Grandi folle cominciarono a seguirlo

Gesù ha appena iniziato la sua missione di luce sulla nostra terra e l’umanità si mette in movimento. Esce dalla sua staticità. Se poniamo bene attenzione, noteremo che quella degli scribi, dei farisei, dei capi dei sacerdoti era una religione fossile, fondata su un pensiero umano disruttore del pensiero di Dio. Da un fossile, un rudere, un albero secco, non si può raccogliere alcun frutto di vita. Non vi è qualcosa che si possa trasformare in nostra vita. Mentre la religione di Dio, quella vera, donava vera vita ad ogni singola persona. Essa donava pace, benedizione, gioia, prosperità, abbondanza. Con Dio l’uomo sentiva di essere uomo. Con la religione dei farisei neanche con la carità, l’elemosina l’uomo sentiva di essere uomo, perché anche l’amore da essi veniva trasformato in culto di se stessi, in ricerca di gloria personale. Da questa religione triste si sfuggiva, essa non veniva ricercata. Era una religione che uccideva l’uomo.

Viene Gesù e dona alla religione la sua vera essenza. La religione è vita di Dio che viene comunicata all’uomo. È volontà dell’uomo che si lascia ricolmare della vita di Dio. Gesù dona la vita del Padre. L’uomo cerca, desidera, brama ricevere questa vita. La sequela delle folle, o meglio il correre verso Cristo Gesù da parte delle folle che sono di ogni popolo e nazione, rivela una verità nascosta nel cuore dell’uomo, ma in esso sempre presente. Se è vero che molti non cercano Dio, è anche vero che moltissimi sentono nel cuore questo desiderio di vita eterna, vita divina e lo inseguono, corrono per trovarlo, chiedono per sapere dove si trova. Lo vogliono raggiungere. Gesù dona ed essi ricevono. Gesù offre ed essi accolgono il dono. Gesù porta nei loro cuore la speranza vera ed essi da Gesù si lasciano ricolmare spirito e anima. Se si dona vita, vi è sempre qualcuno che la desidera e la prende. Ha bisogno di essa.

È obbligo di colui che dona la vita di Dio formare, educare, illuminare, istruire, condurre piano piano alla verità. Perché l’altro venga, è obbligatorio che si dia qualcosa. Poiché l’uomo ha bisogno di molte cose, qualcosa la si deve pur dare ed è giusto che si dia anche qualcosa di visibile, tangibile, non solo per l’anima, ma anche per il corpo. Gesù non solo illuminava lo spirito, non solo creava in esso la vera speranza, compiva anche miracoli, sanava, guariva, dava la vista, l’udito. A qualche morto ha dato anche la vita del suo corpo. Il dono non è solo invisibile, è anche visibile. La visibilità del dono è necessaria alla vera fede in Cristo Gesù. L’uomo visibilmente deve vedere l’amore di Dio, la sua grazia, la sua misericordia, la sua verità. Mai visibile e invisibile dovranno essere disgiunti, separati. Mai di essi si dovranno fare due cose. Esse sono una cosa sola, perché Dio è uno e l’uomo è anche uno.

Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano (Mt 4,23-25).

Neanche Gesù separa visibile e invisibile, spirituale e materiale. Lui cammina. Le folle lo cercano e lo seguono. Lui parla ai cuori, li illumina con la potente luce della verità del Padre. Questa potente luce fa sì che la sua religione non sia un fossile, ma dono attuale di Dio, della sua luce, della sua verità, della sua Parola, la sola che è creatrice di una speranza nuova. Con la luce Gesù illumina l’uomo e gli fa conoscere qual è la sua verità. Gli rivela la falsità nella quale lui sta camminando. Lo aiuta perché possa cambiare strada e via. Gli indica il vero sentiero della vita eterna. Con Gesù l’uomo non vede la religione come un dovere da assolvere, ma come un dono di vita da accogliere. Non vede la verità come uno scafandro da indossare, privandosi della sua libertà, ma come ali di cui rivestirsi per librarsi nei cieli infiniti ed eterni.

Con Gesù l’uomo non vede più neanche il suo corpo come un peso. Lo vede come uno strumento di salvezza. Gesù prima lo aiuta a scendere dalla sua sofferenza, compiendo per lui qualche miracolo. Poi gli insegna come si porta la malattia, la sofferenza, il dolore. Fa tutto questo non con parole vuote, ma portando ogni giorno Lui stesso ogni sofferenza e incamminandosi con ferma volontà verso la Croce. Anche la Croce è purissima verità dell’uomo. Insegnare a portare la Croce, mostrando come concretamente si porta anche questa è missione di Cristo Gesù. Il Padre non ha mandato Gesù per liberare l’uomo dalle molteplici croci quotidiane, lo ha inviato invece perché insegnasse, portandola, come la Croce si vive, lasciandosi inchiodare su di essa per amore e vivendola con amore. Ecco allora la novità del dono di Gesù: la croce. Lui viene seguito per imparare, apprendere come si ama la Croce. Si esce da ogni schema e canone di religione umana. Si entra in uno schema e in canone di religione divina. Nessun uomo è seguito perché dona la Croce e insegna come portarla, viverla. Solo di Cristo è questo dono. E Cristo lo si segue solo per questo: perché ci dia la vera croce dell’obbedienza a Dio e perché ci mostri come essa va abbracciata, portata, vissuta.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci a portare la vera Croce.