MA ANCHE SE NON CI LIBERASSE

MERCOLEDÌ 1 APRILE (Dn 3,14-20.46-50.91-92.95)

Nella vera fede si fa dono a Dio della nostra vita, la si consegna alla sua Parola, con perfetta e piena obbedienza, perché Lui se ne serva per innalzare sulla terra la sua gloria. A volte la gloria passa dalla sola obbedienza. A volte passa attraverso la grande sofferenza dalla quale libera il Signore. Altre volte passa per la via della morte. Noi sappiamo che il Signore può liberarci da ogni morte. Crediamo nella sua Parola. Obbediamo. Ma noi sappiamo anche che il Signore può chiederci la vita. Continuiamo a credere nella sua Parola obbedendo ad essa, ma esponendo la nostra vita alla morte. In vita e in morte siamo sempre del Signore. Questa purezza di fede muove Sadrac, Mesac e Abdènego a rifiutarsi di obbedire al re di Babilonia. Se non abbiamo questa fede, se non esponiamo per essa la nostra vita alla morte, sempre cadremo dinanzi ad ogni minaccia. La fede vera è consegna della vita alla morte.

In quei giorni il re Nabucodònosor disse: «È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d’oro che io ho fatto erigere? Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?». Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: «Noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto». Allora Nabucodònosor fu pieno d’ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente.

I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. La fiamma si alzava quarantanove cùbiti sopra la fornace e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace. Ma l’angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l’interno della fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia. Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi». Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio».

Ecco come la Lettera agli Ebrei canta la vera fede: “E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti; per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riebbero, per risurrezione, i loro morti. Altri, poi, furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono insulti e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, tagliati in due, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra” (Eb 11,32,38). Non vi è un modo unico di vivere la fede. Signore della nostra fede è il nostro Dio, in Cristo, per lo Spirito Santo. Se il nostro Dio non è Signore della nostra fede, è segno che la vita non è stata a Lui consegnata. Diciamo di essere credenti, ma dalla nostra volontà e dal nostro cuore. Non siamo dalla volontà del Padre, dalla grazia di Cristo, dalla verità dello Spirito.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che la fede del cristiano risplenda di purissima verità.