Voi non volete venire a me per avere vita

GIOVEDÌ 26 MARZO (Gv 5,31-47)

Gesù dice a scribi e farisei che non vogliono credere in Lui, non per motivi di razionalità, bensì per sole ragioni di volontà, corrotta e imputridita nel peccato, che nel giorno del giudizio sia la regina del Sud che gli abitanti di Ninive si leveranno contro questa generazione e la condanneranno, perché la prima fece un lungo viaggio per andare ad ascoltare la sapienza di Salomone. Gesù è ben più che Salomone. Lui è la Sapienza divina ed eterna. Lui è la Sapienza che dona sapienza ad ogni altra sapienza. Gli abitanti di Ninive invece si convertirono dopo aver ascoltato solo sette parole di Giona: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”. Gesù è ben più che Giona. Lui è la Parola eterna del Padre, Parola che dona verità ad ogni altra parola.

Alla regina del Sud e agli abitanti di Ninive dobbiamo aggiungere altre due persone: i maghi d’Egitto e Racab la prostituta di Gerico. I maghi d’Egitto sfidarono Mosè solo per qualche segno. Poi si arresero e riconobbero che in Mosè agiva il dito di Dio, dell’Onnipotente. Le sue opere andavano oltre ogni magia: “Aronne stese la mano con il suo bastone, colpì la polvere del suolo e ci furono zanzare sugli uomini e sulle bestie; tutta la polvere del suolo si era mutata in zanzare in tutta la terra d’Egitto. I maghi cercarono di fare la stessa cosa con i loro sortilegi, per far uscire le zanzare, ma non riuscirono, e c’erano zanzare sugli uomini e sulle bestie. Allora i maghi dissero al faraone: «È il dito di Dio!»” (Es 8,12-15). Racab invece aiutò gli esploratori e si convertì al Dio d’Israele, solo per avere ascoltato quanto il Signore aveva fatto: «So che il Signore vi ha consegnato la terra. Ci è piombato addosso il terrore di voi e davanti a voi tremano tutti gli abitanti della regione, poiché udimmo che il Signore ha prosciugato le acque del Mar Rosso davanti a voi, quando usciste dall’Egitto, e quanto avete fatto ai due re amorrei oltre il Giordano, Sicon e Og, da voi votati allo sterminio. Quando l’udimmo, il nostro cuore venne meno e nessuno ha più coraggio dinanzi a voi, perché il Signore, vostro Dio, è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra. Ora giuratemi per il Signore che, come io ho usato benevolenza con voi, così anche voi userete benevolenza con la casa di mio padre; datemi dunque un segno sicuro che lascerete in vita mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e quanto loro appartiene e risparmierete le nostre vite dalla morte» (Gs 2,9-13). A scribi e farisei il Signore ha dato ogni prova e ogni testimonianza, ma essi, come il faraone con Mosè, hanno sempre indurito il loro cuore. Per questo essi non vogliono credere in Gesù.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Il cuore indurito è simile ad una pietra ben levigata sulla quale l’acqua passa e vi scivola sopra. Può anche scivolare su di essa tutta l’acqua dei fiumi e del mare. Essa non penetra nel suo interno. Di questa incredulità essi sono responsabili, perché frutto del peccato che rende di granito il loro cuore e impedisce che la grazia entri in esso.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci miti e puri di cuore. Conosceremo Cristo Signore.