ECCO, OBBEDIRE È MEGLIO DEL SACRIFICIO
LUNEDÌ 20 GENNAIO (1Sam 15,16-23)
Le parole con le quali Samuele si rivolge a Saul, re disobbediente al comando del profeta dell’Altissimo, sono l’essenza, la verità, la luce, la giustizia della vera fede: «Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti. Sì, peccato di divinazione è la ribellione, e colpa e terafìm l’ostinazione. Poiché hai rigettato la parola del Signore, egli ti ha rigettato come re». Tutti i profeti sono questo grido. Essi hanno sempre denunziato la vanità del culto senza l’obbedienza alla Legge. Anzi hanno sempre proclamato che il vero culto è uno solo l’obbedienza alla Legge dell’Alleanza: «Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero? – dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me, chi richiede a voi questo: che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio, i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità. Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova». «Su, venite e discutiamo – dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato»” (Is 1,11-20). Quando il Signore non viene riconosciuto come vero Dio, cui è data ogni obbedienza, sempre Lui viene per ricordare qual è la sua verità. Senza obbedienza alla Legge, alla Parola, ai Comandamenti, non c’è relazione di vera vita. Si rimane nella morte. Se si è nella morte e si passa nell’eternità, la morte sarà eterna.
In quei giorni, Samuele disse a Saul: «Lascia che ti annunci ciò che il Signore mi ha detto questa notte». E Saul gli disse: «Parla!». Samuele continuò: «Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Il Signore non ti ha forse unto re d’Israele? Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: “Va’, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti”. Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?». Saul insisté con Samuele: «Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag, re di Amalèk, e ho sterminato gli Amaleciti. Il popolo poi ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso, primizie di ciò che è votato allo sterminio, per sacrificare al Signore, tuo Dio, a Gàlgala». Samuele esclamò: «Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti. Sì, peccato di divinazione è la ribellione, e colpa e terafìm l’ostinazione. Poiché hai rigettato la parola del Signore, egli ti ha rigettato come re».
Saul non ha voluto sottomettersi al suo Signore che gli parlava per mezzo del suo profeta. Poiché il Signore non può governare il suo popolo per mezzo di Lui, si ritira e lo lascia solo. Senza l’assistenza del Signore, si è preda dello spirito del male. Con Saul la possessione dello spirito del male in ogni suo pensiero era evidente. Ha consumato la sua vita ad inseguire Davide cercando la sua morte. È finito suicida sul monte Gelboe. È passato anche attraverso l’evocazione dei morti, volendo conoscere la volontà di Dio sul suo futuro. Saul è il re che rivela quanto è triste la vita di chi si sottrae all’obbedienza al suo Dio. È una vita consumata da pensieri vani, inutili, stolti, insipienti che tolgono ogni pace. È una vita tutta finalizzata ad inseguire il vento e infine la stessa morte. Quando Dio si ritira da un uomo, perché l’uomo si è ritirato da Dio, è veramente la fine. Dinanzi a quest’uomo vi è solo insipienza e stoltezza che aprono la strada sempre verso una morte più universale. Saul in questo è modello perfetto.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano e Cristo siano una cosa sola, sempre.