Ma quella notte non presero nulla

Nessuna decisione umana di costruire il regno di Dio, costruisce il regno di Dio. Il regno di Dio si costruisce solo sulla Parola di Gesù, non però sulla Parola del Vangelo. La Parola del Vangelo serve per costruire la nostra santità. Esso si costruisce sulla Parola che di volta in volta lo Spirito Santo ci dona. Chi legge gli Atti degli Apostoli noterà che la Chiesa delle origini costruiva il Regno di Dio non sul Vangelo – ancora neanche esisteva – ma su una Parola attuale dello Spirito che veniva data di volta in volta agli Apostoli e a tutti gli altri discepoli di Gesù. Si vuole semplicemente dire che la costruzione del regno di Dio non è lo sviluppo di una espressione algebrica. Ci sono delle regole prestabilite, predefinite, si applicano e come di incanto si produce un bel regno di Dio. Ogni regola prestabilita non vale neanche per chi la prestabilisce. Guai a lui ad applicarla. Mai prenderà un solo pesce nella rete del regno.

Il discepolo di Gesù per questa ragione teologica essenziale, dovrà essere una cosa sola con lo Spirito del Signore. È Lui la sola regola pastorale. Non è però una regola pastorale fissata, predeterminata, prestabilita, predefinita. Lui è la regola pastorale sempre viva, sempre attuale, sempre di oggi, mai di ieri. Altra verità dello Spirito Santo vuole che Lui sia regola pastorale personale. Ogni persona che cammina in perfetta comunione con Lui, da Lui è mosso secondo tempi, momenti, circostanze, persone, avvenimenti. Anche questa modalità ci rivelano gli Atti degli Apostoli. Pietro non vive la regola pastorale di Paolo. Paolo non vive quella di Barnaba. Barnaba non vive quella di Filippo. Filippo non vive quella di Giacomo. Tutti sono mossi e guidati dallo Spirito Santo. Ognuno per vie personalissime, uniche, speciali.

Altra verità che il brano evangelico ci rivela vuole ed esige che sempre gli Apostoli e ogni altro discepolo abbia sempre il conforto, l’aiuto, il sostegno di Gesù Signore. Se Cristo non è con il discepolo, anche se vi è lo Spirito Santo, facilmente lui si smarrirà, si confonderà, si perderà. Cristo e lo Spirito devono essere per il missionario come i suoi piedi, le sue mani, i suoi orecchi, i suoi occhi. Su ogni cosa deve dominare la volontà del Padre, perché è sempre Lui l’Autore della vita, della salvezza, della redenzione. Tutto deve avvenire secondo la sua eterna volontà, il suo eterno disegno di salvezza in favore dell’uomo. La missione cristiana deve essere perenne opera della Beata Trinità nel discepolo di Gesù. Il discepolo deve portare l’amore del Padre, la grazia di Cristo, la comunione dello Spirito Santo. Oggi la Trinità deve agire ed oggi la si deve ascoltare. È questo il motivo per cui la missione mai potrà essere predefinita.

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti (Gv 21,1-14).

Pietro e gli altri vanno a pescare. Sentono una mozione interiore dello Spirito. Manca però Gesù, essenza, forma e sostanza della missione. Non prendono nulla. Tornano a riva con le reti vuote. Viene Gesù porta la sua grazia e l’amore del Padre. Gli Apostoli si lasciano comandare da Cristo, da Lui si lasciano servire. Nasce la vera missione. Essi sono vero corpo missionario. Questa unità con lo Spirito, Cristo e il Padre deve essere viva, sempre chiesta, implorata. È il discepolo di Gesù che deve porsi in umiltà, lasciandosi muovere dallo Spirito, accompagnare da Cristo, governare dal Padre. Questa modalità, che è anche essenza trinitaria, mai dovrà essere ignorata, mai la si dovrà presumere come presente. È il discepolo di Gesù che sempre la deve desiderare, bramare, domandare, senza alcuna interruzione. Tutto in lui dovrà essere fatto nel nome del Padre, nella sua verità, nella sua Parola, nella sua obbedienza. Tutto nel nome del Figlio, sulla sua croce, dalla sua croce, con la sua grazia. Tutto nel nome dello Spirito Santo: con la sua comunione, la sua mozione, la sua potente ispirazione, la sua attualità.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate che operiamo nel nome della Trinità.