Signore, se vuoi, puoi purificarmi

L’Antica Teologia, l’Antica Ascesi, l’Antica Spiritualità Cattolica, presentavano il peccato come vera lebbra dell’anima, dello spirito, della mente, del cuore, con effetti nocivi, spesso anche letali, sul corpo. Si veniva avvisati della sua gravità e pericolosità, si era invitati a confessare non appena possibile tutti i peccati, anche veniali, perché vere macchie che avrebbero potuto portare alla lebbra del peccato mortale e infine seguiva un bel “fervorino”, perché si rimanesse sempre in grazia di Dio, nella fedele obbedienza ai Comandamenti e alla Legge del Signore. Altri tempi naturalmente! Altra sensibilità teologica, religiosa e spirituale! Altro modo di relazionarci con la trasgressione della legge Santa di Dio. Che il peccato sia vera lebbra dello spirito e dell’anima, ce lo insegna lo stesso nostro Dio. Quando Maria ed Aronne peccarono di invidia e di gelosia contro Mosè, il Signore punì Maria con la lebbra, per significare la pericolosità per la comunità di un solo peccato, anche non necessariamente mortale, ma di lieve entità, quale la mormorazione, un atto di gelosia e di invidia, una parola stolta e insipiente.

Maria e Aronne parlarono contro Mosè, a causa della donna etiope che aveva preso. Infatti aveva sposato una donna etiope. Dissero: «Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?». Il Signore udì. Ora Mosè era un uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra. Il Signore disse a un tratto a Mosè, ad Aronne e a Maria: «Uscite tutti e tre verso la tenda del convegno». Uscirono tutti e tre. Il Signore scese in una colonna di nube, si fermò all’ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. Il Signore disse: «Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi, ed egli contempla l’immagine del Signore. Perché non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?». L’ira del Signore si accese contro di loro ed egli se ne andò. La nube si ritirò di sopra alla tenda ed ecco: Maria era lebbrosa, bianca come la neve. Aronne si volse verso Maria ed ecco: era lebbrosa. Aronne disse a Mosè: «Ti prego, mio signore, non addossarci il peccato che abbiamo stoltamente commesso! Ella non sia come il bambino nato morto, la cui carne è già mezza consumata quando esce dal seno della madre». Mosè gridò al Signore dicendo: «Dio, ti prego, guariscila!». Il Signore disse a Mosè: «Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe lei vergogna per sette giorni? Stia dunque isolata fuori dell’accampamento sette giorni; poi vi sarà riammessa». Maria dunque rimase isolata, fuori dell’accampamento, sette giorni; il popolo non riprese il cammino, finché Maria non fu riammessa (Num 12,1-15).

Sappiamo anche che per un solo atto di non fede, Mosè non entrò nella Terra Promessa. Per parole insipienti e di non obbedienza nella Parola del Signore il popolo rimase ben quarant’anni nel deserto. Per parole di scoraggiamento, la terra si aprì e l’inferno inghiottì da vivi quanti si opponevano a Mosè e scoraggiavano il popolo. Ora i Comandamenti neanche più esistono. Ognuno si prende la licenza di trasgredirli. È come se avessero perso significato, valore, consistenza. Se però diamo uno sguardo alla nostra esistenza così come essa è condotta nel quotidiano, ci accogliamo che viviamo in una lebbra di immoralità, malvagità, cattiveria, inciviltà, disumanità. Abitiamo in un mondo nel quale la lebbra del peccato ha inquinato la terra, il mare, il cielo, la carne, lo spirito, l’anima dell’uomo, lo stesso Cristo Gesù, mentre prima dal lebbroso veniva cercato per essere da Lui guarito, ora lo si vuole togliere dalla nostra vista, perché neanche più vogliono pensarci lebbrosi. Siamo lebbrosi. Vogliamo rimanere lebbrosi. Operiamo perché ogni altro divenga lebbroso e così nessuna distinzione sarà fatta tra chi è lebbroso e chi ancora crede che il peccato sia vera lebbra e si impegna, con la grazia e la verità di Gesù Signore, di toglierlo dalla sua anima, dal suo spirito, dal suo corpo, dal mondo nel quale vive.

Scese dal monte e molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro» (Mt 8,1-4).

Se noi tutti, oggi, avessimo l’umiltà di questo lebbroso, e ci accostassimo a Cristo Signore per chiedere con preghiera accorata di liberarci dalla lebbra del nostro peccato, lui ci purificherebbe e allora tutti i nostri falsi problemi scomparirebbero all’istante. Poiché noi non vogliamo essere guariti da Lui, preferiamo rimanere nelle nostre tenebre, obblighiamo Lui a divenire lebbroso come a noi, anziché obbligare noi ad essere santi come Lui. È tristissima questa realtà, ma è la realtà dei nostri giorni. Chi è impastato di lebbra di peccato è “normale”, chi cerca di conservarsi sano, senza peccato, è un “anomale, un fuori tempi, fuori luogo, fuori umanità”. Perché sia il peccato legiferato “come normalità”, si vuole cambiare anche la fede della Chiesa.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberati i cristiani da tanta stoltezza.