ACCOGLIETE CON DOCILITÀ LA PAROLA
MERCOLEDÌ 19 FEBBRAIO (Gc 1,19-27)
Il popolo dei figli d’Israele è nel disastro spirituale, morale, sociale. Prega il Signore perché lo prenda e gli dia forma così come il vasaio prende l’argilla e le dona forma: “Non forzarti all’insensibilità, perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Perché gli empi hanno calpestato il tuo santuario, i nostri avversari hanno profanato il tuo luogo santo? Siamo diventati da tempo gente su cui non comandi più, su cui il tuo nome non è stato mai invocato. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti, come il fuoco incendia le stoppie e fa bollire l’acqua, perché si conosca il tuo nome fra i tuoi nemici, e le genti tremino davanti a te. Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani” (Is 63,15-64,7). Vi è però una differenza sostanziale tra l’argilla e il popolo, tra Dio e il vasaio. L’argilla, materia inerte, è malleabile, è docile per natura. Il popolo invece sarà malleabile, sarà docile per volontà. Se dona la sua volontà a Dio, Dio lo potrà formare, plasmare. Se non dona la volontà, il Signore nulla potrà fare per esso. La volontà non si dona una sola volta, ma momento per momento.
Lo sapete, fratelli miei carissimi: ognuno sia pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira. Infatti l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. Perciò liberatevi da ogni impurità e da ogni eccesso di malizia, accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. Se qualcuno ritiene di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.
L’Apostolo Giacomo chiede invece ai discepoli di Gesù di lasciarsi modellare con docilità dalla Parola. Come ci si lascia modellare? Prendendo ogni Parola di Gesù perché sia essa a dare forma al nostro cuore, alla nostra mente, ai nostri desideri, alla nostra volontà, al nostro spirito, alla nostra anima. Un cristiano è modellato dalla Parola quando acquisisce la forma interna ed esterna, visibile e invisibile, del povero in spirito, del mite, del misericordioso, del puro di cuore, dell’affamato e dell’assetato di giustizia, del sofferente per il Vangelo, del perseguitato per il nome di Gesù Signore. Se questa forma non visibile è segno che la Parola non è stata accolta con docilità. Si è refrattari ad essa. Non le si permette di donarci la sua forma cristica. Gesù Signore si è così tanto modellato sulla Parola del Padre da poter lui dire “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Anche San Paolo si era così modellato su Cristo Signore, da poter anche lui dire: “Non sono più io che vivo, vive in me veramente Cristo”. E ancora: “Porto nella mia carne le stigmate di Cristo Signore”. La docilità non deve essere di un solo giorno o un atto di entusiasmo momentaneo. Essa deve divenire lo stile del discepolo di Gesù. Ogni giorno deve essere creta fresca nella mani della Parola.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci perennemente docili nelle mani dello Spirito Santo.