Io non perda nulla di quanto egli mi ha dato
Se tutti: papa, cardinali, vescovi, sacerdoti, diaconi, cresimati, battezzati, padri, madri, professori, insegnanti, filosofi, scienziati, teologi, profeti, evangelisti, maestri, catechisti, scrittori, conferenzieri, intrattenitori, ogni altro uomo sulla terra, avessimo tutti la stessa coscienza di Gesù: custodire, non perdere quanto il Padre ci ha donato perché noi lo conduciamo alla vita eterna, il mondo sarebbe ben diverso. Ognuno di noi avrebbe la sua vera coscienza. Gesù riceve dal Padre, conserva nel Padre, prima di lasciare questo mondo, così si rivolge al Padre:
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità (Gv 17,12-19).
È questa la missione della Chiesa: prima di tutto conservare nell’amore del Padre, nella grazia di Cristo Gesù, nella comunione dello Spirito Santo ogni figlio che il Padre le ha donato. Invece ogni giorno vi è una emorragia, un esodo che dalla Chiesa porta verso l’esterno. È come se dalla Terra Promessa si ritornasse nella schiavitù d’Egitto, che oggi è rappresentata anche dalle nuove e vecchie religioni che molti cristiani abbracciano con estrema disinvoltura. Questo contro esodo è deleterio per la Chiesa. Significa che i suoi figli sono stanchi, delusi, scontenti, anemici di grazia, privi di una qualsiasi verità. Non sono formati alla Croce, ad amare il Crocifisso. Ad essi si è data spesso solo qualche regola morale da osservare, non un Crocifisso da amare fino al desiderio di essere con Lui una sola croce.
Se io non potrò dire al Padre celeste: “Padre, quanto mi ha dato, l’ho custodito nel tuo nome, perché solo il tuo nome ho fatto conoscere loro”, di certo dovrò tremare quando mi presenterò al suo cospetto per il giudizio eterno. Non mi potrò presentare senza il suo dono, avendolo smarrito, perso, non essendomi occupato di esso, non avendolo portato fino alla soglia del Paradiso. Di sicuro, qualcuno potrà anche perdersi lungo il cammino, ma dovrà essere sua sola responsabilità, suo esplicito rifiuto di camminare sulla via della vita, sua manifestazione di una volontà contraria, così come ha fatto Giuda Iscariota che si è lasciato tentare dalla sua sete di denaro e per dare ad essa soddisfazione si è venduto il suo Maestro e Signore.
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,30-40).
In uno dei messaggi veri dati dal Signore al suo popolo, leggiamo: “Dice il Signore: Piangete, non gioite. Dove sono i figli dello stesso Padre? Portatemeli all’ovile. Li aspetto tutti. Dice il Signore: Non dormite, o sarà troppo tardi”. Vi ho dato molte pecore. Dove sono? Perché avete lasciato che se ne andassero? Perché vi siete addormentati? Perché siete caduti in questo sonno di indifferenza? Perché avete permesso al lupo di sbranarle? Per qualche verso è in tutto simile alla profezia di Isaia sui pastori del suo tempo: “Voi tutte, bestie dei campi, venite a mangiare; voi tutte, bestie della foresta, venite. I suoi guardiani sono tutti ciechi, non capiscono nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi. Ma questi cani avidi, che non sanno saziarsi, sono i pastori che non capiscono nulla. Ognuno segue la sua via, ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione. «Venite, io prenderò del vino e ci ubriacheremo di bevande inebrianti. Domani sarà come oggi, e molto più ancora»” (Is 56,9-12). Meditare, riflettere, esaminare la coscienza, non farebbe male a nessuno.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a radunare il gregge di Gesù.