Giunge una donna samaritana ad attingere acqua
Perché ogni dialogo di salvezza, rivelazione, conversione, accoglienza della verità di Dio, del Vangelo, della Parola possa essere efficace occorrono quattro soggetti: il Padre de cieli che chiama, Cristo Gesù che porta tutto l’amore del Padre nel cuore, lo Spirito Santo che mette in comunione Cristo Gesù con il Padre e con la persona alla quale il Padre vuole offrire la sua salvezza. Se questi quattro soggetti non lavorano insieme, mai nessun dialogo di salvezza potrà avvenire. Il Padre chiama la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe. Cristo Gesù è lì ad attenderla. Lo Spirito Santo che è su Cristo Gesù mette in comunione il cuore di Cristo con il cuore della donna. Porta la verità di Cristo nel cuore della donna. Porta anche il desiderio della donna di conoscere il Messia del Signore non cuore di Cristo. Non solo la donna si immerge nella fede di Cristo Gesù, si fa all’istante sua missionaria. Conduce a Cristo il suo villaggio.
Gesù venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: «Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni» – sebbene non fosse Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli –, lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te» (GV 4.1-26).
Oggi il posto di Cristo è tutto del cristiano. Tutti sono costituiti strumenti di dialogo di salvezza. Non vi è un cristiano superiore e un cristiano inferiore. Nei ministeri vi dovrà essere diversità. Nel dialogo di salvezza le regole sono per tutti uguali. Il cristiano deve sapere che lui non è a titolo personale. Lui ha il posto di Cristo, per agire in nome di Cristo, per rendere presente Cristo. Se agisce in nome proprio viene a mancare una regola essenziale del dialogo. Lo strumento del Padre è solo Cristo Gesù, non altri. Se lui si presenta a suo nome, il Padre non lo riconosce, non solo non gli manda nessun’anima dal salvare, neanche gli dona lo Spirito Santo. Rimane solo nella sua azione. Compie un’opera umana, non certo un’opera divina.
Io conosco una persona che sempre ha operato ed opera ogni dialogo di salvezza nel nome del Padre, rendendo presente Cristo Signore, agendo con tutta la potenza dello Spirito Santo che è tutto su di essa. A volte neanche ha bisogno di parole, basta il suo sguardo, è sufficiente la sua presenza, la sua stessa ombra che passa e il cuore si apre a Cristo Gesù e al suo mistero di salvezza. Questa persona è sempre mandata dal Padre, sempre sotto l’azione dello Spirito Santo, sempre portando nel suo corpo e nel suo spirito Gesù e la Madre sua e il Cielo tutto. Il suo dialogo sempre genera salvezza, redenzione, pace, verità, giustizia, perdono, amore, riconciliazione. Lei è più che piuma leggera per il soffio dello Spirito Santo. È incapace di opporre una qualsiasi resistenza. È questo il motivo per cui il suo dialogo è sempre efficace. Molte sono state le donne di Samaria da lei condotte al mistero di Gesù nella Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Lei porta Cristo. Il Cristo portato da lei converti i cuori.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri portatori di Cristo Gesù.