Se non vedete segni e prodigi, voi non credete
Il cuore di Cristo Signore pensa secondo il cuore del Padre, desidera l cose del Padre, riflette come edificare il suo regno sulla nostra terra, attraverso l’invito alla conversione, con il dono della Parola vera, attuale, perfetta. Dinanzi alla richiesta di miracoli Lui vede venire meno questa sua missione e lo dice: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete”. La fede nasce dalla Parola del Padre, il segno dovrebbe essere tenuto fuori. Non si può sempre puntellare la fede con prodigi, segni, miracoli. La Parola dovrebbe bastare, anche perché poi è la fede della persona che diviene capace di miracoli e prodigi. Questa verità è attestata da Gesù Signore nel Vangelo secondo Marco, nel momento della consegna della missione verso tutte le genti.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano (Mc 16,14-20).
L’uomo però non pensa secondo il cuore di Cristo, né tanto meno con il cuore del Padre nella comunione dello Spirito Santo. Va da Gesù e chiede secondo le sue immediate esigenze. Vi è un figlio che sta per morire e il padre si precipita dal Maestro chiedendogli di scendere a guarirlo. Sta per morire e non si può attendere. Lui non ascolta le ragioni di Gesù, gli ribatte secondo i desideri del suo cuore: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Le tue ragioni, Gesù, sono perfette. Il mio bambino sta morendo. Se tu non me lo salvi, io lo perderò per sempre. Cosa fare in questi frangenti? Rimanere ancorati al proprio cuore, oppure lasciarsi conquistare dall’amore di un padre che gli chiede la vita del suo bambino? Se è giusto per Gesù che riveli e manifesti le esigenze della retta fede, è anche cosa buona che aiuti la fede nel suo farsi anche attraverso i miracoli e i prodigi. La risposta è immediata: “Va’, tuo figlio vive”. L’uomo crede in questa parola e si mette in cammino per tornare da suo figlio. Ora in questo cuore vi è la certezza che il figlio non morirà. Lui lo troverà sano e salvo.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea (Gv 4,46-54).
Ogni uomo è piccolo, fragile, misero, povero, bisognoso di tante cose. Solo la saggezza del Signore sa come venirgli incontro attraverso vie particolari che solo Lui conosce. Come facciamo noi a sapere quando si deve agire solo per purissimo dono della fede e anche quando dobbiamo percorrere altri sentieri per venire incontro alle molteplici povertà dell’uomo? Possiamo conoscere cosa fare e cosa non fare, se siamo in perfetta comunione con lo Spirito Santo. È Lui che attimo dopo attimo deve manifestarci la giusta via. Se non si vive in comunione con Lo Spirito di Dio, potremmo scegliere noi la via della carità, mentre occorre quella della sola Parola, oppure potremmo scegliere la via della sola Parola, quando urge quella della carità. Gesù è sempre nella sapienza attuale dello Spirito Santo. È Lui che lo guida attimo dopo attimo, indicandogli la giusta via da seguire. Lui però nella sapienza cresce e mai smette di pregarlo, vivificandolo e rafforzandolo nel suo cuore e nella sua mente. Più in noi lo Spirito viene vivificato, più noi cresciamo nella sua sapienza, più lo invochiamo, più camminiamo in comunione con Lui e più saremo capaci di agire conformemente al volere del Padre celeste. Questa crescita mai dovrà essere interrotta, perché ciò che si è fatto ieri, mai potrà essere legge per operare oggi. Ieri per ieri. Oggi per oggi. Domani per domani. La sapienza dello Spirito è viva e noi sempre dobbiamo camminare con essa. La sapienza di ieri è morta. Di essa non possiamo servirci per edificare oggi il regno di Dio nel cuore né nostro, né dei fratelli.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a crescere in sapienza.