Che cosa impedisce che io sia battezzato?

GIOVEDÌ 30 APRILE (At 8,26-40)

La salvezza di ogni uomo è un mistero nascosto nel cuore del Padre. A nessun profeta, nessun apostolo, nessun vero adoratore di Dio è dato di conoscere questo mistero. Il Padre vuole salvare la città di Ninive. Manda Giona. Anzi costringe Giona, piegandolo all’obbedienza alla sua volontà. Il Padre vuole convertire a Lui la Donna di Samaria, le manda il suo Figlio Unigenito: “Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva»” (Cfr. Gv 4,1-42). L’Antico e il Nuovo Testamento sono una continua testimonianza di questo mistero di salvezza. Le vie di Dio sono veramente un mistero impenetrabile.

Oggi il Signore vuole che entri nella piena, vera, eterna redenzione e salvezza del Figlio suo un funzionario della Regina Candace, Regina di Etiopia. Lo Spirito Santo manda Filippo perché si rechi sulla via che scende da Gerusalemme a Gaza. Filippo obbedisce e lo Spirito Santo lo guida momento per momento. Da Filippo dobbiamo imparare che la mozione, l’ispirazione, la conduzione dello Spirito Santo non è solo nel momento iniziale. Essa è invece dal principio alla fine. Nessun momento dovrà essere da noi o dal nostro cuore. Come Gesù nell’eternità e nel tempo è sempre dallo Spirito Santo, come il Padre dall’eternità è sempre nella comunione dello Spirito Santo, così anche il discepolo di Gesù. Se vuole compiere l’opera dello Spirito, deve essere dallo Spirito senza alcuna interruzione. Lo Spirito inizia l’opera, lo Spirito la compie, lo Spirito decreta che l’opera e compiuta e che se ne può iniziare una nuova. Tutto deve essere dallo Spirito e per Lui. Al discepolo di Gesù è chiesta solo una purissima obbedienza.

In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etiope, eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: “Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita”. Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarèa.

Lo Spirito del Signore non tollera interferenza né di pensieri né di volontà da parte dell’uomo nella sua opera di salvezza e di redenzione. Il discepolo deve essere come un utensile nelle sue mani, come una falce o come una zappa. È lo Spirito che decide dove mietere e dove zappare. È lo Spirito che decide chi mietere e chi lasciare. È lo Spirito che stabilisce quanta terra zappare oggi e quanta va zappata domani. È questa la docilità del discepolo: essere utensile, strumento nelle mani dello Spirito. Per questo urge il totale rinnegamento dei nostri pensieri e della nostra volontà.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni discepolo sia solo dallo Spirito Santo.