dipinto della fede”, che è una tala che Dio ha impiegato più di due mila anni soltanto per abbozzarla e poi l’ha affidata allo Spirito Santo per il suo completamento che dovrà durare fino all’avvento dei cieli nuovi e della terra nuova. Chi ascolta, prende quel microgrammo di colore, che è la frase proferita e pubblicizzata, e la costituisce sua fede perfetta. Diveniamo così esperti coltivatori di eresia su vasta scala. Queste frasi prese e decontestualizzate, simili a cartelloni pubblicitari, invadono le piazze virtuali e operano ogni devastazione nei cuori, nelle menti, creando odio, disprezzo verso chi pensa differentemente. Nessuno si accorge che così facendo si sta pubblicizzando solo soggettivismo, mentre la realtà sublime della fede è ignorata, perché nulla si conosce della sua divina ed umana, immanente e trascendente verità. A causa di questo stile pubblicitario, mancando di una solida formazione nella verità oggettiva, altro non si fa che creare indicibile confusione ed ogni deragliamento spirituale e morale dei cuori e delle coscienze. Ormai ognuno pubblicizza ciò che vuole, crede in ciò che vuole, afferma ciò che vuole, dice ciò che vuole, prende dell’altro ciò che gli serve. Siamo al mercato della religione: ognuno pubblicizza e vende il suo prodotto.
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto (Lc 23,50-56).
Osserviamo ora i numerosi dettagli della verità storica preparatoria per la risurrezione di Cristo Signore. Gesù è morto. Va posto in un sepolcro. Lo Spirito Santo muove il cuore di Giuseppe di Arimatea. Questi si serve della sua influenza e chiede a Pilato il corpo di Gesù Pilato glielo concede. Lui lo depone dalla croce e lo mette in un sepolcro scavato nella roccia. Altro dettaglio prezioso: il sepolcro è nuovo. Nessuno è mai stato deposto in esso. Essendo ormai al tramonto, sorge il giorno del sabato ed è riposo inviolabile. Le donne seguono Giuseppe e osservano il sepolcro e come il corpo è stato deposto in esso. Tornano indietro e preparano aromi e oli profumati. Attendono che passi il sabato per andare ad imbalsamare il corpo di Gesù. Sono i dettagli messi insieme che fanno la verità. Un dettaglio è in tutto simile ad una pennellata di colore su una tela. Una sola pennellata non è la tela. La tela è fatta di mille e mille pennellate, l’una in armonia con le altre, l’una completa e doma bellezza alle altre. Noi oggi non solo prendiamo una goccia di colore e pensiamo che sia tutta la verità rivelata. Ci spingiamo ben oltre. Il soggettivismo ci costituisce pittori autonomi, indipendenti, sciolti da Dio a tal punto da farci negare le sua più alte verità, pennellando il contrario e pubblicizzandolo come sua purissima tela di verità, dottrina, santità. È il totale deragliamento della fede che comporta anche il deragliamento della morale e della stessa religione. Muore la fede in Dio, nasce la “credenza” in ogni parola che esce dalla bocca dell’uomo. È il vero disastro antropologico.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, rimetteteci sul giusto binario della fede.