Previde la Risurrezione di Cristo
DOMENICA 26 APRILE (At 2,14.22-33)
La risurrezione del Giusto e del Servo Sofferente del Signore è affermata dalla Scrittura Antica, a volte in modo chiaro, altre volte con parole che manifestano una vita ricca di molti frutti dopo il passaggio attraverso il grande dolore. Ecco come finisce il Canto di Isaia sulla passione redentrice ed espiatrice del Servo del Signore: “Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli” (Is 53,10-12). Ma anche il Salmo sul Giusto perseguitato termina con la stessa speranza: “Tu mi hai risposto! Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d’Israele; perché egli non ha disprezzato né disdegnato l’afflizione del povero, il proprio volto non gli ha nascosto ma ha ascoltato il suo grido di aiuto. Da te la mia lode nella grande assemblea; scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano; il vostro cuore viva per sempre! Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra; davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli. Perché del Signore è il regno: è lui che domina sui popoli! A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere; ma io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: «Ecco l’opera del Signore!»” (Sal 22 (21), 22-32). Leggendo la Scrittura si deve necessariamente confessare come verità rivelata una vita che segue la sofferenza, il martirio, il grande dolore, la stessa morte.
[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”. Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».
L’Apostolo Pietro, per affermare la verità della risurrezione di Gesù profetizzata dalle Antiche Scrittura, si serve dal Salmo 16 (15). In esso si parla con chiarezza e in modo inequivocabile che il Signore non avrebbe abbandonato il suo servo alla corruzione. Poiché Davide è morto ed è nella corruzione del sepolcro, lui non sta parlando di se stesso, ma del Messia, che è anche suo figlio. Naturalmente la razionalità da sola non basta, non è sufficiente. Ad essa si deve aggiungere sempre la storia. è in essa che si rivela il compimento di ogni profezia. Escludere la storia dalla Scrittura e fare di essa una verità che non crea speranza, non dona alcuna certezza. Invece il Verbo si fa carne, il Figlio di Dio diviene uomo, muore, risorge, ascende al cielo. Tutta la Scrittura diviene compimento, realtà. Da Parola-verità diviene storia-verità, tempo-verità, eternità-verità. La storia è il principio ermeneutico di tutta la Scrittura.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che sempre confessiamo la verità storica di Gesù.