Non date le cose sante ai cani

Cose sante per Cristo Gesù sono i suoi sacramenti, la sua grazia, il suo Vangelo, la sua Croce, la sua Risurrezione, la Madre sua, la sua Chiesa. Cose sante sono il Padre e lo Spirito e tutto il suo Paradiso. Il comando di Gesù è fortemente restrittivo: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”. Gesù denuncia il doppio male che nasce da un uso stolto della sua santità. C’è il disprezzo e il sacrilegio della cosa santa data a cani e porci. Ma c’è anche la possibilità che il datore possa essere sbranato. È un doppio male da evitare in qualsiasi modo. Cosa santa è anche la persona del missionario da lui inviata nel mondo per dare la parola e il regno assieme ai frutti di salvezza che testimoniano che il regno di Dio è in mezzo agli uomini.

Nell’invio dei suoi missionari per il mondo, Gesù stesso pone alcuni divieti nel dare le cose sante. Nella prima missione, il suo inviato deve rimane nella città e nella casa in cui è accolto. Se la casa o la città non lo accolgono, lo rifiutano, lui deve lasciare la città e la casa, scuotendo la polvere dai suoi piedi a testimonianza per loro. Il missionario è cosa santa e non è giusto che si esponga al martirio o alla persecuzione. La sua vita è preziosa per la salvezza. Lui deve alzarsi, lasciare la città, recarsi altrove a portare la sua persona santa e i santi doni legati alla sua santa persona. Nella missione conferita agli Apostoli dopo la risurrezione, il dono della Parola è per tutti. Il Battesimo è solo per quanti credono nella Parola annunziata. Se non c’è fede nella Parola, mai si potrà donare il Battesimo. Lo si espone alla non fruttificazione.

La Chiesa prima di dare il perdono dei peccati, chiede al penitente l’osservanza di cinque regole fondamentali, essenziali: “Esame di coscienza per conosce ogni sua trasgressione della Legge del Signore, dolore dei peccati, o dolore per aver offeso il Dio che è Creatore e Padre con la propria disobbedienza, il proponimento di non peccare più, l’accusa dei peccati, l’impegno a soddisfare, facendo penitenza perché il corpo sia sottomesso allo spirito e lo spirito all’anima e l’anima sempre a Dio secondo la sua Legge santa, il suo Vangelo”. Anche prima di ricevere il sacramento dell’Eucaristia la Chiesa chiede che siano osservate delle condizioni ben precise: “Essere in grazia di Dio, sapere e pensare cosa si sta facendo, chi si sta ricevendo, il Signore della vita, il Crocifisso che è il Risorto, il nostro Redentore e Salvatore, perché diventi nostra vita e noi diventiamo sua vita. Infine avere anche un corpo puro, mondo prima di accostarci a ricevere il Re dei re e il Signore dei signore”. Di certo non si ha rispetto per Gesù se andiamo incontro a Lui con gomme da masticare, con la sigaretta in bocca, con abbigliamento poco decente al grande incontro. Urge che si faccia differenza tra la spiaggia e la Chiesa, tra la piazza e la Chiesa, tra un Bar e la Chiesa, tra qualsiasi altro luogo e la Chiesa. Anche il corpo, nella sua visibilità, deve essere degno di ricevere Gesù Signore.

Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti (Mt 8,6-12).

San Pietro perché uno potesse accedere al “Diaconato” chiedeva queste caratteristiche: “Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico” (At 6,2). Paolo dona le regole perché un figlio della Chiesa possa essere Vescovo o diacono: “Questa parola è degna di fede: se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall’orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio. Allo stesso modo i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell’uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio” (1Tm 3,1-10). Queste regole sono di essenza, non di pura formalità e di conseguenza mai potranno essere abrogate. Abrogarle equivale a rendere il sacramento infruttuoso. Potrà mai la grazia di Dio, che è la vita, convivere con la morte, che è il peccato? L’Eucarestia può essere data solo a chi è nelle condizione di ricevere il perdono dei peccati. Il problema va necessariamente sposta dall’Eucaristia al Sacramento della Penitenza.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci degni del perdono del Signore.