Venisse espulso dalla sinagoga
La fede può proteggere se stessa? Una religione può custodirsi nelle sue regole? Possono i Giudei decidere di espellere dalla sinagoga chi riconosce Gesù come vero profeta del Dio vivente? Si può rispondere ad una tale domanda solo se si conosce cosa è una fede e una religione. Se si hanno concetti erronei sulla fede, si avranno di conseguenza anche principi erronei e falsi sulla custodia, protezione, difesa che una religione e una fede possono prendere per conservare intatta la loro purezza. Tutto dipende dai principi, se sono veri o falsi.
Prima di ogni cosa, va detto che l’appartenenza ad una religione, è scelta libera della persona. Nessuno potrà mai obbligare un altro ad una fede o ad una religione. Poiché è scelta libera – il Vangelo ricorda che sempre Gesù parte da questa verità: chi vuole venire, se vuoi essere, se vuoi il regno dei cieli, se vuoi trovare misericordia, se vuoi essere… ogni altra cosa – come liberamente si abbraccia la fede o una religione, così liberamente la si può lasciare. Come non si può imporre per entrare così non si può obbligare a rimanere. La coscienza è legge.
La fede, la religione possono allora escludere dal proprio seno? La risposta non la dona la religione in sé, ancora una volta la dona la volontà dell’uomo. Se un uomo trova che una religione gli dona più completezza, più verità, più dignità, più santità, lui ha la facoltà di poterla abbracciare, deve però sapere che non può rimanere nell’altra. Le due cose non si confanno. Non si possono percorre più vie insieme. Lui è obbligato a lasciare ciò che è stato a motivo del nuovo che ha abbracciato. È un suo dovere. Anzi è un suo obbligo morale lasciare. Dovrà però assumersi ogni responsabilità dinanzi a Dio e alla storia, nel tempo e nell’eternità.
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane» (Gv 9,18-41).
Gesù non solo si lasciò espellere dalla Sinagoga, da essa si lasciò anche crocifiggere, perché ha testimoniato la sua verità e cioè il suo essere da Dio, anzi il suo essere Dio e Figlio di Dio. Non sono i Giudei e le loro decisioni che devono essere prese in considerazione. Una religione, una istituzione può e deve difendere la sua identità. Sono i genitori del cieco nato che ancora sono deboli, paurosi, timorosi dei Giudei. Dinanzi alla verità storica non si può tacere, avere paura, non testimoniare. Si deve dire ciò che si è visto, udito, sperimentato. Ognuno deve sapersi assumere tutte le conseguenze della sua fede. Se tu credi che Gesù è il profeta del Dio vivente, devi avere il coraggio di seguirlo anche a prezzo della tua vita. Una cosa che mai si deve fare, quando si esce, è di parlare male, attribuendo una qualche responsabilità o colpa alla religione che si lascia. Si lascia non perché il vecchio ha fatto qualcosa di male, ma perché è il nuovo che obbliga la scelta. L’onestà è necessaria. Si esce perché la luce è più potente.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a cercare sempre Cristo Gesù.