Di’ soltanto una parola e il mio servo sar

Riflettiamo. Un centurione, un uomo la cui parola è un comando, un ordine! Un centurione, un uomo dalla cui parola tutta la storia potrebbe venire modificata, perché ad essa deve prestarsi ogni immediata, subitanea obbedienza! Quest’uomo viene da Gesù e gli manifesta qual è la sua condizione storica. Lui ha un servo, in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente. Non chiede la guarigione. Manifesta la condizione del servo. Ogni altra cosa è Gesù che dovrà stabilirla, deciderla. A lui il compito di manifestare “lo scenario storico”. A Cristo il compito di studiare “lo scenario storico” e decidere cosa fare e come farlo. Il centurione si guarda bene dal dare consigli a Gesù su come intervenire concretamente. Non è suo compito. Il compito di un subalterno è di manifestare la storia così come essa si sta vivendo o evolvendo. A chi è sopra la responsabilità di prendere le giuste decisioni secondo le modalità che gli appartengono.

Questa procedura va sempre osservata. Chi è subalterno manifesta la storia nel suo farsi e nel suo evolversi. Chi è sopra è obbligato a prendere ogni decisione per portare la storia nella verità. Poiché nella Chiesa la verità non è della Chiesa e neanche le modalità sono della Chiesa, essa è obbligata, essendo anch’essa subalterna, a manifestare la storia a chi è sopra di essa e sopra di essa vi è lo Spirito Santo, Cristo Signore, il Padre celeste. Chi è capo nella Chiesa, sia Chiesa Universale, che Chiesa Particolare, è obbligato ad ascoltare sia la verità dello Spirito Santo, sia le sue modalità. Ora è modalità dello Spirito che la Chiesa si ascolti, che la Chiesa ascolti la Chiesa. Nelle grandi decisioni da prendere è obbligo ascoltare lo Spirito Santo che parla per mezzo della Chiesa. Quando la Chiesa non ascolta la Chiesa, si è fuori delle modalità dello Spirito. Forme e vie possono modificare di giorno in giorno, ciò che mai dovrà modificare è la modalità che non è accidente nella presa delle decisioni, ma vera sostanza della verità. Senza le modalità dello Spirito, osservate con scrupolosa obbedienza, si rischia di non decidere secondo lo Spirito, ma secondo se stessi. Non siamo più nella verità della Chiesa. Sappiamo che la Chiesa degli Atti si ascoltò, si parlò, chi poi doveva decidere, decise in nome della Chiesa nello Spirito Santo e lo Spirito Santo decise insieme alla sua Chiesa. Procedura divina che sempre deve precedere ogni decisione pesante per la vita della Chiesa. Dalla procedura osservata, dipende il futuro della stessa Chiesa. Sappiamo che spesso questa procedura non è stata osservata, e la storia ci attesta che i mali sono stati molti.

Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito (Mt 8,5-13).

Il centurione, da buon uomo di governo, attende che Gesù gli indichi la via concreta del suo intervento nella storia. Gesù gliela comunica e lui da vero uomo di comando e di governo, gli suggerisce una via da lui sempre usata e che si è sempre rivelata efficace. Anzi è questa via la sola di cui ci si serve nel governo militare: la parola. Un superiore non si reca in ogni posto. Sciuperebbe del tempo prezioso. A lui basta una parola. Tutti sono obbligati all’obbedienza. La storia viene modificata, trasformata. Gesù è il Superiore che è posto su ogni cosa, anche sulla stessa creazione. È sufficiente che Lui dica una parola e la malattia lascerà il suo servo. Non serve che Lui scenda a guarire il servo. Il suo comando basta. La sua parola è sufficiente, anche perché lui, il centurione, si sente inadeguato a poter ricevere nella sua casa un così alto Superiore. Lui è un piccolo centurione di provincia. Gesù è il Generale supremo di tutta la creazione, dell’universo visibile e invisibile. A Lui la parola basta. Non occorre altro.

Questa parola del centurione è rivolta a Gesù ogni giorno da milioni e milioni di persone. Non solo si chiede a Gesù che guarisca l’anima e lo spirito, lo si riceve anche perché sia vita della nostra anima e del nostro spirito. Perché questo eterno e divino dono non guarisce? Perché noi diciamo la parola, ma non possediamo la fede del centurione. Non crediamo che basti la sola parola di Gesù per dare un nuovo corso alla nostra storia. Non crediamo che la sua venuta reale, vera, sostanziale i noi, nel suo corpo e nel suo sangue, possa cambiare la nostra vita. La nostra scarsa fede produce scarsi frutti. Allora è giusto chiedersi: quanto io credo nella Parola efficace di Gesù? Quanto sono convinto che una sua sola Parola potrà cambiare tutto di me? Senza questa fede, anche l’Eucaristia che ricevo non produce frutti. Manca la mia fede.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di vera fede nell’Eucaristia.

à guarito