PERDONA, SIGNORE, AL TUO POPOLO

MERCOLEDÌ DELLE CENERI 26 FEBBRAIO (Gl 2,12-18)

Quando uno cade nel peccato, chi deve pregare per esso è il profeta del Dio vivente. Questa verità è rivelata nella Scrittura Santa ad Abimèlec “Ora restituisci la donna di quest’uomo, perché è un profeta: pregherà per te e tu vivrai. Abramo pregò Dio e Dio guarì Abimèlec” (Cfr. Gen 20,1-18). La preghiera di intercessione per il perdono dei peccati del popolo e anche del singolo è ministero proprio del sacerdote: “L’esperienza della morte colpì anche i giusti e nel deserto ci fu il massacro di una moltitudine, ma l’ira non durò a lungo, perché un uomo irreprensibile si affrettò a difenderli, avendo portato le armi del suo ministero, la preghiera e l’incenso espiatorio; si oppose alla collera e mise fine alla sciagura, mostrando di essere il tuo servitore. Egli vinse la collera divina non con la forza del corpo né con la potenza delle armi, ma con la parola placò colui che castigava, ricordando i giuramenti e le alleanze dei padri. Quando ormai i morti erano caduti a mucchi gli uni sugli altri, egli, ergendosi là in mezzo, arrestò l’ira e le tagliò la strada che conduceva verso i viventi. Sulla sua veste lunga fino ai piedi portava tutto il mondo, le glorie dei padri scolpite su quattro file di pietre preziose e la tua maestà sopra il diadema della sua testa. Di fronte a queste insegne lo sterminatore indietreggiò, ebbe paura, perché bastava questa sola prova dell’ira divina” (Sap 18,20-25). È il sacerdote che deve intercedere presso Dio affinché perdoni il peccato del suo popolo. Ma è anche lui che deve educare il popolo insegnando ad esso la Legge del suo Dio, affinché si astenga da ogni disobbedienza e trasgressione.

Così dice il Signore: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male». Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio. Suonate il corno in Sion, proclamate un solenne digiuno, convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti». Perché si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov’è il loro Dio?». Il Signore si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione del suo popolo.

Mosè è stato grande profeta del Signore. Nel momento della costruzione del vitello d’oro e del grande peccato dell’idolatria è stato lui a intercedere: “Allora il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”». Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione». Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: “Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra”? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”». Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo” (Es 32,7-14). Il mistero del sacerdote è altissimo. Lui deve insegnare la Legge secondo verità. Deve formare ogni coscienza alla più alta obbedienza. Quando vede il popolo in peccato, subito deve prendere le armi della preghiera, proprie del suo ministero, e invocare perdono. Dalla fedeltà al suo ministero nasce un popolo fedele e riconciliato. Questa verità mai va dimenticata. È il sacerdote il grande mediatore del perdono.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il sacerdote viva con retta fede il suo mandato.