Riflessioni dei giovani del Movimento Apostolico a partire dal Messaggio di papa Francesco per la XXXV Giornata Mondiale della Gioventù (2020)

 

Giovane, dico a te, alzati!

“Giovane, dico a te, alzati!”. Queste sono le parole rivolte da Gesù al giovane di Nain, un piccolo villaggio della Galilea. Egli si era imbattuto in una donna già straziata dal dolore dalla perdita del marito, che ora si prestava a seppellire il suo unico figlio. Mai Gesù abbandona i propri figli: il dolore di ognuno di loro diventa il suo dolore. La sofferenza dell’altro non gli scivola addosso, ma nel vangelo osserviamo come non rimane mai indifferente al dolore dell’altro, ma subito si immedesima e pone rimedio con la sua forza risanatrice. Allora, la sua parola, che è pregna della forza creatrice del Padre, ridona la vita, trasforma i cuori, riporta  consolazione e pace, la serenità dove sembrava non fosse più possibile.

Come insegna papa Francesco, infatti, «la parola di Cristo è di un altro spessore, è infinitamente superiore. È una parola divina e creatrice, che sola può riportare la vita dove questa si era spenta» (Messaggio). Le nostre parole umane possono essere di sollievo, possono portare consiglio, ma mai riescono ad essere decisive come la parola di Dio; è lui che dice ogni giorno ad ognuno di noi, in particolare a noi giovani: “Alzati”. «Gesù parla a te, a me, a ognuno di noi, e dice: Alzati!. Sappiamo bene che anche noi cristiani cadiamo e ci dobbiamo sempre rialzare. Solo chi non cammina non cade, ma non va nemmeno avanti. Per questo bisogna accogliere l’intervento di Cristo e fare un atto di fede in Dio. Il primo passo è accettare di alzarsi. La nuova vita che Egli ci darà sarà buona e degna di essere vissuta, perché sarà sostenuta da Qualcuno che ci accompagnerà anche in futuro senza mai lasciarci, aiutandoci a spendere questa nostra esistenza in modo degno e fecondo» (Messaggio).

Alle parole di Gesù il nostro cuore non può rimanere indifferente, si sente profondamente toccato, perché tutti – chi per un motivo, chi per un altro –  viviamo nelle quotidianità delle difficoltà che ci accompagnano: delusioni, incomprensioni in famiglia, difficoltà nel trovare la propria strada, e tante sono le cadute e i ripensamenti, i periodi di stand-by… è in questi momenti che il nostro orecchio deve porgere attenzione a quella parola che è capace di dare un senso nuovo, rimettere ordine nel caos, ridare il coraggio necessario per ricominciare, armarsi di buona volontà, ritrovare slancio creativo, rinascere come il giovane di Nain.

Scegliere di fondare la propria vita su questa parola non significa che tutto d’ora in  poi sarà rose e fiori. Non ci saranno risparmiati gli insuccessi, le cadute; la fragilità umana è parte della nostra condizione, ma alla stessa maniera non ci verrà negato il sostegno della grazia di Dio. Se la parola di Gesù vive in noi, diventa slancio vitale non solo per noi, ma per chi ci sta accanto, e anche noi possiamo far da tramite portando la speranza, dicendo nel nostro piccolo anche noi: “Alzati, vieni a conoscere l’Amico vero”.

Iris Pansini