Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina

Ogni segno che l’uomo compie, dal più semplice al più complesso, deve manifestare la verità del suo essere e della sua missione. La verità della persona è verità del segno. Ma anche la falsità del segno è falsità della persona. Un uomo che uccide un altro uomo attesta la falsità della sua natura e della sua missione. Natura e missione di vita vengono da lui trasformate in natura e missione di morte. Così natura e missione di luce, verità, giustizia, sacrificio, olocausto di amore e per amore vengono trasformate in natura e missione di tenebra, ingiustizia, disonestà, furto, concupiscenza, adulterio, falsa testimonianza, inganno, menzogna.

Verità che sempre dovrà essere considerata quando si pone il segno è l’ipocrisia. Quando questa malattia regna nel cuore di un uomo, i segni da lui attuati sono falsi, perché carenti della più pura verità. Essendo l’uomo falso nel cuore, nella mente, nel corpo, i segni da lui posti, anche se apparentemente buoni, sono falsi in sé, perché provengono da un cuore falso, da una mente alterata, da un corpo non puro e non santo. L’ipocrisia è inganno perpetrato ai danni dell’intera umanità. Si dicono parole, si compiono opere finalizzate a nascondere la falsità che muove mente e cuore di chi le pone in essere. L’ipocrisia è la vera peste che divora l’umanità.

L’ipocrita vive di apparenza buona, ma di realtà cattiva. L’apparenza buona serve solo a nascondere la natura marcia, corrotta, putrefatta moralmente che lo anima dentro. Per questo è detta ipocrisia, cioè maschera stupenda all’esterno che nasconde sotto ogni genere di putridume e di iniquità. Si proferiscono parole di pace mentre si pensa come distruggere gli altri. Ci si mostra cordiali e accoglienti, mentre si versa il veleno nel bicchiere che deve uccidere colui che viene accolto. L’ipocrisia è malattia che non risparmia nessuno. Quando essa afferra un cuore, lo conduce dritto alla perdizione eterna. Non esiste veleno più letale dell’ipocrisia.

Gesù invece compie ogni segno secondo la verità della sua natura e della sua missione. Questo significa che il segno, per essere vero, deve partire dalla conoscenza della nostra natura e missione. Se confondiamo la natura, il segno è giù falso. Tra natura di cane e natura di uomo vi è un abisso divino ed eterno che ci separa. Urge distinguere i segni che vanno fatti ai cani e i segni riservati alle persone. Il cane è un cane. Un uomo è un uomo. Porta in sé l’immagine di Dio e poi è sempre carne e osso dalla mia carne e dalle mie ossa. È parte di me. Un cane mai potrà essere parte di me. È di natura diversa. Questa distinzione va fatta.

Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!». Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina.

I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte. Intanto la folla, che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli dava testimonianza. Anche per questo la folla gli era andata incontro, perché aveva udito che egli aveva compiuto questo segno. I farisei allora dissero tra loro: «Vedete che non ottenete nulla? Ecco: il mondo è andato dietro a lui!» (Gv 12,12-19).

Oggi invece non si vuole fare alcuna distinzione e di conseguenza l’uomo compie gesti falsi. Adotta falsamente un cane, lo fa parte della sua natura. Lascia falsamente la sua eredità ad un gatto. Ma anche si sposa con una cagna e si marita con un gatto, dormendo nello stesso letto. Sono segni falsi, di amore falso, deviato. Sono il frutto di una nostra natura vissuta falsamente perché privata della sua verità eterna. Potremmo continuare l’elenco delle falsità dell’uomo sino all’infinito. Ma oggi tutte le parole e tutti i segni dell’uomo sono il frutto della sua natura portata nella falsità e nella menzogna. Urge ricondurre la natura nella sua verità di origine.

Ma anche la missione è facilmente modificata, cambiata, alterata, trasformata. Ognuno pensa di poter fare ciò che vuole. Una missione trasformata in un’altra missione produce danni incalcolabili alla società. Un bravo medico, non perché bravo medico, sarà anche un bravo politico, bravo amministratore. La superbia, l’arroganza, la demenza, la stoltezza gli fanno cambiare missione ed è il disastro. Questo vale anche per il presbitero. Anche lui ha una missione che non gli viene dagli uomini, né dalle urgenze e necessità del momento, ma direttamente dal cuore di Cristo Gesù. Se lui cambia missione è il disastro spirituale.

Gesù viene come re di pace. Questa la sua natura e questa la sua missione. In Gerusalemme vi entra compiendo un segno vero, puro, cavalcando un animale di pace e non di guerra, di amore e non di odio, di umiltà e non di esaltazione, di servizio e non di potenza. Quando anche noi impareremo a compiere segni veri, solo allora daremo vera salvezza al mondo intero.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri nella natura e nella missione.