C.S. Lewis (I parte)

Un pellegrino appassionato del vero Dio

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Autore: Don Massimo Cardamone – 

Sentendo pronunciare il nome di Clive Staples Lewis, molti si chiederanno straniti: “Chi è costui?”. Se si dicesse loro che è l’autore delle Cronache di Narnia, una saga letteraria fantastica trasformata in film, esclamerebbero: “Ah, ok!”, domandandosi sempre: “Che cosa c’entra in un periodico di formazione cristiana?”. Se si avrà la pazienza di leggere, le domande e le perplessità troveranno risposta.

In Le vie del Pellegrino, Lewis descrive il proprio itinerario intellettuale e spirituale, in questi termini: «Dal punto di vista intellettuale il mio personale progresso è cominciato dal “realismo popolare”, all’Idealismo filosofico; dall’Idealismo al Panteismo; dal Panteismo al Teismo; e dal Teismo al Cristianesimo». Il suo “ritorno” al cristianesimo – come lui intendeva la sua conversione – iniziò durante la Prima Guerra Mondiale con la scoperta dell’opera di Chesterton, proseguì con la conoscenza nel 1926 di Tolkien, autore del “Signore degli Anelli”, e giunse a maturazione nel 1929. In Sorpreso dalla Gioia, l’autobiografia scritta dopo la conversione, afferma: «Durante il trimestre della Trinità del 1929 mi arresi, ammisi che Dio era Dio e mi inginocchiai per pregare: fui forse, quella sera, il convertito più disperato e riluttante d’Inghilterra. Allora non mi avvidi di quello che oggi è così chiaro e lampante: l’umiltà con cui Dio è pronto ad accogliere un convertito anche a queste condizioni. Per lo meno, il figliol prodigo era tornato a casa coi suoi stessi piedi».

Nell’epoca in cui visse e operò Lewis, dall’interno del cristianesimo si perpetrò una sistematica e deleteria azione finalizzata a sminuire la fede cristiana. E così, dopo aver combattuto per anni il cristianesimo, Lewis dovette “arrendersi” all’evidenza dei “fatti” evangelici, e senza alcun imbarazzo – anzi, tutt’altro – attestava con franchezza che «il cristianesimo è, se falso, di nessuna importanza e, se vero, di infinita importanza. Ma non può essere comunque poco importante», avvisando i suoi interlocutori che «colui che si sposa con lo spirito del tempo si troverà ben presto vedovo».

Sulla base di una tale convinzione di fede, s’oppose al Cristo insostanziale predicato dai teologi modernisti e liberali, i quali avevano minato profondamente la fede nella divinità di Cristo, negandola, gettando scandalo tra i semplici fedeli. Nel libro Il Cristianesimo così com’è, una raccolta di conferenze tenute alla radio, tradusse il cuore della fede cristiana in linguaggio semplice, senza negare, ma anzi affermando, anche il più piccolo frammento di Verità evangelica. Nella conferenza “Scusi, qual è il suo Dio?” afferma: «Sono qui a cercare di evitare che chiunque dica la cosa veramente assurda che spesso si dice riguardo a Gesù: “sono pronto ad accettare Gesù come un grande insegnante di morale, ma non accetto la sua pretesa di essere Dio”. Questa è la cosa che non dobbiamo dire. Un uomo che fosse stato un semplice uomo e che avesse detto le cose che diceva Gesù, non sarebbe stato un grande insegnante di morale. […] Non intendeva esserlo».

Ecco, dunque, il primo insegnamento che Lewis offre: fidarsi di Dio e della sua Parola, credere nella divinità del Figlio, nella verità dell’Incarnazione, della Crocifissone e della Risurrezione.