Visto il segno che egli aveva compiuto

Ogni parola, opera, azione, decisione dell’uomo, manifesta qual è la sua natura. La visibilità è segno dell’invisibilità. Ciò che appare rivela ciò che è nascosto. Gesù compie il miracolo della moltiplicazione dei pani. La gente dall’opera visibile vede la sua natura invisibile. Per la folla Lui è il profeta che deve venire. Da quali fondamenti biblici ricava questa verità? Dalla promessa che il Signore ha fatto a Mosè e che noi troviamo registrata nel Deuteronomio.

Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”. Forse potresti dire nel tuo cuore: “Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto?”. Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore. Il profeta l’ha detta per presunzione. Non devi aver paura di lui (Dt 18,15-22).

Moltiplicando il pane nel deserto per tutta la gente ivi presente, il passaggio dalla realtà vista alla verità nascosta è brevissimo. In Gesù si compie la Parola data da Dio a Mosè. Nessuno mai nella storia ha operato un prodigio simile. Il miracolo è visto come segno. Cosa però non funziona in questo passaggio dalla realtà al segno? Non funziona la comprensione che viene data al Signore. Subito si passa dalla confessione che Gesù è il profeta che deve venire alla volontà di fare di Lui il Re d’Israele. Dio nella sua Parola non parla di un re, ma di un profeta. Il profeta ha un solo ministero da svolgere: quello di ricordare al popolo la Parola del Signore. Lui non è mandato per fornire il pane alla gente. Il pane lo dona il Signore. Infatti la manna l’ha data il Signore. Il Signore ha fatto sì che la farina e l’olio non finissero mai. Ad Eliseo è stato un uomo che gli ha offerto venti pani e lui ha ordinato che fossero dati alla gente. Gesù è il solo che direttamente moltiplica i pani e i pesci. È un segno che Lui ha dato perché venisse riconosciuto come vero profeta del Padre suo. Profeta, non re! Perché il popolo non compisse qualche azione inopportuna e fuori luogo, Lui si ritira in disparte, solo, sul monte a pregare.

Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo (Gv 61-15).

Parole e opere di ogni uomo manifestano la sua essenza invisibile. Spetta ad ogni uomo di Dio prima di ogni cosa dire parole e compiere opere sempre secondo la sua nuova essenza di battezzato, cresimato, consacrato, sposato. Ogni sacramento ricevuto modifica la sostanza e parole ed opere devono essere sempre secondo la nuova sostanza ricevuta o acquisita nel sacramento. È scaldalo gravissimo per un battezzato dire parole e compiere opere da non battezzato. Questo vale anche per ogni cresimato e ogni sposato. Vale per ogni consacrato: papa, vescovo, sacerdote, diacono devono proferire parole e compiere opere secondo la loro nuova essenza e nuova missione. Un presbitero non può dire ed opera da diacono. È presbitero. Un vescovo non può operare e parlare da presbitero. È vescovo. Un papa non può operare e parlare da vescovo. È papa. Altra somma attenzione esige che non si dia mai adito a che l’altro interpreti la verità della nostra nuova essenza dalla sua volontà o dai suoi princìpi profani. Sarebbe la cancellazione della nostra verità. Purtroppo il mondo ha distorto la verità di Gesù Signore, distorcerà la verità di ogni altro uomo di Dio. La prudenza mai ci deve lasciare.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci saggi difensori della nostra verità.