La parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno

La Chiesa, specie in tutti i ministri della Parola: Papa, Vescovi, Sacerdoti, è obbligata – se non lo fa si rende responsabile di tutti i peccati commessi dall’uomo a causa della sua omissione – indipendentemente che creda o non creda, a riferire all’umanità intera tutta la Parola che Cristo Gesù le ha consegnato, nello Spirito Santo. Un Papa, un Vescovo, un Sacerdote, può anche non credere nel Vangelo, non può però esimersi, rifiutarsi, tirarsi indietro nello svolgimento bene ordinato del ministero della Parola. Il grido di Paolo deve essere il grido dell’intera Chiesa: “Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo, è per me non dovere: guai a me non predicassi il Vangelo!”. Guai a me se il Signore mi trovasse omissivo in questo ministero. Ogni persona nella Chiesa si carica di questo “guai” nel momento in cui chiede di essere ministro della Parola. Hai chiesto, hai accettato, hai voluto rivestirti di questo ministero? Sei responsabile in eterno.

Sempre riguardo al Vangelo San Paolo diceva: “Io infatti non mi vergogno del Vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco”. Nella stessa Lettera aggiungeva: “A motivo della grazia che mi è stata data da Dio per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti, adempiendo il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo. Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle cose che riguardano Dio. Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti all’obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito. Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all’Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo (Rm 15,17-19). Coscienza evangelica, ecclesiale, missionaria, apostolica, coscienza cristica.

Gesù, nel Vangelo secondo Giovanni, ci rivela che la Parola è l’infallibile giudizio di Dio sul mondo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3,16-21). Un ministro può non credere, ma è sempre obbligato a dire la Parola.

La Chiesa è obbligata a separare, discernere, distinguere: Parola di Dio e parole degli uomini, desideri di Dio e desideri della carne, verità del Padre e menzogne degli uomini: “Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 5,23-30). La Chiesa deve indicare la via della vita sempre.

Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me» (Gv 12,44-50).

Il ministro della Parola è obbligato, pena la sua dannazione eterna, a riferire al mondo l’esatta Parola del suo Maestro e Signore. Che personalmente creda o non creda, non ha alcuna importanza. Se non riferisce la Parola di Gesù si espone alla perdizione. Il peccato del mondo è tutto sulla sua testa e lo condannerà per sempre. Guai a me se non predicassi il Vangelo!.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci predicatori del vero Vangelo.